L’Italia va incontro a una procedura d’infrazione per deficit eccessivo: pesano i bonus per gli immobili e le misure di contrasto alle ricadute economiche della pandemia da Covid 19
La Commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura d’infrazione nei confronti del nostro paese. A dirlo è la voce più autorevole in fatto di conti pubblici: il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Nel corso dell’audizione sulla governance europea, nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato, il titolare dell’economia ha dichiarato che “essendo terminata a fine 2023 la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita introdotta a seguito della pandemia e prorogata per via della crisi energetica” l’indebitamento netto conduce il nostro paese dritto verso una procedura d’infrazione “per disavanzo eccessivo”.
IL DISAVANZO DELL’ITALIA NEL 2023 STIMATO A QUOTA 7,2% DEL PIL
Nel 2023 il disavanzo dell’Italia, cioè l’indebitamento netto, è stimato dall’Istat a quota 7,2% del Pil. “Al 31 dicembre 2023 – ha ricordato il ministro Giorgetti in audizione – l’esposizione dello Stato si è attestata intorno ai 300 miliardi di euro, pari a circa il 14,4% del Pil, in calo rispetto al 15,9% del 2022 e ai picchi raggiunti durante il Covid, che ricordo hanno toccato il 16,1% del Pil, ma ancora lontana dal 4,9% del 2019″. A pesare sui conti pubblici italiani sono state le “garanzie disegnate durante la fase più acuta della crisi indotta dal Covid” che hanno immesso liquidità nel sistema imprenditoriale italiano “sostenendo le categorie più fragili nell’acquisto della prima casa e supportando le nostre esportazioni”. Tali misure non hanno riguardato solo il nostro paese, l’Italia, infatti, non è la sola ad essere in questa situazione. Rischiano l’infrazione anche altri undici paesi membri, tra cui la Francia.
COS’È LA PROCEDURA PER DEFICIT ECCESSIVO
La procedura Ue per deficit eccessivo o “per i disavanzi eccessivi” (Pde) è normata dall’articolo 126 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La norma impone ai Paesi dell’Unione di correggere i livelli di disavanzo eccessivo e/o di debito. L’obiettivo del Patto di Stabilità, che nel corso dell’ultimo Ecofin dello scorso anno i 27 hanno deciso di riformare, è garantire che le finanze pubbliche dei Paesi membri dell’Unione siano solide. Tale attività è svolta attraverso il braccio preventivo e il braccio correttivo. Il primo vigila sulla sostenibilità della politica fiscale dei Paesi dell’Unione, il secondo decide quali “correzioni” devono apportare i paesi membri affinché il loro disavanzo o il debito rispettino i parametri concordarti.
QUANDO LA COMMISSIONE PUÒ LANCIARE UNA PROCEDURA PER DEFICIT ECCESSIVO
La Commissione può lanciare una Pde se:
- uno dei paesi membri ha oltrepassato o rischi di oltrepassare la soglia di disavanzo del 3 % del PIL;
- uno dei paesi membri ha violato la regola del debito, avendo un livello di debito pubblico superiore al 60 % del PIL che non diminuisce a un ritmo soddisfacente, ovvero a un ritmo tale per cui il divario tra il livello del debito di un paese e il riferimento del 60 % si riduca di un ventesimo all’anno (in media, su tre anni).
COME SI ATTIVA UNA PROCEDURA PER DEFICIT ECCESSIVO
Tutti i paesi della zona euro ad aprile presentano i propri programmi di stabilità alla Commissione e al Consiglio. Questi sono esaminati dalla Commissione e se non rispettano le regole Ue, il Consiglio avvia una PDE in base alle raccomandazioni della Commissione. Il paese membro che la riceve deve fornire un piano di azione correttivo, le scadenze per l’implementazione delle politiche utili a ridurre i disavanzi. I paesi della zona euro che non danno seguito alle raccomandazioni potranno essere multati. La procedura di infrazione si chiude quando lo Stato ha corretto il disavanzo eccessivo. In caso di apertura della PDE ai danni dell’Italia il governo Meloni potrebbe proporre un aggiustamento che preveda una correzione del deficit e del Pil.
IL DEF LIGHT: VIA LIBERA MARTEDÌ PROSSIMO
Martedì prossimo il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il via libera al Def in versione ‘light’ con le nuove stime su crescita e conti pubblici. “Il documento di economia e finanza, che a breve verrà presentato al Parlamento, e colgo l’occasione per dire che avrà probabilmente una conformazione leggermente diversa rispetto al passato, sicuramente più leggera”, ha detto il ministro Giorgetti. In quella sede si vedrà l’impatto del superbonus con lo stop alle cessioni dopo il 4 aprile stabilito dal decreto salva-conti.
“Appare ormai necessario sostituire alcuni istituti ampiamente utilizzati, quali i crediti di imposta, con tipologie di intervento effettivamente controllabili – ha spiegato il ministro – per garantire il pieno rispetto del percorso di spesa netta previsto dal Piano fiscale-strutturale ed evitare interventi di correzione ex post”. Il debito pubblico del nostro paese “richiede la massima ponderazione delle risorse da destinare alle singole politiche pubbliche”, ha detto il ministro. La sfida che spetta ai nostri conti pubblici “anche grazie alla riforma della disciplina contabile, richiederà di rivedere il modo con cui le amministrazioni pubbliche sono chiamate a programmare l’utilizzo delle risorse pubbliche e a valutarne i risultati”.