Con il dl Pnrr in discussione a Palazzo Chigi, ecco i poteri sostitutivi del governo. Ma non solo
Il Consiglio dei Ministri programmato per oggi alle 15.30 ha aperto i battenti alle 16 circa e porterà aggiornamenti importanti sul dossier Pnrr.
Tutti i dettagli.
PNRR, VIA ALLA STRETTA SUI SOGGETTI ATTUATORI
Con il nuovo decreto sul Pnrr, infatti, arriverà una stretta sui soggetti attuatori del Piano, vale a dire le amministrazioni, gli enti locali o le società titolari di servizi pubblici. Come si può leggere dalla bozza (vedi allegato in fondo), l’articolo 2 (su 49 totali) prevede che il governo possa attivare i poteri sostitutivi nel caso in cui, dopo la verifica delle rispettive unità di missione, ci sia un disallineamento tra i cronoprogrammi degli interventi e i dati comunicati dagli enti al sistema informatico Regis. Di più: in caso di verifica da parte di Palazzo Berlaymont (Commissione Ue, ndr) de “l’omesso o l’incompleto conseguimento degli obiettivi, l’amministrazione centrale titolare dell’intervento è obbligata a restituire gli importi percepiti, attivando le corrispondenti azioni di recupero nei confronti dei soggetti attuatori”.
Quindi, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, i soggetti attuatori provvederanno a rendere disponibile o ad aggiornare sulla piattaforma di controllo, rendicontazione e monitoraggio del piano, Regis, il cronoprogramma degli interventi al 31 dicembre 2023 e il relativo stato di avanzamento. Nel mese successivo, invece, la cosiddetta unità di missione dell’amministrazione centrale attesterà il conseguimento degli obiettivi Pnrr dei cronoprogrammi. Successivamente, struttura di missione e Ragioneria generale statale verificheranno questo adempimento e, in caso di eventuali disallineamenti, occorreranno risposte dall’amministrazione centrale entro i successivi quindici/ventidue giorni al massimo.
Infine, entreranno in gioco i suddetti poteri sostitutivi richiesti al ministro competente (Raffaele Fitto, titolare del dossier e degli Affari europei) da parte della struttura di missione e della Ragioneria, per poi proporli al Consiglio dei ministri. In caso di “omesso ovvero incompleto conseguimento degli obiettivi finali di realizzazione previsti”, verranno restituiti tramite intervento dell’amministrazione centrale (sempre in tandem con la Ragioneria) “gli importi percepiti, attivando le corrispondenti azioni di recupero nei confronti dei soggetti attuatori anche mediante compensazione con altre risorse ad essi dovute a valere su altre fonti di finanziamento nazionale”. Inoltre, “è fatto divieto ai soggetti attuatori, beneficiari di canoni, contributi o di tariffe a carico dell’utenza, di trasferire sulla stessa gli oneri derivanti dall’attività di recupero effettuata dal Ministero dell’economia e delle finanze”.
QUANTO E’ STATO SPESO NEL 2023
Riguardo alle spese nel 2023, invece, il governo ha reso noto da pochi giorni che lo scorso anno le Pa hanno totalizzato 21,1 miliardi sui 40,9 previsti dalla Nadef (Nota di aggiornamento al documento economico- finanziario) 2022. Un “valore di poco inferiore a quanto registrato cumulativamente nel biennio 2021-2022”.
Quanto alla spesa reale, invece, del Piano rivisto sono stati spesi 43 miliardi: Mase in testa con 14 miliardi di euro, Mimit a 13,76mld, Mia a 6 miliardi.