Il “vice-papa” non esiste: a differenza di un capo di Stato, il Papa non ha un sostituto ufficiale con pieni poteri, né le norme ecclesiastiche prevedono un meccanismo chiaro per la sua sostituzione temporanea. Cosa succede allora quando un papa non può governare per malattia?
Chi gestisce il Vaticano se il Papa è impossibilitato? Una questione tornata d’attualità in queste ore, con la notizia del ricovero di Bergoglio al Policlinico Gemelli di Roma a causa di un’infezione polimicrobica delle vie respiratorie, e la possibilità, da lui stesso menzionata in passato, di dimettersi in caso di gravi problemi di salute.
Infatti, oltre a essere il Vicario di Dio in Terra, status per forza di cose non replicabile, il Papa è il vescovo di Roma e il capo della Chiesa cattolica, con il compito di guidare non solo spiritualmente ma anche amministrativamente milioni di fedeli nel mondo. Le sue funzioni includono la nomina di vescovi, la guida del Magistero, la gestione della Curia Romana e la rappresentanza della Chiesa nei rapporti internazionali.
CHI GUIDA IL VATICANO SE IL PAPA STA MALE
Nella storia della Chiesa cattolica, la questione di cosa accade quando un Papa non è in grado di governare per malattia è sempre stata delicata e priva di una soluzione definitiva e strutturata. Naturalmente, considerata anche l’età media molto alta dei pontefici, esistono delle soluzioni per non fermare la macchina amministrativa dello Stato Vaticano ogniqualvolta il titolare del soglio pontificio sia indisponibile.
Il Codice di Diritto Canonico stabilisce che il governo della Chiesa è prerogativa esclusiva del Papa finché egli rimane in vita e in carica. Il canone 332 §2 afferma che un Papa può rinunciare al suo ufficio, ma tale rinuncia deve essere fatta liberamente e manifestata in modo chiaro. Questo significa che, se il Pontefice fosse in coma o affetto da una malattia neurodegenerativa avanzata che gli impedisse di esprimere la sua volontà, non ci sarebbe un meccanismo formale per dichiarare vacante la sede papale.
Durante la degenza di Bergoglio, la gestione quotidiana della Chiesa cattolica e dello Stato della Città del Vaticano prosegue dunque attraverso la Curia Romana, che continua a svolgere le sue funzioni amministrative e pastorali, ma senza poter prendere decisioni di primaria importanza che spettano esclusivamente al Papa.
PAPA FRANCESCO NON SI FERMA
Nelle ultime ore, per esempio, Papa Francesco ha inviato un messaggio al preside della Facoltà teologica del Triveneto, don Maurizio Girolami, in occasione del ventesimo anniversario di fondazione della Facoltà Teologica del Triveneto. Ma non solo. Papa Bergoglio, nonostante l’infermità, ad accettare la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Baie-Comeau, in Canada, presentata da monsignor Jean-Pierre Blais e a nominare il nuovo vescovo, padre Pierre Charland, finora ministro provinciale dei Francescani del Canada. Monsignor Blais, 75 anni, è menzionato nell’elenco degli aggressori sessuali depositato nell’ambito della class action contro l’arcidiocesi di Quebec.
IL RUOLO DEL CAMERLENGO
In teoria, il diritto canonico assegna al Camerlengo un ruolo chiave durante la sede vacante, ossia quando il Papa muore o rinuncia. Tuttavia, se il Vescovo di Roma è malato ma ancora in carica, il Camerlengo non ha poteri speciali di governo. Infatti, il suo ruolo principale è certificare ufficialmente la morte del Pontefice e gestire gli affari temporali della Chiesa fino all’elezione di un nuovo papa. Tant’è che né Papa Giovanni Paolo II, che disponeva invece del cardinale Dziwisz, né Benedetto XVI, che poteva contare sul supporto di Gaensweinsz, hanno affidato grosse responsabilità al Camerlengo.