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Forza Italia

Da Forza Italia al PD, passando per Lega e Terzo Polo: tutti i partiti sono in crisi, tranne FdI

Futuro incerto per Forza Italia ma anche gli altri partiti non godono di ottima salute. Una panoramica verso le europee del 2024

Archiviati quattro giorni intensi per la politica italiana in cui tutta l’attenzione è stata catalizzata dal funerale al fondatore di Forza Italia e uomo simbolo della Seconda Repubblica, i partiti tornano a guardare alle beghe interne. Infatti, se Forza Italia nei prossimi mesi si gioca l’esistenza, non è di certo il solo partito che dovrà sanare più di qualche frattura interna.

LA FAMIGLIA BERLUSCONI NON ABBANDONA FORZA ITALIA

La morte di Berlusconi ha avuto un primo immediato effetto sulla sua creatura politica: forte dell’ondata emotiva i sondaggi hanno visto un’impennata delle preferenze di voto, che arrivano al 13,3%, per la creatura politica di Silvio Berlusconi. Un risultato difficile da confermare al prossimo anche nelle urne. Intanto Forza Italia registra una prima buona notizia dopo la morte del fondatore: la famiglia Berlusconi non intende disimpegnarsi dal partito.

Forza Italia ha un’esposizione debitoria di oltre 90 milioni, garantita proprio dalla famiglia Berlusconi il cui sostegno dovrebbe continuare in vista del prossimo appuntamento elettorale europeo.

Messi al sicuro, per il momento, i flussi finanziari Forza Italia, per restare in vita, dovrà fronteggiare la diaspora dei parlamentari che potrebbero volgere lo sguardo verso Fdi (sebbene la Premier Meloni per il momento abbia chiuso le porte del suo partito) oppure passare nel centro moderato e liberale di Matteo Renzi.

“Nessuna spaccatura, siamo il partito dei moderati”, ha detto ad Agorà su Raitre il vice ministro alla Giustizia Sisto, gli fa eco il senatore Gasparri, “Non ci sarà nessun rompete le righe”, dice, e l’ex presidente dei deputati Cattaneo “Sicuramente resteremo uniti, glielo dobbiamo. Guardare avanti e stare uniti”.

TERZO POLO, CONFLITTO A BASSA INTENSITÀ

Quest’ultimo, eterna giovane promessa mai sbocciata in tutto il suo potenziale, è in realtà il profilo che è più facile immaginare tra le fila dei renziani. Ma passerebbe da un contesto di guerra latente a uno di conflitto deflagrato e conclamato.

Non c’è mai stata vera pace nel Terzo Polo, due personalità troppo spigolose, quelle di Carlo Calenda e Matteo Renzi, per andare autenticamente d’accordo. Una guerra, anche a colpi di tweet, che ha visto numerosi ultimatum e ultimi atti, ma la parola fine non è mai stata scritta.

Eppure, Italia Viva, con l’arrivo di Enrico Borghi dal Pd, avrebbe avuto la possibilità di costituire un gruppo autonomo al Senato costringendo i senatori di Azione a confluire nel gruppo misto. Cosa non ancora successa e che metterebbe la parola fine sul progetto di Renew Europe. E che non accadrà, almeno fino alle prossime europee.

LE NUOVE NOMINE IN FORZA ITALIA

Il giorno prima dei funerali di Berlusconi si è tenuto l’ufficio di presidenza azzurro che aveva all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio 2022, insieme alla scelta di nomine di reggenti e commissariamenti, indicazioni note e decise già da Berlusconi, ha spiegato Tajani, non riuscendo a smorzare qualche polemica.

Perché le nuove nomine favorirebbero proprio il ministro degli esteri e l’ultima compagna del Cavaliere. Tra i nuovi incarichi c’è il nome di Tullio Ferrante, vicinissimo a Fascina, a responsabile del tesseramento, e quella di Alessandro Battilocchio, deputato fedelissimo di Tajani, a responsabile elettorale.

A questo si aggiunge il commissariamento di Pavia, la città di Alessandro Cattaneo le cui quotazioni all’interno del partito stanno andando a calare.

L’INTRODUZIONE DELLA DEMOCRAZIA IN FORZA ITALIA

Nel partito la spinta al cambiamento è quanto mai forte attraverso l’introduzione di quei meccanismi di democrazia interna presenti in tutti gli altri partiti. Secondo quanto previsto dallo Statuto il Comitato di presidenza dovrebbe convocare il Consiglio nazionale per la sostituzione temporanea del presidente, fino alla convocazione del Congresso Nazionale, che avrà il compito di eleggere il nuovo presidente. Inoltre, lo statuto prevede la convocazione di un Congresso Nazionale ogni tre anni, ma dal 1994 è avvenuto solo due volte. “Il Presidente dirige il Movimento e lo rappresenta in tutte le sedi istituzionali e politiche – si legge nello Statuto -.

Convoca e presiede il Comitato di Presidenza, il Consiglio Nazionale, e il Congresso Nazionale. Nomina 6 membri del Comitato di Presidenza. Nomina i Responsabili Nazionali di Settore. Nomina i Coordinatori Regionali. Può inoltre delegare specifiche funzioni. In caso di dimissioni o impedimento permanente del Presidente, il Comitato di Presidenza convoca immediatamente il Consiglio Nazionale che provvede alla sua sostituzione temporanea per il periodo strettamente necessario per la convocazione del Congresso Nazionale”.

