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Meloni schlein

I sinistri vaticini di Elly Schlein

I neri presagi della Schlein, le decisioni impensabili di von der Leyen e le vignette contro Giorgia Meloni. I Graffi di Damato

Accorsa anche lei a Bruxelles, ma non per accompagnare Giorgia Meloni al Consiglio Europeo, avendo almeno per ora tutt’altro ruolo in Italia, la segretaria del Pd Elly Schlein ha annunciato ai suoi colleghi di parte del vecchio continente che siamo finalmente in vista di una crisi di governo. Quello in carica, a dispetto dei larghi margini della maggioranza parlamentare conquistata l’anno scorso e della “prospettiva di legislatura” rivendicata ogni giorno dalla premier in carica, fiduciosa per giunta di poter essere confermata nella prossima direttamente dagli elettori con la riforma che ha messo in cantiere al Senato; quello in carica, dicevo, durerò meno delle Camere attuali. O se le porterà appresso nella tomba quando cadrà anzitempo.

Questi neri presagi, o di  viola quaresimale del suo frequente abbigliamento, sono stati ripetuti dalla Schlein all’ospitalissima Repubblica, cui non è parso vero poterli ostentare in prima pagina accanto ad un altro presagio negativo, riguardante questa volta tutta l’Unione Europea. Eccovene la sintesi: “Scenario catastrofico nel 2030. L’Unione Europea conterà 35 partner, solo per l’Ucraina avrà speso circa 200 miliardi di euro, non potrà prendere una singola decisione perché l’unanimità sarà impossibile, avrà larghe fette di popolazione scontenta poiché Kiev e i nuovi soci avranno drenato tutte le risorse continentali per agricoltura e sviluppo”. Tutto testuale, vi giuro, che spero sia sfuggito alla lettura della Schlein per la sua incolumità fisica, non potendosi obiettivamente capire la fretta che lei mostra di avere per prendere il posto della Meloni, partecipando così in Europa a questa macabra danza.

LE IMPENSABILI DECISIONI DI VON DER LEYEN E LE VOLGARI VIGNETTE CONTRO MELONI

Il povero Federico Fubini rischia di finire in un manicomio riaperto apposta per lui avendo scritto tutt’altro nell’editoriale del Corriere della Sera sul “salto in avanti” a Bruxelles. Dove “governare l’Unione europea è diventato l’arte di pensare l’impensabile”. “Se all’inizio del suo mandato qualcuno avesse detto a Ursula von der Leyen- ha scritto Fubini- quali decisioni aspettavano la sua Commissione, probabilmente neanche lei ci avrebbe creduto. Non avrebbe mai creduto che lei stessa avrebbe messo sul tavolo dei leader di 27 Paesi -quasi tutti in tempi brevi- un eurobond da 800 miliardi, di cui l’Italia ha una fetta di un quarto con il piano nazionale di ripresa e resilienza”. Una fetta che non abbiamo perduto né con l’arrivo della Meloni a Palazzo Chigi né dopo più di un anno di governo, durante il quale la premier si è messa peraltro a fare concorrenza al suo predecessore Mario Draghi, pur imprudentemente criticato qualche giorno fa, nell’accumulare foto di incontri internazionali  per il suo album.

In un pur improbabile manicomio, se permettete, ci manderei anche il vignettista del Fatto Quotidiano Riccardo Mannelli per la sua volgare rappresentazione odierna della Meloni e delle sue “gambe corte” e grassottelle. Che compenserebbero il naso pinocchiescamente lungo della Schlein.

– Leggi qui tutti i Graffi di Damato

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