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Santanchè

Caso Santanchè e il tabù dimissioni, a quale “paventati ricatti” si riferisce la ministra?

Mozione di sfiducia respinta dal centrodestra, la ministra del Turismo non esclude però l’ipotesi delle dimissioni

Bocciata. Respinta, L’Aula della Camera ha detto di No alla mozione di sfiducia contro la ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Con 206 voti contrari, 134 favorevoli e un solo astenuto, il centrodestra ha confermato il sostegno alla senatrice di Fratelli d’Italia. È la seconda volta, da quando è in carica, che Santanchè supera una sfiducia parlamentare, ma questa volta c’è un elemento nuovo, una novità che potrebbe portare alla parola fine di questo tira e molla all’interno di Fratelli d’Italia: la ministra, infatti, ha aperto alla possibilità di dimettersi.

GLI AVVISI DI SANTANCHE’: “RIFLETTERO’ SULLE DIMISSIONI, MA SENZA RICATTI”

Nel suo intervento alla Camera, Santanchè ha respinto le accuse e ha ribadito di sentirsi bersaglio di una persecuzione politica e mediatica. Il punto politico è quello he detto subito dopo, con riferimento alla prossima udienza a Milano per l’accusa di truffa aggravata all’Inps. “Farò una riflessione, per poter anche valutare le mie dimissioni. Ma la farò da sola, senza pressioni, costrizioni o paventati ricatti”, ha dichiarato, sottolineando che la sua scelta sarà guidata dal rispetto per la premier Giorgia Meloni (con la quale, per inciso, Santanché non si è ancora confrontata), per il governo e per il suo partito. Ma a quale ricatti si riferisce la senatrice di FdI?

PERCHE’ FDI APPREZZA LE PAROLE DELLA MINISTRA

L’apertura della ministra alle dimissioni è stata accolta con favore da Fratelli d’Italia. Non poteva essere altrimenti. Anzi. Il vicepresidente del gruppo alla Camera, Massimo Ruspandini, ha espresso apprezzamento per il suo intervento, elogiando i risultati ottenuti dal governo in materia di turismo e ribadendo il principio della presunzione di innocenza. “Va però ringraziata – ha affermato – anche per quello che ha chiaramente detto al termine del suo intervento, e cioè che, qualora venga malauguratamente rinviata a giudizio per la vicenda Inps, farebbe prevalere il cuore alla ragione e lascerebbe il suo incarico governativo per amore e rispetto di FdI e del presidente del Consiglio”. Chissà se Ruspandini si riferiva anche alle allusioni della ministra sui “paventati ricatti”

IL PROCESSO DI MILANO E LE ALTRE INCHIESTE CHE COINVOLGONO SANTANCHE’

L’attenzione ora si sposta sulle vicende giudiziarie che coinvolgono Santanchè. Il 26 marzo è prevista l’udienza preliminare per il caso della presunta truffa ai danni dell’Inps, in cui è accusata di aver ottenuto indebitamente la cassa integrazione per Visibilia durante il Covid. Parallelamente, il 20 marzo si aprirà a Milano il primo processo sulla gestione del gruppo Visibilia, in cui la ministra è imputata per false comunicazioni sociali. Inoltre, è indagata per bancarotta in relazione al fallimento di Ki Group e di Bioera, società legate al settore bioalimentare.

DIMISSIONI A MARZO? (FORSE…)

Le dichiarazioni della ministra e la reazione del suo partito segnano sicuramemte un cambio di passo rispetto alla linea tenuta fino a questo momento. Se fino a ieri l’ipotesi delle dimissioni sembrava lontana, ora è entrata nel dibattito politico con una prospettiva concreta. Tra l’altro messa nera su bianco, in maniera pubblica e ufficiale, in Aula in Parlamento. L’esito dell’udienza di marzo sarà (forse?)il momento chiave per il futuro di Santanchè e per la tenuta della sua posizione all’interno del governo Meloni.

Leggi anche: Caso Visibilia: perché la ministra Santanché rinviata a giudizio

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