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Cosa c’è e cosa non c’è nel decreto sulle liste d’attesa

Decreto liste di attesa: dal salta- fila agli incentivi economici per medici e infermieri: in che modo il Parlamento prova a superare l’empasse delle liste di attesa in sanità 

Non sarà l’emergenza liste di attesa in sanità a costringere i parlamentari a rimanere a lavoro anche ad agosto. In base alla “minaccia” che arriva dal ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani “mancano tre settimane alla pausa estiva e ci sono sette decreti da convertire in Parlamento per scongiurarne la scadenza. C’è molto lavoro da sbrigare – ha detto il ministro al “Messaggero” -. Fino ad un paio di settimane fa però i decreti erano quasi dieci, poi abbiamo convertito Agricoltura e Coesione. Intanto questa settimana puntiamo a concludere l’iter di altri tre, che sono il provvedimento sulle liste d’attesa, quello sulla casa del ministro Salvini e quello a cavallo tra Sport e Istruzione, due approvati dalla Camera e uno dal Senato”. E se serve i parlamentari saranno chiamati in aula anche a Ferragosto. “Spero di no ma se serve sì. Senza voler punire nessuno o voler negare le vacanze ai parlamentari, non possiamo permetterci di non rispettare il nostro calendario”.

IL DECRETO SULLE LISTE DI ATTESA PASSA AL SENATO

La settimana scorsa, con 50 voti contrari, 87 favorevoli e nessun astenuto, il Senato ha approvato il decreto-legge con misure per ridurre i tempi delle liste d’attesa nella sanità. Il provvedimento, che ora è al vaglio della Camera, dovrebbe essere convertito in legge entro questa settimana. “L’approvazione è una buona notizia per i cittadini e per il servizio sanitario nazionale – ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci -. Ringrazio i senatori per il lavoro svolto in Commissione e in Aula e le Regioni con le quali siamo riusciti a trovare un punto di incontro senza snaturare un provvedimento che punta a dare risposte che gli italiani attendono da troppo tempo”. Sul testo, che ha già ottenuto l’ok dalla commissione Affari sociali di Montecitorio, non è stata posta la questione di fiducia.

COSA PREVEDE IL DECRETO SULLE LISTE DI ATTESA CHE HA RIATTIVATO LO SCONTRO CON LE REGIONI?

Il decreto, che ha subito delle variazioni dopo l’esame del Senato, ha dato alle Regioni la responsabilità sui controlli e la possibilità di comminare sanzioni contro gli abusi e le inefficienze nella gestione delle liste di attesa. Il Ministero della Salute, invece, potrà intervenire con poteri sostitutivi solo in caso di ritardi e inadempienze regionali. In particolare, ha fatto discutere l’emendamento della Lega che ha cambiato l’articolo 2 sui controlli nella gestione delle liste d’attesa da parte delle Asl. Gli ospedali più ritardatari non riceveranno più le sanzioni da parte del Ministero della Salute, dovranno essere le Regioni e i “Ruas” (Responsabili unici regionale dell’assistenza sanitaria) a individuare e riprendere i nosocomi meno performanti.

L’amministrazione centrale interverrà solo in caso di gravi ritardi e inadempienze. Inizialmente il testo dava la possibilità al ministero di scavalcare le Regioni nel controllo dell’operato delle singole Asl. Un punto sul quale le Regioni hanno assunto una dura presa di posizione e che ha provocato anche un conflitto interno alla maggioranza, tra la Lega e Fratelli d’Italia. Un emendamento del relatore, frutto della mediazione portata avanti negli ultimi giorni tra Governo e Regioni, ha ripreso le richieste delle Regioni prevedendo i poteri sostitutivi del Governo nel caso in cui le Regioni non dovessero raggiungere degli obiettivi con modalità che saranno definite da un apposito dpcm previa intesa Stato-Regioni.

IL RUOLO CENTRALE DELL’AGENAS

Il decreto prevede un ruolo centrale per l’Agenas, Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, presso il quale sarà istituita la Piattaforma nazionale per le liste d’attesa con l’obiettivo di monitorare in tempo reale quali siano i tempi di erogazione di ogni prestazione. Un’altra novità riguarda l’introduzione di un Cup (il Centro prenotazioni) unico regionale o intraregionale presso il quale si possano prenotare tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato, come è presente in alcune Regioni. Il Cup sarà in prima linea, con i recall, anche evitare che prestazioni in agenda non siano effettuate. Inoltre, i cittadini che non effettuano visite prenotate senza avvisare saranno costretti a pagare ugualmente il ticket.

IL SALTA FILA NEL DECRETO SULLE LISTE DI ATTESA

Il decreto Schillaci, inoltre, introduce il principio del “salta fila”, cioè le aziende sanitarie, qualora i tempi di smaltimento delle prenotazioni siano eccessivi, sono chiamate a garantire le prestazioni in regime di intramoenia o attraverso il privato accreditato e i cittadini dovranno pagare solo i ticket. Inoltre, non sarà più possibile “chiudere” le prenotazioni e i direttori generali saranno valutati anche in base alle performance delle Asl sui tempi di attesa. Per accorciare le file si potranno programmare le visite e gli esami anche il sabato e la domenica, oppure prolungare la fascia oraria.

GLI INCENTIVI ECONOMICI PER MEDICI E INFERMIERI, BASTANO?

Se da un lato si sanziona, dall’altro si premia: gli straordinari di medici e infermieri saranno tassati al 15% e non al 40%. Questo incentivo, secondo Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed (medici ospedalieri), non basta. “Innanzitutto, andava sbloccato subito il tetto sul personale senza aspettare il 2025: ci auguriamo che il ministro lo faccia quanto prima con un suo decreto che consenta davvero di assumere – ha detto Quici al Sole 24 ore -. Continuare a dare qualche decina di euro in più l’ora agli stessi colleghi che già oggi sono oberati è un intervento tampone che non porta da nessuna parte. Bisognava agire prevedendo un’indennità di specificità adeguata, che restituisse appeal al Ssn”.

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