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Difesa e missioni, i numeri delle Forze armate. Parla il gen. Portolano

Audizione del capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Portolano. La richiesta di forze ad altissima prontezza operativa

Una relazione analitica su quanto fatto lo scorso anno e un’analisi dettagliata e puntuale sulle missioni internazionali delle Forze Armate italiane per il 2025. Il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, non è stato parco di dettagli nel corso dell’audizione davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato.

La relazione, inserita nel quadro dell’esame congiunto della Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 19 febbraio, ha evidenziato la necessità di disporre di forze ad alta e altissima prontezza operativa per garantire la sicurezza nazionale e il rispetto degli impegni presi in ambito euro-atlantico.

I NUMERI DELL’IMPEGNO ITALIANO NELLE MISSIONI INTERNAZIONALI

Secondo i dati ufficiali, la scheda contenuta nella Delibera prevede una forza massima di 2.867 unità, 339 mezzi terrestri, 4 navali e 15 aerei per affrontare situazioni emergenziali e garantire la piena operatività nell’ambito delle missioni Nato.

Attualmente, le Forze Armate italiane sono coinvolte in 39 missioni e operazioni internazionali, con una consistenza media di 7.750 unità e un contingente massimo autorizzato di 12.100 unità. Il costo totale per il 2025 ammonta a 980 milioni di euro, a cui si aggiungono 500 milioni per il 2026, portando l’investimento complessivo per il biennio a 1,48 miliardi di euro.

QUALI SONO LE AREE DOVE SONO PRESENTI LE FORZE ITALIANE

Le aree di interesse strategico per l’Italia, in un contesto geopolitico sempre più complesso, sono: Mediterraneo, Balcani e Fianco Est della Nato, Medio Oriente, Sahel/Golfo di Guinea, Corno d’Africa.

Il generale Portolano ha sottolineato che la presenza di Russia e Cina in queste regioni è sempre più marcata, con il tentativo di aumentare la loro influenza e ridurre quella occidentale, come dimostrato dalle tensioni nei Balcani, con la disputa tra Serbia e Kosovo, e in Africa, dove gli equilibri di potere stanno cambiando rapidamente.

LA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE

In Medio Oriente, l’Italia è attivamente impegnata nel tentativo di contenere l’escalation del conflitto tra Israele e Hamas, senza dimenticare Hezbollah. La missione Unifil in Libano resta un pilastro della strategia italiana per la stabilizzazione dell’area. Inoltre, l’Italia ha avanzato la candidatura per assumere nel 2025 il comando della missione, in scadenza con il mandato spagnolo a giugno. Parallelamente, l’operazione Levante è stata avviata per fornire aiuti umanitari alla popolazione palestinese a seguito del conflitto in corso.

MEDITERRANEO E AFRICA, LE SFIDE GEOPOLITICHE

Il Mediterraneo allargato resta un bacino strategico dove Russia e Cina stanno cercando di accrescere la loro influenza. Nei Balcani occidentali, Mosca e Pechino stanno alimentando le tensioni irrisolte tra Serbia e Kosovo, mentre in Nord Africa, la Libia rimane una priorità per l’Italia per motivi migratori, energetici e securitari.

NIGER E SAHEL, PREVENIRE DESTABILIZZAZIONI

Per quanto riguarda il Sahel, il capo di Stato Maggiore ha evidenziato la necessità di evitare un “effetto contagio” che potrebbe destabilizzare ulteriormente l’area, trasformandola in uno strumento di pressione contro l’Italia e l’Unione Europea. Nonostante il disimpegno di diversi Paesi occidentali, l’Italia intende proseguire la collaborazione bilaterale con il Niger, considerato un crocevia fondamentale per il controllo dei flussi migratori e la sicurezza regionale.

L’OPERAZIONE ASPIDES E LA SICUREZZA NEL MAR ROSSO

Di particolare importanza è infine l’operazione Aspides, avviata per garantire la sicurezza del traffico marittimo nel Mar Rosso, minacciato dagli attacchi degli Houthi. Secondo Portolano, questa missione è cruciale per la stabilità economica dell’Italia e potrebbe essere integrata con l’operazione antipirateria Atalanta, per ottimizzare le risorse e garantire maggiore efficacia.

 

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