Niente proroga per i fondi del Pnrr, ma la possibilità di spostare i progetti alla politica di Coesione
I granellini di sabbia nella clessidra del Pnrr stanno per finire. Manca un anno e mezzo alla scadenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza e il tempo stringe. E arriva anche il warning dell’Unione europea: se i progetti finanziati non saranno completati entro agosto 2026, il rischio è quello di perdere miliardi di euro. Niente proroga, dunque. Tutti sono stati messi in guardia.
“POSSIBILE SPOSTARE I PROGETTI DEL PNRR ALLA POLITICA DI COESIONE”
Per evitare il peggio, la Commissione europea ha aperto a una soluzione alternativa: spostare alcuni progetti dai fondi del Pnrr alla Politica di Coesione. Un’operazione possibile, ma con un paletto chiaro: nessun doppio finanziamento. Lo ha confermato il vicepresidente italiano della Commissione Ue con delega proprio alla Coesione, Raffaele Fitto, già ministro proprio per il recovery fund.
SCADENZE E TIMING
La Commissione europea, nella revisione intermedia della Politica di Coesione, ha indicato giugno 2025 come termine entro il quale gli Stati membri e le regioni dovranno individuare i progetti Pnrr che rischiano di non essere completati entro la scadenza fissata per agosto 2026. Questi progetti potrebbero essere trasferiti alla Politica di Coesione per garantire un utilizzo efficace delle risorse disponibili. L’obiettivo della revisione è quello di rendere più flessibile la gestione dei fondi europei, adattandoli al nuovo contesto economico, sociale e geopolitico.
Fitto ha evidenziato le differenze tra gli Stati membri nell’attuazione del Pnrr: mentre alcuni Paesi hanno ottenuto oltre due terzi dei finanziamenti previsti, altri sono in forte ritardo, avendo appena presentato la loro prima richiesta di pagamento. “Nel 2025 sarà fondamentale che tutti gli Stati rispettino i loro impegni in vista della scadenza del 2026”, ha dichiarato, sottolineando che il 53% delle risorse totali deve ancora essere erogato. Fitto ha poi ribadito l’importanza di accelerare i processi e di esaminare attentamente l’attuazione dei piani nazionali, suggerendo la possibilità di rimuovere alcune misure dal Pnrr e finanziare i progetti attraverso altri strumenti europei.
LO STATO DI AVANZAMENTO DEL PNRR IN ITALIA, NEI TEMPI O IN RITARDO?
Secondo la sesta relazione sullo stato di avanzamento del Pnrr, depositata in Parlamento, l’Italia ha finora ricevuto 122,2 miliardi di euro, pari al 63% delle risorse totali, ma ne ha spesi solo 64 miliardi (circa il 50% di quanto ottenuto). Il governo sta lavorando per accelerare l’utilizzo dei fondi, grazie anche a una norma introdotta lo scorso agosto che consente di anticipare fino al 90% delle risorse ai soggetti attuatori. La premier Giorgia Meloni ha sottolineato i progressi compiuti, rivendicando il primato italiano nell’attuazione del piano in Europa, sia per numero di obiettivi raggiunti che per risorse ottenute.
Negli ultimi giorni si è anche discusso dell’ipotesi di chiedere un rinvio di un anno della scadenza del Pnrr, per avere più tempo per spendere i fondi disponibili. Il ministro per gli Affari UE, Tommaso Foti, ha però invitato a non diffondere il messaggio che il piano sia fermo o in ritardo, evidenziando i progressi fatti. Dall’opposizione, ovviamente, sono sopraggiunte critiche.