Stretta tra i rilievi di Mattarella e l’irritazione di Salvini, per la premier Meloni il ddl concorrenza si sta rivelando un test delicato in vista delle elezioni Europee
Accogliere e dare seguito ai rilievi del presidente Mattarella o inseguire ancora una volta Matteo Salvini? L’intervento del Colle sul disegno di legge Concorrenza, con riferimento agli ‘ambulanti’, difficilmente potrà essere eluso o ignorato da Giorgia Meloni nella conferenza stampa di giovedì. La premier sarà chiamata a prendere posizione e le decisioni che assumerà potrebbero rappresentare uno spartiacque, potrebbero essere la cifra dell’impostazione politico-istituzionale che vorrà dare all’anno appena iniziato.
Una tesi resa esplicita dal quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda, il quale – in una sorta di ‘pizzino’ in calce al suo articolo odierno – scrive “ora si vedrà se e come questo messaggio in bottiglia del Colle sarà accolto a Palazzo Chigi. Nel senso che potrebbe dare la misura dell’atteggiamento politico con cui ci si avvierà alle elezioni europee di giugno”.
I RILIEVI DI MATTARELLA SUL DDL CONCORRENZA E LE IRRITAZIONI DELLA LEGA
Il capo dello Stato ha promulgato il ddl Concorrenza in quanto – ha tenuto a evidenziare – indispensabile nel percorso del Pnrr senza però evitare di manifestare espressamente cos’è che non va, essendo a suo avviso palesemente in contrasto con le norme europee. Si tratta, in sostanza, di un provvedimento annuale dedicato ai cosiddetti “ambulanti”, che ricorda molto quello dello scorso febbraio sui balneari per il quale il presidente della Repubblica decise di intervenire allo stesso modo, cioè firmando ma accompagnando il via libera con una lettera di richiamo indirizzata a governo e parlamento.
In un lungo ed articolato comunicato il Quirinale ha fatto sapere all’esecutivo – e ai presidenti di Camera e Senato – come nel testo del ddl Concorrenza siano evidenti “profili di contrasto con il diritto europeo”: ragione per la quale il capo dello Stato ritiene siano “indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento”. Un ennesimo invito ad agire rapidamente per sanare una situazione delicata lasciata passare solo in nome di un’esigenza superiore come quella di non perdere i fondi del Pnrr.
La Lega – nel suo ormai consueto mood barricadero – non ha perso tempo per esprimere la propria irritazione dopo il monito lanciato dal Colle. “Non ci arrendiamo a chi, nel nome dell’Europa, ha provato a svendere lavoro e sacrifici di migliaia di italiani”, è il contenuto della nota diffusa ieri dal Carroccio.
IL PROBABILE RICORSO ALLA ‘VIA DEMOCRISTIANA’ DELLA MELONI
Qui c’è tutto il dilemma di Giorgia Meloni. Modificare la norma dopo i (nuovi) rilievi di Mattarella o andare allo scontro con la Commissione europea? Atteggiarsi da leader di FdI o da presidente del Consiglio? Probabilmente la premier farà ricorso ancora una volta alla terza via, alla ‘via democristiana’ tante volte perseguita in questa prima fase di governo ma che Meloni rifiuta come etichetta. Una sorta di equilibrismo di sopravvivenza, costretta a non poter ignorare né Mattarella né Salvini.
Il vero nodo è non prestare ancora una volta il fianco all’alleato leghista che, come fatto per il Mes, ha gioco facile a radicalizzare e a estremizzare il dibattito, anche eventualmente a spese dei rapporti con il Quirinale. Con l’aggiunta che anche Forza Italia, con Gasparri, è molto battagliera sul tema dei commercianti ambulanti e dei balneari.
Come ha scritto Breda, quindi, dall’approccio politico che avrà su questo dossier si capirà l’andazzo di Giorgia Meloni in campagna elettorale.
LA SOLUZIONE TECNICA ALLO STUDIO DEL GOVERNO NEL PROSSIMO DDL CONCORRENZA
Come scrive il Sole24ore “i margini del governo per assecondare le lobby sembrano restringersi”. In base alla ricostruzione del quotidiano di Confindustria “nonostante gli esponenti della maggioranza più vicini alle posizioni del settore vogliano tenere il punto, tra i tecnici dell’esecutivo si valuta la possibilità di intervenire con una correzione nel prossimo Ddl concorrenza annuale, che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri al più tardi tra aprile ed inizio maggio per poi passare in Parlamento dove andrà necessariamente approvato entro l’anno, come da impegni Pnrr”