Il report sull’indipendenza, la sicurezza e il pluralismo dei media nell’Unione europea e nei paesi candidati a entrare traccia un quadro con poche luci e molte ombre
In tempo di pagelle quella del pluralismo dell’informazione e indipendenza dei media per l’Italia non riporta buoni voti. I dati del Monitoraggio del pluralismo dell’informazione nell’era digitale colorano il nostro paese di giallo, collocandolo tra quelli a rischio medio, tra i tanti in giallo dell’Unione europea. La qualità dell’informazione nel nostro paese registra un trend in peggioramento, rispetto all’anno scorso, nelle quattro aree analizzate dal Centro per il pluralismo e la libertà dei media.
COS’È IL MEDIA PLURALISM MONITOR
Il Media Pluralism Monitor è un progetto di ricerca che valuta lo stato di salute degli ecosistemi mediatici in Europa, evidenziando le minacce al pluralismo e alla libertà dei media negli Stati membri dell’Ue e, in qualità di paesi candidati, Albania, Montenegro, Repubblica di Macedonia del Nord, Serbia e Turchia. Quest’anno l’analisi prevede anche studi preliminari su Bosnia-Erzegovina, Moldavia e Ucraina. I ricercatori analizzano 200 variabili per i 20 indicatori delle quattro aree principali: protezione fondamentale, pluralità del mercato, indipendenza politica e inclusione sociale.
PROTEZIONE FONDAMENTALE: ITALIA A RISCHIO MEDIO CON ALBANIA, FRANCIA E ROMANIA
Nel settore della protezione fondamentale sono analizzate “le esigenze del pluralismo dei media e libertà, l’esistenza di efficaci garanzie normative a tutela della libertà di espressione e il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni; condizioni favorevoli per un giornalismo libero e indipendente (sia in termini di condizioni di lavoro che di sicurezza dei giornalisti da molestie fisiche, verbali e legali); la presenza di indipendenti ed efficaci autorità mediatiche; e l’accesso universale ai media tradizionali e accesso a Internet”. In quest’ambito, che valuta se ci sono le condizioni di base per un giornalismo libero e indipendente, il nostro paese viene inserito nella categoria di rischio “medio” (l’anno scorso era “basso”) insieme ad Albania, Bulgaria, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Malta, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia, Spagna e Repubblica di Macedonia del Nord. Scivolano in questa categoria, insieme all’Italia, Cipro, Francia, Lettonia, Malta e la Repubblica della Macedonia del Nord. Sono più sicuri Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia, Svezia, Repubblica Ceca e Paesi Bassi, mentre la Turchia è l’unica ad alto rischio, come negli ultimi tre anni. “In Italia c’è una tendenza preoccupante nel ricorso sempre più frequente a iniziative legali, sia sul piano penale che civile, contro i giornalisti, e pure gli stessi membri del governo vi ricorrono – si legge nel rapporto – e tuttora non è stato risolto il nodo della diffamazione perseguita penalmente”.
CONCENTRAZIONE E INDIPENDENZA DEI MEDIA: ITALIA IN FASCIA GIALLA
L’area Pluralità del mercato analizza la “concentrazione della proprietà dei media e la concentrazione nei mercati digitali, che minacciano rispettivamente il pluralismo dell’offerta e il pluralismo dell’esposizione”. Anche in quest’ambito la ricerca segnala un trend in peggioramento per la sostenibilità economica del settore dei media, insieme a maggiori rischi per l’indipendenza editoriale dall’influenza commerciale e dei proprietari. Un dato significativo è che nessun paese è nella categoria a rischio basso. I 13 paesi a rischio medio sono: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia, Svezia e Paesi Bassi. Mentre nella categoria di rischio alto ci finiscono Albania, Bulgaria, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Malta, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia, Spagna, Repubblica Ceca, Repubblica di Macedonia del Nord e Turchia.
INDIPENDENZA POLITICA DEI MEDIA: CARTELLINO GIALLO ALL’ITALIA E ALLA LOTTIZZAZIONE DELLA RAI
L’area dell’indipendenza indaga i rischi della “politicizzazione della proprietà dei media, influenze politiche nell’autonomia editoriale, interferenze politiche con i media di servizio pubblico e la politicizzazione della distribuzione delle risorse gestite dallo Stato ai media”. I ricercatori sottolineano come il “pluralismo politico” promuova “l’inclusività” e incoraggi “il discorso pubblico” e consenta “agli individui di fare decisioni informate nel processo democratico”. Anche in questo indicatore il nostro paese è nel gruppo dei “rimandati”, peggio di noi Albania, Malta, Ungheria, Montenegro, Romania, Serbia e Turchia. Il report sottolinea la singolare situazione del nostro servizio pubblico. “Nel dominio dell’indipendenza dalla politica – si legge -, è allarmante che l’indipendenza del servizio pubblico resti ad alto rischio, così come persiste la preoccupazione circa il tema della governance Rai”.
L’INCLUSIONE SOCIALE NEI MEDIA ITALIANI: ITALIA CON GRECIA, POLONIA E LITUANIA
L’ultima area analizzata riguarda l’area dell’inclusione sociale, pensata per valutare “la rappresentazione nei media, sia in termini di produzione mediatica che di contenuti mediatici, di diversi gruppi, inclusi minoranze culturali, etniche e linguistiche, accessibilità ai media per le persone con disabilità, comunità locali e regionali e donne”. Solo cinque i paesi a basso rischio, Quattro paesi si collocano nella fascia a basso rischio: Danimarca, Francia, Lituania, Paesi Bassi e Svezia. Anche quest’area il nostro paese è tra quelli a rischio medio con Austria, Belgio, Croazia, Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Repubblica di Macedonia del Nord, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna e Slovenia. Più grave la situazione in nove paesi: Albania, Bulgaria, Cipro, Ungheria, Malta, Montenegro, Romania, Serbia e Turchia.
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