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Delmastro

Csm e sorteggio, cosa prevede la riforma croce e delizia di Delmastro e Nordio

Putiferio politico nella maggioranza dopo una “chiacchierata confidenziale” del sottosegretario Delmastro al Foglio: “nella riforma Nordio mi piace solo il sorteggio”

Ancora Delmastro, ancora lui. Nel vortice geopolitico che da decenni non influenzava così le politiche nazionali dell’Occidente, e non solo, l’ennesima polemica di giornata nel dibattito politico nazionale vede ancora una volta protagonista il sottosegretario meloniano alla Giustizia Andrea Delmastro.

Ad accendere la miccia una “chiacchierata confidenziale”, poi smentita e ritrattata dallo stesso Delmastro, rilasciata al Foglio e nella quale, in soldoni, bocciava senza appello la riforma della giustizia targata Nordio. Ricapitolando: il sottosegretario che contesta platealmente il lavoro del suo ministro. Nel frattempo dal rappresentante di Fratelli d’Italia e dallo stesso Nordio sono arrivate precisazioni sulla bontà della riforma, condivisa da entrambi. Per la serie, tutti d’amore e d’accordo.

LE PAROLE DI DELMASTRO AL FOGLIO

Cosa ha detto Delmastro di così eclatante? “Dare ai pubblici ministeri un proprio Csm – ha affermato – è un errore strategico che, per eterogenesi dei fini, si rivolterà contro. I pm, prima di divorare i politici, andranno a divorare i giudici. L’unica cosa figa della riforma è il sorteggio dei togati al Csm, basta”. “C’è un rischio nel doppio Csm – ha aggiunto poi l’esponente di FdI – O si va fino in fondo e si porta il pm sotto l’esecutivo, come avviene in tanti Paesi, oppure gli si toglie il potere di impulso sulle indagini”. Delmastro, secondo il giornale, è apparso poco convinto anche su un altro punto fondamentale della riforma costituzionale, l’istituzione di un’Alta corte disciplinare. “Nella mia persona – un’altra dichiarazione riportata – convivono entrambe le pulsioni, sia quella garantista che quella giustizialista, a corrente alternata secondo le necessità”.

NORDIO E LA RETROMARCIA DI DELMASTRO

Il ministro Nordio ha difeso la riforma, parlando di “enfatizzazione giornalistica” e sottolineando come la separazione delle carriere sia un passaggio necessario per garantire maggiore indipendenza alla magistratura giudicante. Di fronte al clamore suscitato dalle sue dichiarazioni, Delmastro ha poi ritrattato, esprimendo pubblicamente il proprio apprezzamento per la riforma nel suo complesso e ribadendo la piena condivisione della linea del governo.

IL DOPPIO CSM E IL SISTEMA DEL SORTEGGIO

Uno dei punti chiave della riforma al centro delle ‘confidenze’ di Delmastro, è quello relativo alla creazione di due Consigli superiori della magistratura separati: uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri. La riforma prevede che entrambi siano guidati dal presidente della Repubblica e includano il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione.

A fare la differenza sarà il metodo di selezione: mentre oggi i membri togati del Csm vengono eletti dai magistrati stessi, con la riforma saranno sorteggiati da elenchi predefiniti. Lo stesso criterio varrà per i membri laici, scelti tra professori di diritto e avvocati con almeno quindici anni di esperienza. L’obiettivo dichiarato del governo è ridurre l’influenza delle correnti della magistratura sulle nomine e limitare il cosiddetto “correntismo” all’interno del Csm, da anni al centro di polemiche e scandali.

Proprio il sorteggio è l’unico aspetto che Delmastro ha pubblicamente lodato, ritenendolo uno strumento efficace per depotenziare i giochi di potere interni alla magistratura.

L’ALTA CORTE DISCIPLINARE

Un altro elemento innovativo della riforma è l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, un organo indipendente che avrà il compito di giudicare i magistrati nei procedimenti disciplinari, togliendo questa funzione ai due nuovi Csm. L’Alta Corte sarà composta da 15 membri, in parte nominati dal presidente della Repubblica, in parte sorteggiati tra magistrati con almeno vent’anni di esperienza e in parte scelti tra professori universitari e avvocati. Anche su questo punto Delmastro, secondo Il Foglio, ha espresso perplessità, affermando di essere combattuto tra un approccio garantista e uno giustizialista “a corrente alternata”.

LA POSTA IN GIOCO, LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

Il cuore della riforma è la separazione netta tra giudici e pubblici ministeri. Attualmente – come spiega Pagella Politica – i magistrati italiani possono cambiare funzione nel corso della carriera, passando da un ruolo all’altro entro i primi dieci anni di attività. La riforma prevede invece che, una volta scelta una delle due carriere, non sia più possibile cambiare.

I sostenitori della riforma ritengono che questa misura garantirà una maggiore imparzialità ai giudici, evitando che un magistrato con anni di esperienza come pubblico ministero possa poi diventare giudice con un’impostazione accusatoria. I critici, invece, temono che la separazione possa indebolire la magistratura, rendendola più esposta all’influenza del potere politico.

Le dichiarazioni del sottosegretario hanno aperto senza dubbio una crepa nel fronte della maggioranza, seppur ricomposta rapidamente con la sua successiva rettifica. L’approvazione definitiva della riforma potrebbe comunque non essere un percorso privo di ostacoli, con il dibattito che promette di rimanere acceso sia dentro che fuori dal Parlamento.

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