Classe 1994, formazione informatica e una carriera lunghissima e di grandissimo prestigio a poco più di 30 anni. Chi è Andrea Stroppa, indagato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’indagine su Sogei
Proprio come succedeva ai tempi dello scandalo Pio Albergo Trivulzio, il caso giudiziario che fece partire il terremoto Tangentopoli, un manager pubblico è stato beccato con le mani nella marmellata. Si tratta di Paolino Iorio, direttore generale di Sogei, azienda interamente controllata dal Mef che, come raccontato su Policymakermag, è stato arrestato perché colto in flagranza di reato dalla Guardia di Finanza mentre riceveva una mazzetta da 15 mila euro da Massimo Rossi, amministratore delegato di Digital Value e in passato manager in un consorzio di Alenia, Otomelara ed Elettronica attivo nel settore difesa.
L’inchiesta della Procura di Roma, per le ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta, oltre a portare all’arresto del dg di Sogei, ha messo sotto indagine altre 18 persone e 14 società.
ANDREA STROPPA: ENFANT PRODIGE DELL’INFORMATICA
Tra queste c’è anche Andrea Stroppa, enfant prodige, genio dell’informatica, riconosciuto come uno dei punti di riferimento nel panorama tecnologico italiano (come lo definisce il Corriere della Sera) e collaboratore di Elon Musk, per aver lavorato con lui all’allora Twitter, oggi X, per frenare il dilagare di contenuti pedopornografici sulla piattaforma. Una collaborazione che si è trasformata in amicizia, sugellata dagli auguri e dai ringraziamenti (a mezzo social, ovviamente) per il suo contributo a Twitter che il magnate sudafricano ha inviato al giovane italiano in occasione del suo 28° compleanno.
LA CARRIERA SPAZIALE DI ANDREA STROPPA
Andrea Stroppa, classe 1994, ha alle spalle una carriera di grandissimo spessore. A soli 19 anni, in collaborazione Carlo De Micheli, con un collega poco più grande di lui, finisce sulle pagine del New York Times grazie a una ricerca tecnica che faceva luce su movimenti sospetti di grandi numeri di follower legati ad account di aziende importanti come Pepsi, Mercedes-Benz e Louis Vuitton, o politici Jared Polis e Dmitri Medvedev, il primo ministro russo, e, ancora, i rapper 50 Cent e Sean Combs, conosciuti come Diddy. La sua carriera continua e le sue ricerche, sempre in ambito informatico, finiscono sul Wall Street Journal e sul Guardian.
“A novembre 2014 – come ricorda Il Fatto Quotidiano – pubblica una ricerca in esclusiva con Bloomberg, con il supporto dell’Unione Europea, contro la contraffazione dei prodotti su internet. La ricerca viene poi rilanciata dalla INTA, associazione di protezione dei marchi che rappresenta un valore economica di 8.8 trillioni di euro. La ricerca viene poi pubblicata sulla rivista interna della Camera di Commercio Internazionale”.
L’“HACKER BUONO” DI TORPIGNATTARA
Ma la sua non è solo attività di ricerca. Stroppa, originario del quartiere romano di Totpignattara, è infatti membro dello staff della conferenza hacker “HackInTheBox”, un evento di riferimento per il mondo dell’hacking e della cybersecurity. Nel corso degli anni ha partecipato a conferenze internazionali, trattando tematiche legate alla contraffazione online, alla protezione dei marchi e alla lotta contro le frodi digitali, con ricerche che hanno ricevuto il sostegno dell’Unione Europea e di associazioni di rilevanza globale.
L’AMICIZIA CON MUSK E LE INDAGINI DELLA PROCURA DI ROMA
A farlo finire nel mirino della Procura di Roma è stata l’amicizia con Elon Musk. La Procura, infatti, sospetta presunte fughe di notizie riservate legate al sistema satellitare Starlink, sviluppato da Elon Musk. Secondo gli inquirenti, Stroppa sarebbe stato avvicinato da Antonio Angelo Masala, un ufficiale della Marina italiana, per sfruttare le sue conoscenze con l’Ad di Tesla e fondatore, tra le altre cose, di Open Ai. Masala avrebbe pianificato, insieme a Rufini, di inserire Digital Value nel processo di acquisizione del sistema Starlink da parte del governo italiano, ottenendo informazioni confidenziali provenienti da riunioni ministeriali.
NEL 2013 ANDREA STROPPA SE LA PRENDEVA CON L’ITALIA, GLI ITALIANI E I GIOVANI
Qualche anno fa, nel 2013, sulle pagine del Corriere della Sera, in una rubrica dedicata alle riflessioni dei giovani under 30, un giovanissimo (allora appena diciannovenne) Andrea Stroppa lamentava la farraginosità del sistema economico e tecnologico italiano, incapace di far fiorire idee e progetti innovativi. Stroppa all’epoca scriveva in risposta a una lettera-appello di Beppe Severgnini che, come è andato di moda per un certo periodo in Italia, invitava i più giovani a lasciare l’Italia per cercare lidi più fecondi.
“Un Paese che ha perso i suoi cardini: la giustizia, l’istruzione, la sanità, il sociale – scriveva Stroppa -. Un Paese dove veniamo allevati con l’idea che non serve essere bravi, ma avere conoscenze, una spintarella, un’amicizia. Dove rubare un po’ alla fine è giusto, tanto lo fanno tutti. L’Italia è un Paese dove poi non esiste mai un colpevole, dove la politica non ha mai responsabilità, dove tutti alla fine hanno sempre pronto il dito puntato verso qualcun altro. Sarebbe infinita la lista delle cose che non vanno in questo Paese”. Stroppa addossava la responsabilità agli italiani “ai quali bisognerebbe strappare la cittadinanza” e anche ai più giovani, per lo meno alla “maggior parte, che non è pronta alla globalizzazione, che non guarda più lontano dalla finestra dell’aula di scuola. Sì, andiamo via”. E, infine, la chiosa: “L’Italia non è un Paese morto, l’Italia è un Paese morto ammazzato”.