Dubbi sulla candidatura di Elly Schlein alle prossime elezioni europee 2024: mai un segretario Pd si è candidato in cinque circoscrizioni
Candidarsi o non candidarsi. Il dilemma che sta arrovellando i pensieri della segretaria del Pd Elly Schlein punta alle prossime elezioni europee di giugno. Dall’altro lato della barricata dovrebbe esserci la premier Giorgia Meloni, che ha chiamato in causa la segretaria democratica nel corso della sua conferenza stampa di inizio anno.
SCHLEIN CANDIDATA ALLE EUROPEE: QUANTO SONO RISCHIOSI I “BUONI CONSIGLI”?
Una delle ipotesi in campo è che la segretaria Schlein si candidi come capolista nelle cinque circoscrizioni. Le “pluricandidature”, però, non fanno parte della cultura politica del Pd e già, alle prime ipotesi, si sono sollevate numerose voci discordi. Prima fra tutte, e più pesante, quella del “padre” del Pd, Romano Prodi. “Il mio discorso è generale e vale per tutti – ha detto l’ex Premier -. Se metti cinque candidature e ne scegli una vuole dire che alle altre quattro non ci vai. In alcuni casi non ci vai proprio”. Per l’ex premier, le pluricandidature sono “un vulnus per la democrazia”. Ma, anche all’interno del Pd, non la pensano tutti come Romano Prodi. Come Walter Verini che addirittura le suggerisce di candidarsi e di andare in Europa. “Potrebbe candidarsi per andare al Parlamento europeo – ha detto il parlamentare democratico -. Sarebbe un segno di forza se la leader del Pd decidesse di candidarsi per stare in Europa, per combattere la battaglia lì, fare la parlamentare europea e contribuire a dare all’Europa quella nuova fase di consolidamento”. Un consiglio che può sembrare un po’azzardato, quello dell’ex tesoriere del Pd, ma che ha due precedenti illustri: Achille Occhetto ed Enrico Berlinguer.
I SEGRETARI PD CANDIDATI ALLE EUROPEE DA BERLINGUER A VELTRONI, PASSANDO PER OCCHETTO
La scelta della segretaria Schlein dovrà tenere in considerazioni le diverse esigenze del presente ma sarà gravata da peso degli esempi del passato. Prima di lei mai un segretario del Pd si è candidato alle elezioni europee in tutte e cinque le circoscrizioni come vorrebbe fare Elly Schlein. Chi ci andò più vicino fu proprio Achille Occhetto che nel 1994, da segretario del Pds, e nel 1989, da segretario del Pci, si candidò in tre circoscrizioni accettando il mandato parlamentare. Ha fatto il “segretario all’estero” anche Enrico Berlinguer, candidato nel 1979 ed europarlamentare fino al 1982. L’ultimo segretario a candidarsi fu Walter Veltroni, da segretario Ds, alle europee 1999 in una sola circoscrizione.
SEGRETARI PD ELEZIONI EUROPEE: MAI NEGLI ULTIMI 20 ANNI
Dagli anni 2000 la musica è cambiata in casa Pd dove, anche per segnare la differenza con quello che facevano gli avversari. Silvio Berlusconi, leader mai messo in discussione de suo partito, non ha mai fatto mancare il sostegno del suo seguito elettorale personale alla sua coalizione. Europarlamentare dal 1999 al 2001 e dal 2019 al 2022, si candidò anche nel 2009, nel 2004 e nel 1999. Al contrario nel 1999 Romano Prodi, rifiutò di candidarsi per l’Ulivo, così come Francesco Rutelli per la Margherita e Piero Fassino per i DS nel 2004. Lo stesso discorso valse per Dario Franceschini nel 2009, Matteo Renzi nel 2014 e Nicola Zingaretti nel 2019.
SCHLEIN CANDIDATA ALLE EUROPEE: ALLA RICERCA DI UNA BUONA RAGIONE
Certo, come suggerisce Daniela Preziosi su Domani, la leader del PD dovrebbe avere davvero una buona ragione da presentare a chi le chiederà perché ha scelto di candidarsi. Le ragioni, in realtà potrebbero essere almeno due. Prima di tutto una candidatura alle Europee potrebbe essere l’occasione per misurarsi con la diretta avversaria, la premier Giorgia Meloni che, con ogni probabilità, si candiderà come capolista con l’accordo esplicito di lasciare il posto ai compagni di partito. Un’altra ragione potrebbe risiedere nel desiderio di sostenere elettoralmente un partito che fa parte di una famiglia politica che rischia di vedersi estromessa dal cuore dell’Istituzione, la Commissione, in favore di una inedita intesa delle forze di centrodestra.
RENZI CRITICA IL TEMPOREGGIAMENTO DI SCHLEIN SULLA CANDIDATURA ALLE EUROPEE
Basterà questo a spiegare ai suoi elettori una scelta controcorrente? Di certo non basterà ai suoi detrattori. Proprio ieri Matteo Renzi, nel suo editoriale sul Rifomista, ha attaccato la segretaria per il suo attendismo. “L’errore è tutto di Elly: doveva replicare per prima alla Meloni- ha scritto l’ex Premier -. Avrebbe potuto dirle sì, avrebbe potuto dirle no. Rispondendole Ni e aprendo il dibattito interno si sono levate le voci – disinteressate e non – di tutti, tranne che l’unica che forse valeva la pena sentire: la voce di Elly. Peccato, un’occasione persa”.