Skip to content

emilia romagna de pascale

Chi sono i volti per il dopo Bonaccini in Emilia Romagna?

Michele De Pascale in pole per succedere in Emilia Romagna al governatore uscente Stefano Bonaccini

Dopo le Europee e i ballottaggi delle amministrative, chi è già in astinenza di elezioni dovrà attendere qualche mese. In autunno per la precisione, quando gli occhi saranno puntati su alcune regioni al voto. Tra cui l’Umbria della leghista Tesei (traballante dopo i risultati dei ballottaggi a favore del centrosinistra) e l’Emilia Romagna del dimissionario Stefano Bonaccini.

Proprio dal capoluogo bolognese da tempo ormai sono partiti ragionamenti, sondaggi e test per capire chi potrà raccogliere l’importante eredità del governatore uscente che traslocherà anticipatamente per il seggio al Parlamento europeo.

Le attenzioni maggiori sono verso il campo del centrosinistra, favorito per il successo finale. Lo dicono i numeri dei sondaggi. L’ultimo è quello realizzato da Nomisma, società indipendente e think tank di Bologna, sullo scenario pre-elettorale e rilanciata nei giorni scorsi sul Quotidiano nazionale.

I NUMERI E I SONDAGGI DI NOMISMA

Secondo questa consultazione se si votasse domani per le regionali in Emilia Romagna “il Pd sarebbe al 24,2%, Fdl al 14,8%, M5s al 5,4%, Verdi al 5,3%, Lega al 4,5%, Forza Italia al 4,4%, Azione al 2,7%, gli altri sotto ma con il 18% di indecisi (centrosinistra al 52,8%, centrodestra al 36,5%, M5s all’8,2%). Se si dovesse scegliere un candidato presidente, il 47,5% della platea sceglierebbe a prescindere dal nome il centrosinistra, il 34,1% quello del centrodestra, il 10,7% un altro candidato terzo, il 7,7% i pentastellati e i restanti indecisi. Un’alleanza Pd-M5s farebbe calare il centrosinistra al 47,1% e il centrodestra al 32,8%, accrescendo la voglia di un candidato diverso al 20,8%”.

Il dato più interessante, però, è quello sui profili dei possibili candidati. Ebbene per il 37,8% delle persone consultate il prossimo presidente dovrà venire dalla società civile. Solo per il 17% dei cittadini dovrà essere un esponente di partito.

I NOMI PIU’ NOTI

Andando ai nomi, il percorso è sicuramente in uno stato più avanzato nel centrosinistra, anche se questo non significa che sia meno accidentato. Anzi. Ormai da settimane in ballo ci sono soprattutto l’ex sindaco di Ravenna Michele de Pascale, nonché presidente dell’Unione delle province italiane, e l’assessore regionale Vincenzo Colla.

Sempre Nomisma ha testato anche il grado di notorietà: il più conosciuto è l’ex ministro e sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio (45,7%), seguito dal viceministro alle Infrastrutture di Fdl Galeazzo Bignami (21,9%), Isabella Conti, ex sindaca di San Lazzaro (20,2%), de Pascale (17,8%), l’assessore regionale al turismo Andrea Corsini (14%), Colla (10,6%), Ugolini (10,3%), il senatore di Fdl Marco Lisei (8,6%).

CHI È MICHELE DE PASCALE

De Pascale, classe 1985, di area riformista è stimato trasversalmente sia da Schlein che da Franceschini. L’ex ministro della cultura nella sua Emilia-Romagna ha peso doppio. In alcune dichiarazioni recenti al Tempo, de Pascale precisava di “aver sostenuto Bonaccini alle primarie ma ho stima di Elly Schiein. E la mia segretaria e su molte cose sono d’accordo con lei”.

CHI È VINCENZO COLLA

Vincenzo Colla è assessore allo sviluppo e al lavoro della Regione, stimato dalla segretaria Pd Schlein e dallo stesso Bonaccini. Ex dirigente della Cgil, sfidante perdente di Maurizio Landini per la guida del sindacato nel 2019, “da assessore venne visto con iniziale sospetto dal mondo imprenditoriale emiliano – ricorda Francesca Schianchi su La Stampa – per poi finire a guadagnarne rispetto e fiducia: è lui l’uomo che ha siglato il Patto per il lavoro della Regione che ha messo allo stesso tavolo sindacati, imprese, università ed enti locali, spesso citato con orgoglio da Bonaccini come esempio di buon governo. Amico di Vasco Errani e Pierluigi Bersani, piace a sinistra per il percorso nella Cgil e alla parte più liberal del partito per il tasso di riformismo dimostrato; il suo nome è una possibilità ma ancora se ne discute: non è un trascinatore di folle, riconoscono nel Pd, e con i suoi 62 anni porta esperienza ma non certo l’immagine del rinnovamento” è la chiosa lapidaria.

Leggi anche: Perché le nomine Rai potrebbero slittare a settembre

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su