Il vicesegretario della Lega Durigon critica il passaggio della Legge di Bilancio sulle pensioni, distinguendosi dalla manovra bollinata dai leghisti al Mef, Giorgetti e Freni
DURIGON: “SU PENSIONI E FLESSIBITLITA’ IN USCITA NON È LA MANOVRA DELLA LEGA”
Il dibattito sulle pensioni si fa acceso, con il sottosegretario al Lavoro e fresco vicesegretario della Lega, Claudio Durigon, che interviene per chiarire la posizione del Carroccio. Nel farlo, prende sostanzialmente le distanze dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che di fatto continua a essere il numero 2 della Lega guidata da Matteo Salvini, e anche dall’altro esponente del Carroccio di stanza al Mef, il sottosegretario Federico Freni. Ovvero gli avamposti leghisti su tutte le questioni attinenti ai conti pubblici.
Durigon ha dichiarato che la proposta del governo sulla flessibilità in uscita verso la pensione non rispecchia una vera “riforma della Lega,” e si dice favorevole a interventi migliorativi in Parlamento, specialmente riguardo alla previdenza integrativa. Il sottosegretario spinge affinché si discuta di una riforma più equa nei prossimi anni, lasciando intendere che il testo attuale sia un compromesso non pienamente condiviso dalla base leghista. Nel testo approvato dal Governo non compare l’introduzione di un nuovo semestre di silenzio assenso né, appunto, la possibilità di utilizzare i fondi integrativi per l’assegno necessario per chi è nel sistema contributivo e vuole anticipare il pensionamento rispetto ai 67 anni .
LA REAZIONE DEL PD: LA LEGA VOTI I NOSTRI EMENDAMENTI
L’intervento di Durigon ha scatenato il dibattito anche nell’opposizione, con Arturo Scotto, capogruppo PD in commissione Lavoro alla Camera, che ha sollecitato la Lega a dare un segnale concreto appoggiando gli emendamenti del PD. Scotto ha posto l’accento su temi come l’ape sociale, l’opzione donna e l’indicizzazione delle pensioni, criticando l’incremento irrisorio delle pensioni minime (appena 3 centesimi al giorno). Il PD, dunque, lancia un appello alla Lega e al governo per aprire un confronto serio che possa apportare miglioramenti reali alla legge di bilancio sulle pensioni.
I DATI INPS: CALO DELLE PENSIONI ANTICIPATE
Nel frattempo sono stati resi noti gli ultimi dati dell’INPS che mostrano come le nuove misure restrittive abbiano portato a una diminuzione delle pensioni anticipate. Nei primi nove mesi del 2024, sono state liquidate 150.642 nuove pensioni anticipate, segnando un calo del 16,47% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il calo più marcato si è registrato tra i commercianti (-23,8%), seguito dai dipendenti pubblici (-16%) e privati (-14,8%). Le restrizioni legate alla “Quota 103” e il prolungamento delle “finestre” per l’uscita anticipata hanno avuto un impatto significativo, contribuendo a una riduzione complessiva delle pensioni erogate prima dei 67 anni.
OPZIONE DONNA: CROLLO DELLE DOMANDE
In particolare, la misura “Opzione Donna,” che permette alle lavoratrici di ritirarsi anticipatamente accettando un assegno contributivo ridotto, ha subito un drastico calo. Nei primi nove mesi del 2024 sono state liquidate appena 2.749 pensioni con questo sistema, a fronte delle 11.594 del 2023. Le modifiche sui requisiti, mirate a limitare l’accesso alle donne in situazioni di difficoltà economica o con problematiche familiari, hanno di fatto ristretto la platea delle beneficiarie. A peggiorare il quadro, molte delle nuove pensioni risultano economicamente svantaggiose: oltre 2.200 assegni non superano i 1.500 euro mensili, e più della metà di questi è inferiore ai 1.000 euro.
UNA QUESTIONE DI EQUITÀ: DIFFERENZE TRA UOMINI E DONNE
L’INPS ha infine segnalato una disparità di genere nell’importo medio delle pensioni. Nel periodo monitorato del 2024, l’importo medio di una pensione è di 1.228 euro, ma gli uomini ricevono in media 1.442 euro, il 37% in più delle donne, che si fermano a 1.048 euro. Questa differenza evidenzia ancora una volta una disparità sistemica nel trattamento previdenziale tra uomini e donne, che rispecchia le difficoltà delle lavoratrici a raggiungere retribuzioni e contributi analoghi a quelli degli uomini durante la loro carriera.