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cannabis light

Cosa prevede la stretta sulla cannabis light che fa infuriare anche la Coldiretti

Il tema è di quelli divisivi, che sconfina sul piano ideologico e identitario: la cannabis light

Le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, in una seduta fiume notturna, hanno approvato un emendamento che introduce una stretta sulla cannabis light equiparata a quella non light. Il provvedimento è il ddl Sicurezza, che comunque approderà in Aula a Montecitorio dopo la pausa estiva.

Si accende la polemica. A prendere posizione contro la maggioranza non sono solo le opposizioni, ma anche gli stakeholders. Gli addetti ai lavori. L’associazione di produttori di canapa light lancia l’allarme parlando di oltre 10.000 i lavoratori a rischio nel settore. E, caso rarissimo in questa legislatura, a criticare la scelta del centrodestra ci sono anche la Coldiretti e il comparto agricolo.

COSA PREVEDE LA STRETTA SULLA CANNABIS LIGHT

L’emendamento approvato in commissione propone di intervenire sulla legge a sostegno della filiera della canapa ad uso industriale, con quantità di Thc inferiore allo 0,2%. Il fine è quello di “evitare che l’assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che mettano a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale”. Si vieta, dunque, la coltivazione e la vendita delle infiorescenze, anche di cannabis a basso contenuto di Thc, per usi diversi da quelli espressamente indicati nella legge stessa, e quindi quelli industriali consentiti. Il commercio o la cessione di infiorescenze viene punito con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando, dunque, la cannabis light a quella non light.

ASSOCANAPA, SU CANNABIS DECDISIONE ASSURDA, 10 MILA A RISCHIO

Come detto, per Assocanapa sarebbero oltre 10.000 i lavoratori a rischio nel settore della canapa. Si tratta di quelli che lavorano per la produzione della canapa ludica, la light, quella per fumare. Mentre la stretta decisa in nottata non riguarda chi produce canapa industriale per, ad esempio, le costruzioni o la carta. Lo spiega Federica Baravalle di Assocanapa, associazione nata nel 1998, che parla di una “decisone assurda, un fulmine a ciel sereno. Noi lotteremo e faremo proposte concrete ma temiamo cadranno nel vuoto. Bisogna normare il settore ma nel modo giusto”. Baravalle spiega comunque che è difficile avere un numero esatto dei lavoratori coinvolti perchè dopo il boom nel 2017 della cannabis-light hanno aperto tantissime micro-imprese, molti piccoli negozi.

Ma c’era già stato un primo stop con la circolare di Matteo Salvini del 2018 che aveva incrementato i controlli “facendo una strage”. Viceversa se nel 2017 “il settore fosse stato regolamentato ci sarebbe stata più chiarezza. Invece, anche ora, esiste solo la legge 242 ma riguarda solo gli agricoltori”. Baravalle spiega ancora che le norme non riguardano la filiera tradizionale (tessile, edilizia, carta) me che la produzione delle infiorescenze per l’uso ludico era comunque una spinta per i produttori.

COLDIRETTI, SE PASSALA  STRETTA SULLA CANNABIS LIGHT A RISCHIO LE COLTIVAZIONI LECITE

Arriviamo quindi alla Coldiretti di Prandini e Gesmundo, tacciati spesso in questa legislatura dai detrattori di essere la longa manus del Ministero dell’Agricoltura guidato dal big di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida. La norma, spiega Coldiretti, “mette a rischio la sopravvivenza di un intero comparto impegnato in una coltivazione dove sono stati fatti investimenti significativi. Per questo, afferma l’associazione dei coltivatori diretti, chiediamo le modifiche di un emendamento che danneggia pesantemente le aziende agricole. Di fatto l’infiorescenza della canapa rappresenta una parte fondamentale del valore aggiunto della pianta, e vietarne la raccolta e l’essiccazione rischia di far crollare un intero settore dove sono impegnati tanti giovani agricoltori”.

Coldiretti aveva espresso più volte “la necessità di tutele per gli agricoltori che producono canapa in piena legalità, come pure riconosciuto dalla normativa europea, anche per rispondere a mercati come quelli della nutriceutica, della cosmetica, dell’industria o dell’arredo. Questo emendamento che, come detto, toglie la possibilità di raccogliere, utilizzare ed essiccare l’infiorescenza, blocca anche le esportazioni verso i mercati esteri che rappresentano una grossa fetta del nostro mercato tagliando le aziende italiane completamente fuori dalla competizione a livello europeo. Ora si mette a rischio un settore produttivo che conta migliaia di persone impiegate e circa 4mila ettari coltivati” conclude.

COPAGRI, CON STOP A CANAPA A RISCHIO MIGLIAIA DI AZIENDE AGRICOLE

“Invece di lavorare per sciogliere i tanti nodi normativi che frenano lo sviluppo della canapicoltura, rispondendo alle richieste dei produttori agricoli che vogliono operare nella piena legalità e nella tutela della salute dei consumatori, si preferisce mettere a rischio la tenuta di migliaia di aziende, che per la stragrande maggioranza sono guidate da imprenditori giovani, dinamici e innovativi, vietando la produzione, la lavorazione e la vendita di tutte le infiorescenze, ovvero i fiori della pianta di canapa”. Così il presidente della Copagri Tommaso Battista sul Ddl sicurezza che ha concluso il suo iter nelle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera.

Con lo stop alla cannabis light “si tagliano le gambe a un settore in grande ascesa, che pur interessando poco meno di 5mila ettari in tutto il Paese, vale diverse centinaia di milioni di euro e nelle diverse fasi della filiera impiega circa 10mila lavoratori, con una percentuale molto alta di giovani”, aggiunge Battista sottolineando che “tutti questi imprenditori si troveranno ora costretti a dover far fronte ai sostanziosi investimenti portati avanti per tutte le attività legate alla coltivazione e alla raccolta della canapa”.

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