IL RUOLO DI MARTA FASCINA IN FORZA ITALIA

Sarà interessante capire quale sarà, se ci sarà, un ruolo per l’ultima compagna dell’ex Premier Marta Fascina, che nelle immagini del funerale abbiamo visto stretta alla figlia Marina. Potrebbe riuscire a fare da mediatrice con l’ala meridionale di Forza Italia, capeggiata da Renato Schifani, che, negli anni, ha regalato grandi gioie e grandi dolori al Cavaliere.

MELONI PENSA AL PARTITO UNICO CON FORZA ITALIA MA NON PRIMA DELLE EUROPEE

L’obiettivo di Forza Italia, al di là delle spaccature, è non scendere sotto il 4% alle prossime europee, soglia al di sotto della quale sarebbe difficile sopravvivere. Intanto la Premier Meloni, che al momento guida l’unica formazione politica apparentemente unita, starebbe pensando a fondare un grande partito di centro destra.

Ma i tempi sarebbero maturi solo dopo le elezioni europee, quando FdI, Lega e FI peseranno il loro consenso con il sistema proporzionale.

IN CASA LEGA ACQUE CHETE 

Anche la Lega, che arriva con l’8% dalle elezioni politiche (come Forza Italia), ha le sue spaccature interne tra i leghisti della prima ora, fortemente “nordisti”, e i sostenitori della svolta nazionale di Matteo Salvini. Qualche mese fa c’è stato uno scontro al calor bianco tra Bossi e Salvini quando il Senatur provò infilare una spina nel fianco del Ministro dei Trasporti attraverso il suo “Comitato nord”, nel tentativo di rilanciare i temi identitari storici del Carroccio.

Nel soggetto bossiano (il marchio è depositato ma al momento il partito non c’è) sono confluiti Paolo Grimoldi, deputato del Carroccio dal 2006 e non rieletto nella presente legislatura, dal 2015 al 2021 ha guidato la segreteria della Lega Lombarda, Roberto Mura, Federico Lena e Antonello Formenti e Massimiliano Bastoni. Al momento però, grazie dell’assegnazione di ministeri di peso e la conferma dei successi elettorali nelle regioni del Nord, le acque in casa leghista sembrano essere quiete. Ma sappiamo tutti cosa dice il proverbio delle acque chete.

LA DIREZIONE PD RIMANDATA

Lunedì scorso si sarebbe dovuta tenere la Direzione del PD. La morte di Berlusconi, avversario di sempre, ha fatto saltare i piani della segreteria Schlein che, in segno di rispetto, ha preferito rimandare la Direzione di una settimana. “Si chiude un’epoca – ha detto Elly Schlein -, siamo stati sempre avversari ma in questo momento resta il grande rispetto che si deve a un protagonista della storia politica del Paese”.

Ora tutti i riti, sacri e laici, sono stati compiuti per il Pd è tempo di tornare alla quotidianità. In direzione si discuterà del nodo delle alleanze visto che dalle ultime elezioni amministrative è emerso che senza alleanze non si vince. Il M5S, dal canto suo, non è disponibile ad alleanze organiche, allo stesso tempo non sarà semplice trovare una piattaforma programmatica di intesa con il Terzo Polo.

Questo è vero soprattutto dopo che Articolo 1 è tornato nel Pd. Il gruppo di Roberto Speranza e Pierluigi Bersani aveva lasciato il Pd dopo le lacerazioni sorte nel partito in seguito all’arrivo di Matteo Renzi alla segreteria. Il rientro di Articolo 1 fa gioco all’ala di sinistra cui fa capo Elly Schlein e che ha avuto la meglio sui riformisti, più moderati e cattolici di Stefano Bonaccini.

TUTTE LE CORRENTI DEL PD

 La segretaria ha dalla sua alcune correnti storiche del Pd: AreaDem di Dario Franceschini (con Chiara Braga, Marina Sereni, Franco Mirabelli), i Dems di Andrea Orlando (Peppe Provenzano, Antonio Misiani, Marco Sarracino), l’Area Zingaretti-Bettini (Roberto Morassut, Stefano Vaccari, Cecilia D’Elia), a cui si aggiungono i suoi “fedelissimi” tra cui Francesco Boccia, Marco Furfaro, Alessandro Zan e Chiara Gribaudo.

Si collocano tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini i democratici vicino a Gianni Cupero come Barbara Pollastrini e Mario Oliverio, quelli che hanno sostenuto Paola De Micheli come Vito de Filippo e Enza Bruno Bossio. Dall’altro lato della barricata ci sono Base riformista, con Lorenzo Guerini, Alessandro Alfieri, Simona Malpezzi, Simona Bonafè, Piero De Luca, LibertàEguale con Enrico Morando, Stefano Ceccanti, Giorgio Tonini, quelli che un tempo erano indicati come i “giovani Turchi” di Matteo Orfini (Luca Rizzo Nervo, Francesco Verducci, Agnese Pini), l’Area vicina a Graziano Delrio (Debora Serracchiani, Andrea De Maria) e quella di Piero Fassino (Matteo Ricci, Patrizia Toia, Claudio Mancini, Gianclaudio Bressa), insieme agli ex lettiani Marco Meloni, Anna Ascani, Matteo Mauri, Ilenia Malavasi e Lorenzo Basso. Restano fuori dagli schieramenti, per il momento, Marianna Madia e Lia Quartapelle.

 

– Leggi anche: Il PPE va verso destra? Tutte le mosse di Meloni & Co. in Europa

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