Nel suo pontificato Papa Francesco ha provato a rifondare la Chiesa cattolica che avrebbe voluto “povera per i poveri” e che invece a volte è andata sotto braccio con il potere. Gli scandali, gli scismi e gli allontanamenti eclatanti durante i 12 anni di pontificato di Papa Francesco
“Francesco va, e ripara la mia casa”. Questa esortazione è arrivata a San Francesco, direttamente da Cristo crocifisso. Una restaurazione che non era solo fisica ma anche morale e spirituale.
La stessa missione se l’era intitolata dal 2013 Papa Bergoglio che dal poverello di Assisi aveva preso il nome. E il suo Pontificato, come lui stesso temeva e sospettava, non è stato esente da scandali, intrighi di palazzo (da cui ha provato a tenersi lontano soggiornando a Santa Marta) e dissapori.
IL PERCORSO IN SALITA DEL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO
È stato un percorso iniziato subito in salita. Tra le prime nomine di papa Bergoglio ci furono la lobbista, con esperienze nel gruppo Ernst & Young, Francesca Immacolata Chaouqui, nominata da Papa Bergoglio il 18 luglio 2013, e monsignor Lucio Angel Vallejo Balda. Entrambi avrebbero dovuto lavorare alla Commissione di monitoraggio sui tagli di spesa in Vaticano (Cosea), poi disciolta nel 2014.
I CASI CHAOUQUI E BALDA: IL PARTY PER LA CANONIZZAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II E GIOVANNI XXIII
Francesca Immacolata Chaouqui fece parlare di sé già nell’estate del 2013 quando vennero riproposti alcuni suoi “tweet” in cui esaltava la stagione Vatileaks in cui ironizzava sulle inclinazioni sessuali dell’allora ministro Giulio Tremonti, attribuiva al Cardinale Tarcisio Bertone come “corrotto” e scriveva che papa Ratzinger soffriva di leucemia. La donna ha sempre smentito di essere l’autrice dei tweet. Nel 2014 Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Lucio Angel Vallejo Balda organizzarono un “party” sulla terrazza della Prefettura degli Affari economici in via della Conciliazione per offrire a personalità politiche e del jet set italiano ed estero la possibilità di assistere da una postazione privilegiata alle canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Su quella terrazza mons. Vallejo Balda distribuiva ai presenti la comunione in un bicchiere di cristallo. Un’inchiesta interna stabilì che la festa era stata organizzata da Chaouqui e Vallejo Balda con la richiesta di sottoscrizioni alle personalità presenti. Papa Francesco decise per lo scioglimento del Cosea. Ma non era finita.
VATILEAKS 2 E L’IRA DI PAPA FRANCESCO
Nel 2015 Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Lucio Angel Vallejo Balda furono arrestati e indagati per sottrazione di informazioni sulle spese economiche della Santa Sede e divulgate a due giornalisti, Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, i quali scrissero, rispettivamente, “Via Crucis. Da registrazioni e documenti inediti la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa” e “Avarizia”. Il processo terminò nel 2016 con le condanne per monsignor Lucio Ángel Vallejo Balda e per Francesca Immacolata Chaouqui a 18 e 10 mesi di reclusione, con pena sospesa per Chaouqui. Il 20 dicembre 2016, papa Francesco ha concesso la libertà condizionale a monsignor Lucio Ángel Vallejo Balda.
LA SCOMUNICA PER SCISMA DI CARLO MARIA VIGANÒ
Il caso più eclatante è senz’altro quello dell’arcivescovo scomunicato nel 2024 Carlo Maria Viganò. L’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America ha ricevuto la scomunica, dichiarata latae sententiae, cioè d’ufficio, per scisma, per aver voluto abbandonare la comunione con il Vescovo di Roma e la Chiesa cattolica. “In data 4 luglio 2024 – si legge nel comunicato diffuso dal Dicastero – il Congresso del Dicastero per la Dottrina della Fede si è riunito per concludere il processo penale extragiudiziale ex can. 1720 CIC a carico» di monsignor Carlo Maria Viganò, arcivescovo titolare di Ulpiana, «accusato del delitto riservato di scisma (cann. 751 e 1364 CIC; art. 2 SST)».
«Sono note – continua il comunicato – le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II». «All’esito del processo penale», Viganò «è stato riconosciuto colpevole del delitto riservato di scisma. Il Dicastero ha dichiarato la scomunica latae sententiae ex can. 1364 § 1 CIC. La rimozione della censura in questi casi è riservata alla Sede Apostolica». Nel 2019 Viganò era arrivato a chiedere le dimissioni di Papa Francesco.
DA PADRE GEORG A MONSIGNOR NUNZIO GALANTINO: TUTTI GLI ALLONTANAMENTI DI PAPA FRANCESCO
Papa Bergoglio nel corso del suo pontificato ha allontanato dall’entourage papale personalità molto vicine al precedente pontefice. Come il Cardinale Tarcisio Bertone, allora Segretario di Stato, accusato di essere uno dei responsabili della rinuncia di Benedetto, oppure il teologo e cardinale tedesco Gerhard Müller, scelto da Benedetto XVI, colpevole di aver sottolineato che ruolo del Prefetto per la dottrina della fede era anche quello di garantire l’ortodossia teologica.
Una linea poco affine a quella di Francesco. Ancora più scalpore fece l’allontanamento di monsignor Georg Gaenswein, Prefetto della Casa pontificia prima con Benedetto XVI, poi con Francesco. Francesco lo aveva rimosso perché mons. Georg aveva dato via libera al libro del cardinale conservatore Robert Sarah, critico nei confronti di Bergoglio sul celibato dei religiosi, presentato come scritto a quattro mani col Papa emerito, anche se non lo era.
Nel settembre del 2020, Papa Francesco liquidò il cardinale Giovanni Angelo Becciu, che per sette anni era stato il suo braccio destro come numero due della Segreteria di Stato. Becciu, era stato accusato di irregolarità nella gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Tra le operazioni oggetto dell’inchiesta l’acquisto di un immobile di lusso a Londra, che avrebbe provocato pesanti perdite economiche per il Vaticano, e la distrazione di fondi destinati alla carità per operazioni poco trasparenti.
Becciu è stato il primo porporato processato da un tribunale laico vaticano per peculato e abuso d’ufficio, è stato poi condannato in primo grado nel 2023. La fase di appello è fissata per settembre di quest’anno.
Infine, nel 2023 tocca al monsignore Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, la cassaforte immobiliare del Vaticano, ufficialmente perché aveva compiuto 75 anni: un criterio seguito a intermittenza.