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rassegna giornali

Le baruffe poco natalizie di carta

I Graffi di Damato sulla tregua politica sui giornali di due giorni per chiusura festiva delle edicole

Al netto dei danni, delle sorprese e di quant’altro potrà procurare l’informazione elettronica, ascoltando la radio, vedendo la televisione e navigando in internet, se ne avremo la voglia e il tempo, la polemica politica subisce una tregua di due giorni, o 48 ore, come preferite, derivante dalla chiusura festiva delle edicole, e quindi dalla rinuncia dei giornali a stampare i loro fogli. “Ci rivedremo venerdì 27”, hanno annunciato i quotidiani augurando “buone feste” di Natale “a tutti”.

I GIORNALI RIMANDA A VENERDÌ 27, MA NON SARÀ TRANQUILLO

Qualcuno comunque ha accompagnato questo annuncio col messaggio incorporato, seppure non esplicito, che il prossimo non sarà un venerdì tranquillo. Il bilancio dello Stato sarà ormai al sicuro nei cassetti dove è tornato dopo i passaggi — si fa per dire — parlamentari a colpi di voti di fiducia e di proteste per il solito strangolamento del dibattito e le altrettanto solite violazioni di articoli costituzionali e regolamenti delle Camere. Su cui la Corte dirimpettaia al Quirinale — statene certi — troverà il modo di chiudere anche l’altro occhio, dopo quello dell’anno scorso, occupandosi di un ricorso della sinistra ora al governo.

GLI AUGURI DEL FATTO

Al Fatto Quotidiano hanno praticamente  escluso dagli auguri di “buone fette a tutti” il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, cui hanno dedicato il titolo di copertina per dargli del bugiardo sull’affare, o malaffare, della Banca Popolare di Bari appena protetta da sacchi di soldi pubblici con un decreto legge del secondo governo Conte, come negli anni passati accadde con altre banche su iniziativa del governo di Matteo Renzi. Che anche allora protestò per la scarsa o mancata vigilanza, secondo lui, della Banca d’Italia chiedendo non più da presidente del Consiglio, avendo lasciato Palazzo Chigi per la sconfitta referendaria sulla riforma costituzionale, ma da segretario ancòra del Pd di negare a Visco la conferma del mandato in scadenza.

Ma il nuovo presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni,  per quanto da lui stesso proposto al presidente della Repubblica, e lo stesso presidente Mattarella con la sua attività di persuasione dietro le quinte, non ne vollero sapere. E confermarono Visco col plauso — se non ricordo male — anche del giornale diretto da Marco Travaglio. Che evidentemente non volle rinunciare alla soddisfazione di vedere Renzi uscire dalla vicenda con le ossa politicamente rotte, preludio peraltro ad una scissione del Pd e alla sconfitta elettorale dell’anno successivo per il rinnovo ordinario delle Camere.

I tempi sono cambiati, ridicolmente come spesso avviene. Ora Renzi, distratto da altri fuochi nella maggioranza di governo cui partecipa a modo suo, strattonando o borbottando come faceva, a piedi e in bicicletta, il suo corregionale Gino Bartali e si è tolto la soddisfazione di vedere il governatore della Banca d’Italia contestato da chi lo aveva difeso quando a dubitare o attaccare era stato lui. Sono soddisfazioni, pure queste: l’involontario regalino di Travaglio a Renzi messogli nottetempo sotto l’albero di Natale nella nuova casa di Firenze. Che  forse al Fatto Quotidiano, per lo studio che hanno condotto al Catasto e dintorni, fra ipoteche, prestiti e quant’altro, hanno finito per conoscere meglio di chi l’ha acquistata e vi è andato ad abitare.

 

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