Dopo l’editoriale del direttore del Fatto quotidiano che bacchettava anche Conte sulla querelle Meloni-De Luca, il leader del M5S ha risposto sul giornale allo stesso Travaglio
Non è passato inosservato l’editoriale di giovedì sul Fatto quotidiano (‘Stronzeria differenziata’) in cui il direttore Marco Travaglio ha bacchettato in particolare Elly Schlein e Giuseppe Conte per non aver solidarizzato con Giorgia Meloni dopo il fuorionda di De Luca di qualche settimana fa in cui lanciava anatemi verso la premier. Fuorionda che ha poi fornito l’assist alla stessa Meloni dell’ormai famoso ‘siparietto’ di Caivano durante il quale la presidente del Consiglio ha salutato così il governatore della Campania: “Sono quella stronza della Meloni”.
LE ACCUSE DI MARCO TRAVAGLIO
In particolare Travaglio ha contestato al leader del M5S di avere dato della “vendicativa e rosicona” alla presidente del Consiglio, stigmatizzando la reazione di Meloni, ma non l’azione di De Luca che l’ha scatenata. Il rischio – secondo la ricostruzione del direttore del Fatto quotidiano – è che Conte possa finire associato a tutti coloro che nei talk show si stanno prodigando a dare lezioni di bon ton istituzionale, con il risultato di indurre a credere che “sia stata la Meloni a dare dello stronzo a De Luca, e non viceversa”. In poche parole il leader del M5S avrebbe perso un’occasione per “dare una lezione di stile a De Luca, alla Schlein e soprattutto alla Meloni” che in pandemia lo aveva chiamato “criminale”. Per Travaglio, alla fine, questo doppiopesismo finisce per rafforzare Giorgia Meloni.
LA RISPOSTA DI GIUSEPPE CONTE
Sempre sulle pagine del Fatto quotidiano arriva la risposta di Giuseppe Conte. Il quale afferma di condividere “la conclusione” del ragionamento di Travaglio sul ‘doppiopesismo’ che rafforzerebbe la premier, ma non si dice d’accordo “sulle premesse”.
In particolare “non ritengo – scrive il leader del M5S – di avere usato due pesi e due misure nel valutare l’azione di De Luca e la reazione di Meloni. I due comportamenti di De Luca e Meloni non sono sullo stesso piano. Le parole di De Luca verso la presidente Meloni risultano senz’altro offensive e inaccettabili, ma sono state pronunciate in un contesto riservato, mentre l’interessato non pensava di essere ripreso in un video che poi è stato fatto circolare.
Quella imprecazione – prosegue – era anche il frutto della frustrazione rimediata dopo una giornata di protesta condotta dal presidente regionale insieme a centinaia di sindaci della Campania venuti a Roma per difendere i fondi al Sud. Non oso pensare quanti insulti potrebbero essere rubati, con lo stesso metodo, a Giorgia Meloni, visto che anche pubblicamente mi ha dato del “criminale” in pandemia, come Lei ha ricordato”.
CONTE: “NON GIUSTIFICO DE LUCA, MA MELONI SBAGLIA”
Giuseppe Conte poi invita il direttore Travaglio a non fraintenderlo: “non sto giustificando il presidente De Luca. Quando esce un video, pur rubato, con epiteti di quel tipo contro il presidente del Consiglio, devi solo scusarti e fare ammenda insieme al tuo partito. D’altronde De Luca sul piano verbale si è mostrato spesso incontinente. Non condivido assolutamente quegli atteggiamenti. Proprio pochi giorni fa ho stigmatizzato le parole di De Luca che sbeffeggiava don Patriciello. Ma lo show di Meloni a me sembra totalmente diverso. Appare all’evidenza premeditato, costruito a favore di telecamera per farne spunto di campagna elettorale sui giornali e sui social. L’occasione, però, era quella di una solenne cerimonia pubblica: non erano di fronte “Giorgia” e “Vincenzo” ma era il momento in cui il presidente del Consiglio incontrava il presidente della Regione Campania per un’inaugurazione a Caivano”.
L’INCONTRO A PALAZZO CHIGI TRA CONTE E MELONI
“(…) Alcuni mesi fa – ricorda infine il leader del M5S – sono ritornato a Palazzo Chigi per portare a Giorgia Meloni la proposta del salario minimo legale. Ero animato dall’unico intento di rappresentare il grido di disperazione di 4 milioni di lavoratori sottopagati che il governo sta ignorando. Non sono stato minimamente distratto da smanie di vendetta in un’occasione ufficiale come quella, in cui al centro dell’attenzione c’erano i problemi dei lavoratori, non le ripicche fra politici. Per questo, mentre stringevo la mano alla premier, non ho mai avuto la tentazione di esclamare: “Salve presidente Meloni, sono quel `criminale’ di Giuseppe Conte””.