Dopo le dimissioni di Biagio Mazzotta si attende soltanto il via libera del Cdm per la nomina di Daria Perrotta quale Ragioniere generale dello Stato
Biagio Mazzotta dice addio alla Ragioneria generale dello Stato e approda ai vertici di Fincantieri. Il Ragioniere sarà il nuovo presidente del gruppo dopo la scomparsa di Claudio Graziano. La nomina era nell’aria, soprattutto era nell’aria la sua uscita dal ministero dell’Economia, dove è ormai pronta a sostituirlo Daria Perrotta, attualmente a capo dell’ufficio legislativo di Giancarlo Giorgetti. La nomina dovrebbe avvenire al prossimo Consiglio dei ministri.
CHI E’ DARIA PERROTTA, IL PROFILO TRACCIATO DAI GIORNALI
Classe 1977, con Perrotta – ricorda il Sole24Ore – si siede per la prima volta alla scrivania di Ragioniere generale una donna, under 50, e soprattutto protagonista di una carriera molto ricca ma fin qui tutta giocata fuori dalle stanze della Ragioneria, che in tempi recenti ha accolto esterni solo in arrivo da Bankitalia. L’attuale capo dell’ufficio legislativo, dal 2020 sostituto procuratore generale in Corte dei conti, ha iniziato a lavorare fianco a fianco con Giorgetti fin dai tempi lontani della presidenza della commissione Bilancio, nei primi anni Duemila. Il ticket si è riformato nel 2018 a Palazzo Chigi, dove Perrotta però ha affiancato anche i sottosegretari Maria Elena Boschi prima e Roberto Garofoli poi”.
“IL REGNO DI DARIA PERROTTA” COPYRIGHT FATTO QUOTIDIANO
Più articolato e anche più pungente il profilo che aveva tracciato qualche mese fa il Fatto quotidiano, con riferimento al “regno di Daria Perrotta, prima donna Ragioniere generale dello Stato e prima esterna a non venire da Banca d’Italia. Classe 1977, lauree in Scienze politiche e in Giurisprudenza, un master in econometria applicata”. La sua carriera inizia a Montecitorio come “documentarista della Commissione Bilancio. È lì che inizia il sodalizio con Giorgetti, che ne fu per due volte presidente: al contrario di quello col leghista, però, il rapporto coi vertici amministrativi della commissione è più travagliato e la spinge, siamo nel 2016, alla corte di Maria Elena Boschi, prima ministra delle Riforme e poi sottosegretaria alla presidenza del Consiglio”.
Finita malamente l’era renziana “Perrotta resta a Palazzo Chigi, dove al posto di Boschi arriva Giorgetti (Conte 1): poi un paio d’anni al ministero della Cultura con Dario Franceschini (Conte 2) e il ritorno a Chigi col governo Draghi (capo di gabinetto del sottosegretario Roberto Garofoli) prima dell’approdo al ministero dell’Economia di nuovo con Giorgetti. Nel mezzo, siamo nel 2020, la vittoria del concorso in Corte dei Conti, dove però ha lavorato ben poco. Fin qui il curriculum – precisa il Fatto quotidiano – che non spiega la bizzarria della scelta”.
SUL SUPERBONUS ANCHE LE IMPRONTE DI DARIA PERROTTA?
Si passa poi all’esplosione dei costi del Superbonus, alla base del foglio di via riservato a Mazzotta. “Di sicuro – si legge sul Fq – sulle fallimentari stime del Tesoro, specie per l’avallo alla dilettantesca relazione tecnica del Dipartimento Finanze ai tempi del Conte 2, ci sono anche le sue impronte, ma non mancano nemmeno quella di Perrotta. Come ha spesso ripetuto in questi mesi lo stesso Ragioniere, è stata proprio lei negli ultimi due anni e mezzo ad affossare o edulcorare i pareri della Rgs sui bonus edilizi”.
PERROTTA, CORAZZIERA DELLE REGOLE E PUPILLA DI GIORGETTI
A giugno 2023, Carmelo Caruso sul Foglio scriveva: “… Basta praticare uno strappo nel cielo di carta di Meloni e si scopre che Mantovano dialoga con Giorgetti, che Giorgetti ragiona con Pugnalin e che Daria Perrotta, capo del legislativo di Giorgetti, è la bravissima corazziera delle regole, tutta leggi e Quirinale”.
Un mese dopo, a luglio 2023, è il turno di Luigi Bisignani il quale sul Tempo scriveva: “dopo Palazzo Chigi e Consulta, presto anche la Ragioneria generale dello Stato indosserà la gonna. Grazie ad una ardita manovra di Palazzo, è in arrivo la «ganzissima» Daria Perrotta, da sempre pupilla del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’anno scorso, l’eminenza grigia della Lega non era riuscito ad insediarla come capo di gabinetto del Mef, dove invece aveva dovuto piazzare il modesto Stefano Varone il quale, sulla scia del suo ministro, non si è certo dimostrato un cuor di leone. La tenace Perrotta,
invece – proseguiva Bisignani – per scalzare dall’incarico apicale del prestigioso dipartimento di via XX Settembre una vecchia volpe della Ragioneria come Biagio Mazzotta, è riuscita a contare addirittura sull’endorsement, insperato, di un’altra «gonna», quella di Alessandra Dal Verme, cognatina preferita del commissario Gentiloni e in buoni rapporti con il PD a cui la coppia Meloni-Mantovano, in fatto di nomine, abbaia ma certo non morde. (…) Vedremo se la nomina della Perrotta si rivelerà -quota rosa a parte- una scelta giusta, anche in vista del gravoso compito della Ragioneria per la «bollinatura» delle coperture della Finanziaria”.