Fioccano le analisi dei quotidiani sulla manovra appena disegnata dal Governo. Protestano i medici mentre le banche si accodano “se il Paese torna a crescere”. Giorgia Meloni costretta a fare i conti con le poche risorse a disposizione, così dalle accise sul gasolio che salgono ai sacrifici richiesti ai redditi più alti cadono certi slogan della destra elettorale
Dopo aver varato la manovra da 25 miliardi, scattano le analisi dei quotidiani perché il rischio che sotto il vestito alla fine ci sia niente o poco più è dietro l’angolo. Al titolo descrittivo del Corriere della Sera “Famiglie e single, cambia il fisco” segue quello polemico di Repubblica “Manovra, no dei medici” mentre il Messaggero mette in luce che per “Manager della Pa c’è una scure sugli stipendi”, prova a sintetizzare il Giornale “Meno sprechi e meno tasse”.
LA MANOVRA UN TEST ANCHE SULLE REGIONALI
Insomma che manovra sarà? Di certo è ancora una cornice che va riempita e da qui all’approvazione in aula potrà subire delle modifiche, ma non sostanziali. Cosa ci sia dietro il gioco dei numeri, lo scrive Lina Palmerini sul Sole24Ore: “Si dice che sui numeri non si può mentire però ne esiste una versione “politica” e ha un suo peso, soprattutto ora. La ragione è che siamo in prossimità di tre scadenze elettorali non irrilevanti. Si vota in Liguria tra poco più di una settimana e poi tocca – a novembre – a Emilia-Romagna e Umbria. Si potrebbe dire che sono tre Regioni, quindi un test assai limitato però anche qui c’è un peso politico che supera i confini locali. E dunque la polemica che è iniziata tra maggioranza e opposizione si trascinerà almeno fino alla fine di novembre e c’è da scommettere che proprio sulla sanità e sulle banche ci sarà la battaglia più accesa”.
MELONI: MANOVRA CON POCHE RISORSE, BASTA SPESE ALLEGRE
La prima polemica riguarda proprio la sanità con i medici insoddisfatti per tante fanfare e pochi denari. E se è vero il retroscena di Ilario Lombardo su la Stampa è la stessa premier a riconoscere il maltorto. “Eppure Giorgia Meloni conosce la realtà dei numeri e alla fine, dopo aver solennemente dichiarato che mai così tante risorse sono state destinate al fondo nazionale della sanità, è costretta ad ammettere che i camici bianchi non hanno tutti i torti. «Obiettivamente queste sono le risorse che abbiamo. E certo se non avessimo speso allegramente in altri anni, io ne avrei messe ancora di più. Ma queste ho, più di stabilire che sia una delle mie priorità, non posso fare».
LE BANCHE SOPPORTANO “IL SACRIFICIO” ORA PAESE DEVE CRESCERE
Ma non sono solo i medici a protestare, le banche, ad esempio si sono accodate e sul Corriere della Sera, il numero uno dell’Abi, Antonio Patuelli ci fa sapere che è “un peso sopportabile” per poi aggiungere: “Valuteremo nel dettaglio la misura quando avremo il testo. – spiega a Mario Sensini nell’intervista – Voglio chiarire, però, che noi siamo l’antitesi concettuale al ”tanto peggio tanto meglio”. Le banche prosperano se l’economia è sana, e per questo abbiamo sempre avuto un atteggiamento costruttivo, di dialogo, con ogni interlocutore istituzionale, economico e sociale, in passato ed ora, per affrontare e risolvere i problemi. Non sono i primi sacrifici che facciamo, forse questa volta ci viene riconosciuto più esplicitamente”.
ATTENZIONE ALLE ACROBAZIE DI BILANCIO, QUALCHE TASSA OCCULTA C’E’
Ma insomma che manovra è stata? Il Foglio ci offre una lettura interessante: “i tabù elettorali della destra infranti dalla destra di governo” scrive Luciano Capone nel suo articolo “Evviva la manovra della noia”. Infatti lo slogan “meno tasse per tutti” arrivati al governo si è trasformato in paghi chi può farlo, soprattutto i redditi alti. “Ma molto interessante nella politica economica di Giancarlo Giorgetti è quello che non c’è. Nessuna ulteriore risorsa per gli anticipi pensionistici, se non un incentivo per restare al lavoro (il contrario della vecchia Quota 100). Nessuna estensione della cosiddetta flat tax oltre gli 85 mila euro. Due capisaldi del repertorio della destra”. E non solo, attenzione poi all’acrobazia del bilancio come scrive Eugenio Fatigante su Avvenire: “Non del tutto vero che nessuno avrà nuove tasse perché il miliardo atteso dalle minori detrazioni equivale a più tasse, per non dire dell’intervento sulle accise (quelle che la Meloni dei tempi dell’opposizione voleva cancellare), non a caso per ora nemmeno quantificato”.