Il prodotto interno lordo del nostro Paese continua a crescere e si avvicina all’1% previsto dal governo, la “macchina italiana” va meglio di quella tedesca e francese, buone notizie per Giorgia Meloni che rientra dalla Cina con accordi importanti, dall’auto all’energia, che devono passare dal piano teorico a quello pratico
E’ una notizia positiva. L’Azienda Italia, nonostante i venti di recessione che soffiano in Europa e i conflitti che sono sempre fonte d’instabilità, è in salute. Lo confermano i dati dell’Istat che sono evidenziati nelle pagine economiche dai quotidiani, con la Stampa che titola “Italia batte Germania”, mentre il Quotidiano Nazionale addirittura apre proprio il giornale con il titolo “L’Azienda Italia va, il governo respira” e il Sole24ore in prima pagina sottolinea come il “Per l’Italia sia vicino l’obbiettivo di un Pil all’1%”.
EUROPA IN SURPLACE, IN ATTESA DEI POLICY MEKER DELLA NUOVA COMMISSIONE
Sono dati importanti e il quotidiano della Confindustria lo sottolinea in un’analisi di Stefano Manzocchi. “In gergo sportivo, si potrebbe descrivere l’economia europea come in surplace. Non male la modesta tendenza del prodotto lordo, in calo lento ma progressivo l’inflazione. L’outlier è la Germania, e naturalmente non è un dettaglio da poco. L’impressione complessiva è che gli operatori economici attendano di capire meglio quali strade i policy maker della nuova Commissione e del Consiglio Europeo intendano percorrere nei prossimi mesi ed anni, rispetto alla ridefinizione del bilancio UE, del Green Deal, delle strategie commerciali e della difesa, della impostazione dell’Antitrust europeo”. Già perché dall’Agenda di Ursula Von Der Leyen dipendono il futuro dell’Europa in termini economici e politici e, di conseguenza anche quello del nostro Paese che, non è messo affatto male, se paragonato alle attuali economie di Francia e Germania. E l’editorialista del Sole24Ore continua: “i policy-maker europei non possono oggi sottrarsi all’evidenza di un’economia in surplace. Occorre sciogliere l’ambiguità e l’incertezza che avvolgono sfere decisive della politica economica dell’Unione, definire quale tipo di strategie industriali si intende intraprendere e con quali risorse, chiarire una volta per tutte che la neutralità tecnologica dev’essere stabilita rispetto agli obiettivi ambientali ed energetici da perseguire, e ribadire che la sostenibilità economica dell’industria è vitale per il progetto europeo”.
NON BASTA SOLO IL TURISMO PER LA CRESCITA ITALIANA
A Palazzo Chigi si può quindi tirare un sospiro di sollievo, anche se solo fino ad un certo punto. Lo sottolinea il vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini nella sua analisi dove evidenzia che è il turismo a trainare l’economia, mentre frena la spinta della manifattura e delle costruzione e continua a pesare l’extra costo dell’energia. “Resta dunque da capire nei prossimi mesi e nel 2025 quali saranno i motori per proseguire la ripresa; quale sia la strategia-Paese dell’Italia – annota Fubini – Affidarsi solo al turismo significa accettare un numero fuori proporzione di posti precari, mal pagati e poco qualificati. Puntare solo sul commercio estero lascia il fianco scoperto all’aggravarsi delle tensioni geopolitiche: la Cina sta già chiudendo ai prodotti occidentali (meno 3,6% l’export dell’Italia nel 2024, meno 5,7% quello dell’Unione europea), mentre anche l’America rischia di diventare protezionista se Donald Trump tornasse alla Casa Bianca. Fare spesa e crescita in deficit non sarà più possibile, ora che si riattivano le regole europee di bilancio. La chiave per il Paese è nei costi dell’energia, da ridurre per famiglie e imprese: servirebbe un’efficacia nella spesa del Piano nazionale di ripresa, che per ora si fa attendere”.
PER MELONI BUONE NOTIZIE ORA RACCOGLIERE I FRUTTI DA MISSIONE CINESE
Intanto però Giorgia Meloni può tirare un sospiro di sollievo e rientrare dalla Cina con importanti accordi, dall’auto all’energia, che servono più che altro per riallacciare i rapporti con Pechino sperando anche in un riequilibrio della bilancia commerciale che oggi è fortemente sbilanciata a favore del paese asiatico. “Ricominciamo” titola il Foglio di Claudio Cerasa che annota come la missione del nostro premier porta “un’Italia meno atlantista e più underdog” come a dire che di Pechino e di tutto quello che ne comparta non se ne può fare a meno. Ma l’analisi più acuta sui sui riflessi economici per il nostro Paese arriva da Avvenire con il suo inviato, Eugenio Fatigante. “La premier torna a casa con una bella pila di carte che, a partire dal Piano triennale, come ha onestamente ammesso sono solo una «cornice» che attende contenuti. Ma quali? La Cina ha ovviamente il problema dei dazi che l’Europa ha deciso di applicare nei suoi confronti per le auto elettriche e la premier italiana si è proposta al presidente Xi come una sorta di garante per «relazioni privilegiate» con quella Ue col cui “governo”, però, il nostro esecutivo ha appena allargato le distanze”. Ma non solo. “Anche sulla guerra russa a Kiev, Meloni ha percorso un filo sottile, cercando di fare la voce grossa (almeno con la stampa) sugli aiuti industriali a Mosca, ben sapendo però – come tutti – che solo una decisa posizione del colosso asiatico, al pari degli Usa, potrà favorire la pace. Non a caso, poi, nei colloqui a Pechino non si è parlato mai di affari in campo militare, anzi l’Italia negli ultimi tempi ha dato un basso profilo all’invio nel Pacifico della portaerei Cavour dopo le intese che, invece, erano state siglate nei mesi scorsi col Giappone, storico vicino/avversario della Cina”. Insomma, conclude il quotidiano cattolico “tanti equilibrismi col bilancino, per una ripartenza che resta piena di opportunità, ma pure d’insidie”.