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Perché volano stracci tra Cassese e il duo Boeri-Poretti su Pnrr e giustizia

L’ex giudice costituzionale Sabino Cassese dal Corriere della Sera a Repubblica per rispondere alle accuse dei due economisti sui risultati del Pnrr in materia di giustizia. Pronta la replica di Boeri e Perotti, ecco il botta e risposta

Il costituzionalista ed eminente giurista Sabino Cassese è costretto a scomodarsi e a traslocare momentaneamente dalle pagine del Corriere della Sera, con cui vanta una lunga attività pubblicistica, per firmare un intervento su Repubblica. Nello specifico si tratta di una replica ad alcune accuse che i due economisti Tito Boeri e Roberto Perotti gli avevano rivolto, sempre su Repubblica, in merito ad alcune considerazioni su Pnrr e Giustizia.

Attualmente Cassese continua a guidare il comitato di esperti sui Lep in funzione dell’approvazione dell’Autonomia differenziata, nominato dal ministro leghista Calderoli. Nei giorni scorsi in un’intervista su La Stampa ha promosso la riforma costituzionale targata Meloni con l’invito però “a fare attenzione a non sbandare”.

COSA SOSTIENE CASSESE SUL PNRR IN MATERIA DI GIUSTIZIA

Il tutto nasce da un articolo di Cassese pubblicato il 31 ottobre sul Corriere della Sera, dal titolo ‘I fondi del Pnrr: un’occasione che per ora stiamo sfruttando”.

I motivi della contesa li spiega lo stesso costituzionalista nel suo intervento odierno su Repubblica di cui riportiamo alcuni stralci. “Tito Boeri e Roberto Perotti, nell’articolo intitolato “Pnrr, i veri numeri sulla giustizia” pubblicato su Repubblica il 6 novembre scorso affermano che io avrei calcolato male i risultati raggiunti dal Pnrr in materia di giustizia, sostengono che l’arretrato è diminuito meno dell’1%, che la durata dei processi è diminuita dell’1% e che «bisogna misurare i risultati correttamente». Chiudono criticando i trionfalismi”. (…)

“«La durata dei processi civili – prosegue Cassese – è stata ridotta di quasi il 20% e di quelli penali di quasi il 30%. Per gli arretrati della giustizia può dirsi lo stesso, perché nei tribunali la riduzione è del 20%, nelle Corti di appello di quasi il 34%». Continuavo osservando che «i successi del Piano nazionale di ripresa e di resilienza vanno misurati anche in altro modo», per la lezione di metodo e per il modo in cui si è realizzato il «vincolo esterno», scrivendo, in conclusione, che «non tutto è fatto, vi sono ancora molti “colli di bottiglia” da eliminare e molti problemi aperti»”.

CASSESE: IN BASE AL PNRR I DATI SULL’ARRETRATO IN GIUSTIZIA VANNO RAPPORTATI AL 2019

Il professor Cassese poi invita a consultare il sito del ministero della Giustizia, ‘Monitoraggio del Pnrr’ dove si possono “leggere queste testuali parole: «Le percentuali di riduzione sono calcolate rispetto ai corrispondenti valori del 2019 (cd Baseline)». La “baseline”, cosiddetto arretrato statico, è stata concordata con la Commissione europea. Su questa base è infatti fondata la “Relazione sul monitoraggio statistico degli indicatori Pnrr, primo semestre 2023” preparata il 12 ottobre 2023 dalla Direzione generale di statistica del ministero della Giustizia. Se gli obiettivi sono definiti rispetto a quella data è rispetto a quella data che si possono misurare correttamente i risultati. Infine, Boeri e Perotti criticano il trionfalismo; ma è trionfalista chi scrive che «non possiamo lamentarci dei risultati raggiunti»?”.

LA REPLICA DI BOERI-PEROTTI: DAL 2022 IN POI SU GIUSTIZIA PROGRESSI PARI A ZERO

Non poteva mancare ovviamente la replica dei due economisti, abitudinari con i loro interventi sulle colonne di Repubblica: “Anche noi abbiamo letto il documento del ministero, da cui abbiamo tratto i dati ufficiali. Il nostro punto è molto semplice. Il Pnrr è intervenuto sulla giustizia dal 2022 in poi: tutto quello che è successo prima del 2022 non può essere attribuito al Pnrr. La Commissione può adottare la baseline del 2019, ma non può far viaggiare il tempo all’indietro. Su questo speriamo siano tutti d’accordo. Se si vuole sperare di misurare i “risultati”, gli “effetti” del Pnrr sulla giustizia bisogna quindi confrontare quello che è successo dal 2022 in poi con la situazione pre-2022. Se si fa questo si scopre che dal 2022 in poi non c’è stato praticamente alcun progresso. Ci stupisce che Sabino Cassese non misuri il successo del Pnrr sulla base dei risultati da questo effettivamente conseguiti”.

COSA C’E’ SCRITTO SUL SITO DEL MINISTERO

Come si legge sul sito del Ministero della Giustizia, nella sezione sul monitoraggio degli obiettivi, le riforme di competenza del Dicastero di via Arenula riguardano:

• M1C1 – Processo civile: punta all’efficientamento dei procedimenti civili entro giugno 2026, ponendosi come obiettivo la riduzione, rispetto al 2019, del 40% dei tempi di trattazione delle cause e del 90% dei procedimenti pendenti da oltre 3 anni in primo grado e 2 anni in secondo (cosiddetto arretrato). La legge di bilancio 2023 ha previsto una generale anticipazione al 28 febbraio 2023 dell’entrata in vigore della riforma, originariamente prevista per il 30 giugno 2023.

• M1C1 – Processo penale: punta all’efficientamento dei procedimenti penali entro giugno 2026, ponendosi come obiettivo la riduzione, rispetto al 2019, del 25% dei tempi di trattazione di tutti i procedimenti penali. La riforma è entrata in vigore il 30 dicembre 2022, come previsto dal decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162.

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