In vista del Cdm che dovrà approvare il Def e in considerazione delle prossime scadenze del Pnrr, ecco le indicazioni e le preoccupazioni del ministro dell’Economia Giorgetti
Mancano poche ore al Consiglio dei ministri che approverà il Def. Il ministro dell’Economia Giorgetti lo ha già definito ‘asciutto’ ma, per quanto essenziale possa essere il risultato finale, sul Documento di economia e finanza gravano ancora delle incognite. Una su tutte: il conto, salatissimo, del Superbonus.
Oggi l’Enea ha comunicato gli ultimi dati mensili: al 31 marzo l’onere totale a carico dello Stato per il Superbonus supera i 122 miliardi. Per la precisione le detrazioni maturate per i lavori conclusi sono pari a 122,24 miliardi. Il totale degli investimenti per il Superbonus ammessi a detrazione supera i 117 miliardi, mentre il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione raggiunge i 111,64 miliardi.
“Si chiude la stagione del Superbonus con una eredità pesantissima per i conti pubblici e quindi per tutti gli italiani. Questa è la realtà e quindi nei prossimi anni dovremo farci carico di pagare questo debito che è stato fatto ha detto il ministro Giorgetti.
Anche alla luce delle informazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate sugli sconti in fattura e le cessioni dei crediti dei bonus edilizi, i tecnici di via XX settembre potranno ricalcolare l’impatto dei bonus sui conti pubblici. Sul deficit, ma ancora di più sul debito.
COSA PREVEDE LA NADEF E L’IPOTESI DI INDICARE NEL DEF SOLO IL TENDENZIALE
Nella Nadef l’indebitamento netto di quest’anno era fissato al 4,3% del Pil e il debito al 140,1%. Il governo sarebbe propenso a mantenersi il più possibile in linea con quelle stime e, se così fosse, presenterebbe nel Def solo il quadro tendenziale.
Uno scenario anticipato anche dal Corriere della Sera con Federico Fubini: “Nelle riunioni di venerdì per il varo del Documento di economia e finanza, previsto per martedì o per mercoledì in Consiglio dei ministri, è emersa un’ipotesi nuova: non pubblicare gli obiettivi programmatici del governo su deficit, debito pubblico e crescita dell’economia dal 2024 fino al 2026, ma limitarsi a indicare solo gli andamenti tendenziali (…) Sarebbe la prima volta che un governo non dimissionario rinuncia a dare indicazioni in aprile sulla direzione che intende dare alla politica economica e in particolare alla politica di bilancio dell’anno in corso e dei seguenti.
(…) Il governo – prosegue Fubini – ha dalla sua una spiegazione: il Paese sarà presto soggetto a una procedura per deficit eccessivo, ma stanno cambiando le regole europee di finanza pubblica e le nuove raccomandazioni di Bruxelles diventeranno disponibili solo da luglio; dunque si sostiene a Roma che sia più logico integrare la parte programmatica del Def solo dopo quel momento, perché prima mancherebbero i riferimenti. Peraltro è noto però che, in base alle nuove regole europee, l’Italia deve operare una correzione di bilancio netta di circa sei miliardi per il 2025 (ai quali si aggiungono almeno altri 15 miliardi da trovare per confermare gli sgravi già concessi «una tantum» nel 2024). Per ora comunque il quadro «tendenziale» darebbe un deficit nel complesso tutt’altro che fuori controllo, probabilmente poco sopra al 3,6% del prodotto lordo nel 2024 e in calo negli anni seguenti”.
GIORGETTI: IN LINEA CON TARGET DELLA NADEF PER CREDIBILITA’
Sulla necessità di una manovra correttiva, Giorgetti ha fatto sapere che si vogliono “rispettare esattamente gli obiettivi della Nadef presentata in autunno per una questione di credibilità. Se c’è qualcosa da correggere la correggeremo ma sostanzialmente siamo in linea”. Il ministro dell’Economia alla vigilia della presentazione del Def ha spiegato che il documento “risponde alla situazione di cambiamento delle regole europee. Non ci sono ancora le istruzioni della nuova governance, quando ci saranno – abbiamo deciso a livello europeo intorno all’estate – faremo il piano strutturale come richiesto da queste nuove regolamentazioni che abbiamo assunto”.
SUL PNRR GIORGETTI AUSPICA “UNA RIFLESSIONE SUL TERMINE DEL 2026”
Parlando poi del Pnrr, il ministro dell’Economia ha auspicato una “riflessione” sul termine del 2026 per la conclusione delle opere del Pnrr. “Terminare tutto entro il 2026” come prevedono oggi le regole del Piano “non è che sia qualcosa che vada nella direzione dell’efficienza degli interventi. Va bene lo sprone a fare presto – ha detto – ma bisogna anche fare bene. Auspico una riflessione su questo”. Il Ministro ha poi sottolineato la necessità di considerare i risultati, non solo i processi. “Non è che non vogliamo rendicontare – ha concluso – ma non bisogna avere un’attenzione maniacale ai processi senza considerare i risultati”.