Tra promesse, decreti mancanti e tensioni politiche, il nodo della sanità pubblica e delle liste d’attesa è ancora tutto da sciogliere
File infinite, mesi per una visita? Le liste d’attesa nella sanità pubblica italiana rimangono il simbolo di un sistema che fatica a garantire cure nei tempi giusti. E mentre il governo Meloni ha avviato un piano per riformare il sistema, i decreti attuativi — cioè i provvedimenti che concretamente trasformano le leggi in realtà — arrivano a rilento.
IL QUADRO: COSA È STATO FATTO E COSA MANCA
Ad oggi, secondo la pagina ufficiale sull’attuazione del programma di governo, solo 3 decreti su 6 previsti dalla Legge 107/2024 risultano effettivamente adottati.
Sono operativi:
• il piano d’azione per rafforzare l’offerta di servizi sanitari e sociosanitari sul territorio;
• i criteri per l’interoperabilità tra la Piattaforma nazionale delle liste d’attesa e le piattaforme regionali (in Gazzetta ufficiale l’11 aprile);
• le modalità di integrazione della piattaforma nazionale con il Modello di Classificazione della popolazione.
Rimangono invece non ancora adottati:
• il decreto sulla metodologia per calcolare il fabbisogno di personale del SSN.
• le linee guida per il nuovo sistema di disdetta delle prenotazioni e l’ottimizzazione delle agende CUP.
• il più discusso: il decreto sui poteri sostitutivi del Ministero della Salute, da attivare in caso di gravi inadempienze delle Regioni.
IL DECRETO CHE SCOTTA: I POTERI SOSTITUTIVI
Proprio quest’ultimo punto è al centro del braccio di ferro — o, per alcuni, del tentativo di mediazione — tra il ministro Orazio Schillaci e le Regioni. Il decreto, attualmente fermo in Conferenza delle Regioni, permetterebbe al Ministero di intervenire direttamente laddove i territori risultino inadempienti. Ma l’intesa è lontana.
“Troviamo una mediazione e definiamo la questione sul piano tecnico” si legge nella lettera inviata al governo dal coordinatore della Commissione Salute, l’assessore emiliano Massimo Fabi. Le Regioni chiedono di chiarire tempi e casistiche di applicazione. Ma nel frattempo, sul fronte politico, il clima si surriscalda.
SOTTO IL TAPPETO, LA GUERRA POLITICA
Dalla segretaria del Pd Elly Schlein nuovi attacchi: “Ormai anche i governatori di destra accusano il governo di non aver stanziato risorse adeguate e di non avere un piano concreto. Giorgia Meloni rimetta i piedi a terra, perché gli italiani che non si possono permettere il privato rinunciano a curarsi, e sono ormai 5 milioni”.
Il ministro Schillaci respinge le accuse: “Nessun litigio con Fedriga, anzi massima collaborazione. La rabbia verbale di chi si oppone ai nostri sforzi dovrebbe andare verso chi preferisce i gettonisti e chi nasconde i dati sui tempi d’attesa con le liste di galleggiamento”.
I NUMERI CHE FANNO DISCUTERE
Nel mezzo del confronto politico, arrivano anche i primi dati sui risultati ottenuti da alcune Regioni. La Regione Lazio, ad esempio, “nel 2025 ha evaso oltre 700mila richieste con un calo del 70% dei tempi di attesa”, fa sapere il Ministero. In Piemonte, in poco più di un mese, sono state recuperate 25mila prestazioni.
Numeri che per la maggioranza dimostrano che “quando si applicano le leggi con serietà, i risultati arrivano”. Ma per l’opposizione, si tratta solo di spot. “Il governo ha fallito sulla pelle dei cittadini e scarica la colpa sulle Regioni”, accusano a più voci esponenti dem come Boccia, Lorenzin, Zampa, Ricci e Serracchiani.
IL NODO DA SCIOGLIERE: COSA SUCCEDE ORA
Se non si trova un accordo con le Regioni, il governo potrebbe comunque procedere da solo, facendo approvare il decreto sui poteri sostitutivi con una delibera in Consiglio dei Ministri. Secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore, questa ipotesi sarebbe già sul tavolo “già forse venerdì prossimo”.
Nel frattempo, continua l’iter legislativo per l’istituzione del sistema nazionale di gestione delle liste d’attesa, con l’approvazione del relativo disegno di legge in Senato. Ora la palla passa alla Camera. C’è un piano. Ci sono (alcuni) decreti. Ci sono (tante) polemiche.