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Le sciabolate di Pera sul premierato e cosa c’entrano Casellati e Liliana Segre

L’ex presidente del Senato Pera in Aula evidenzia le criticità del ddl sul premierato e prende di mira la ministra Casellati e la senatrice a vita Segre. Ecco perché

PERA: “IL PREMIERATO NON E’ PREISTORICO, MA DDL VA CAMBIATO”

Il premierato non è un sistema da “tribù preistorica”, e tuttavia il ddl Casellati “è difettoso” con una serie di “incongruenze” che non possono essere rinviate alla legge elettorale. A dire queste parole è stato il senatore di FdI Marcello Pera, in Aula a Palazzo Madama esortando ad apportare delle “modifiche” sui punti critici: “osiamo”, ha detto nel corso del suo intervento.

L’ex presidente del Senato senza peli sulla lingua ha criticato alcuni punti nodali della ‘madre di tutte le riforme’ in discussione in Parlamento, con riferimenti neppure tanto velati a quanto sostenuto nei giorni scorsi dalla ministra Casellati e dalla senatrice a vita Liliana Segre.

PREMIERATO, PERA: NON TUTTO SI PUÒ FARE CON L.ELETTORALE

“C’è un punto che è importante. Il testo di riforma dice che il presidente del Consiglio, che non si chiama ancora ahimè primo ministro, è eletto direttamente dal popolo ma non specifica bene come è eletto. E molte cose sono rimandate ad una legge elettorale. Ed io – ha chiosato in Aula Pera – con molta onestà e franchezza e critica e autocritica vi dico che non tutto si può fare mediante una legge elettorale, senza una previsione costituzionale che le dia un sostegno”.

IL NODO DEI VOTI DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

A fare riferimento alla legge elettorale era stata giusto pochi giorni fa proprio la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati, come possibile soluzione per un altro tema che anche su Policy Maker Mag abbiamo più volte trattato, intervistando ad esempio l’onorevole Peppino Calderisi, ovvero la questione del voto degli italiani all’estero.

“Che cosa accade con il voto all’estero? Può farlo la legge elettorale?” si è chiesto Pera. “Che cosa accade in caso in cui ci sia una discrasia tra il voto Camera e il voto Senato? Si può fare con la sola legge elettorale? Che cosa accade se i poli elettorali politici sono tre invece di due? Che cosa si fa con il premio di maggioranza, a quale soglia lo fermiamo? Ecco – ha sottolineato l’ex presidente del Senato – sono dubitoso che tutto questo si possa fare con la legge elettorale e avrei preferito che si fosse lavorato di più con il testo della costituzione. Mi auguro che il Governo e il relatore Balboni prendano atto di queste obiezioni che non sono solo mie ma di tante persone – in buona fede – che studiano il testo”.

PERA ‘BACCHETTA’ SEGRE, ‘PREMIERATO NON E’ REGIME CAPO TRIBU’, MA DEMOCRAZIA

Il senatore di FdI ha poi indirettamente bacchettato la senatrice a vita Liliana Segre. “Il premierato non è il regime del capo della tribù, ma una forma di governo democratica, sono perciò stupito dall’opposizione. Il Pd dimentica la sua storia recente, perché i socialisti riformisti hanno elaborato buoni progetti di premierato, da quello di Cesare Salvi in poi”, ha detto l’ex presidente del Senato con implicito riferimento all’intervento in discussione generale sul premierato della senatrice a vita Liliana Segre, che aveva parlato proprio di rischi di involuzione del sistema (“Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan ‘scegliete voi il capo del governo’. Anche le tribù della preistoria avevano un capo, ma solo le democrazie costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate”, sono state le parole di Segre in Aula la scorsa settimana).

Pera poco prima aveva citato la forma di governo in Gran Bretagna, citando i tanti poteri del ‘prime minister’: “Altro che tribù’ e ‘legge Acerbo’, altro che ‘deriva plebiscitaria’, o ‘lateralizzazione del parlamento’, o incultura da ‘studente del primo anno di giurisprudenza’, come illustri colleghi ci hanno qui spiegato”, sono state le sue parole, con riferimento ancora a quanto sostenuto dalla senatrice a vita, che ha richiamato in Aula anche la legge Acerbo del ’23, voluta per ‘blindare’ la maggioranza di Mussolini alle elezioni del 1924.

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