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Def

Cosa c’è scritto nel Def (o Dfp)

Crescita dimezzata allo 0,6%, ma i conti tengono. Il deficit rimane sotto il 3%. Ecco le novità del nuovo e ribattezzato Documento di finanza pubblica

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo Def 2025, il primo documento dell’anno sull’andamento dei conti pubblici. Il Def, dopo un passaggio normativo, cambierà nome in Dfp, Documento di finanza pubblica. Il testo per la prima volta è modulato secondo i dettami del nuovo Patto di stabilità Ue.

LA CRESCITA RALLENTA ALLO 0,6%, MA I CONTI PUBBLICI RESTANO SOTTO CONTROLLO

Atteso alle Camere entro il 10 aprile, il provvdimento delinea un quadro economico all’insegna della prudenza. L’Italia rivede al ribasso le stime di crescita per il prossimo anno, con il Pil previsto in aumento dello 0,6%, la metà rispetto al +1,2% indicato nel Piano strutturale di bilancio di sette mesi fa. Tuttavia, il governo conferma il mantenimento del deficit sotto il 3% a partire dal 2026 e ribadisce l’impegno a una gestione responsabile della spesa pubblica.

UNO SCENARIO ECONOMICO COMPLESSO, MA STABILE

“Il contesto è difficile” ha ammesso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante la presentazione del documento, ma non manca l’ottimismo: “Nonostante il dimezzamento delle previsioni di crescita, incredibilmente la finanza italiana rispetta tutti gli indicatori”. Il ministro ha sottolineato l’incertezza geopolitica che rende difficili le stime anche di breve periodo, citando come esempio la decisione del presidente Trump di sospendere alcune misure economiche. “Se riesco ad azzeccare il 2025, sono già un mago” ha dichiarato con ironia.

DEFICIT SOTTO CONTROLLO E RIDUZIONE DEL DEBITO

Secondo il Dfp, il deficit resterà al 3,3% nel 2025, per poi scendere al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027, in linea con gli obiettivi europei per uscire dalla Procedura per disavanzo eccessivo. Il debito pubblico, invece, è atteso al 136,6% del Pil nel 2025, al 137,6% nel 2026 e al 137,4% nel 2027. Quest’ultimo dato tiene conto della progressiva riduzione dell’effetto del Superbonus, che secondo Giorgetti inizierà a sgonfiarsi proprio nel 2027, contribuendo così alla stabilità del quadro macroeconomico.

PREVISIONI PRUDENTI E CONFRONTO CON I DATI EUROPEI

Il documento, che rappresenta la prima attuazione della nuova normativa Ue, funge da rendiconto tecnico sui progressi compiuti dopo il Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psbmt) 2025-2029. Le previsioni per il 2026 e 2027 indicano una crescita costante allo 0,8%. Secondo la nota del governo, i dati di consuntivo del 2024 hanno mostrato un deficit più basso del previsto: 3,4% del Pil, a fronte del 3,8% stimato nel Psbmt e del 4,3% nel precedente Def.

CONFERMATA LA LINEA DI RIGORE SULLA POLITICA FISCALE

Il Dfp rispetta anche la traiettoria della spesa netta richiesta dalle regole europee. Restano per ora escluse valutazioni sull’impatto dei dazi commerciali e sulle spese per la difesa, sebbene il governo mantenga una linea prudente anche su questi fronti, con un orientamento verso “interventi chirurgici” e una soglia di riferimento al 2% del Pil per le spese militari.

RIFORMA FISCALE: PROROGA DI QUATTRO MESI

Nel corso della stessa seduta, il Consiglio dei ministri ha approvato la proroga della delega fiscale fino al 31 dicembre 2025. Come ha spiegato il viceministro delle Finanze Maurizio Leo, l’obiettivo è “consolidare i risultati ottenuti e completare gli interventi ancora in elaborazione”. Dall’avvio della riforma nell’agosto 2023, sono stati approvati 14 decreti legislativi e 4 testi unici, che ora potranno essere completati nei prossimi mesi.

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