Gli indicatori scientifici a cui devono guardare i governi: il post di Riccardo Pennisi (Aspenia)
Le ondate di calore rendono l’esperienza del caldo molto soggettiva; ma non bisogna mai dimenticarsi che è l’intero pianeta a riscaldarsi a ritmi sempre crescenti, e che quindi siamo collettivamente, come società umana, esposti a un rischio esistenziale. Qui, 8 indicatori eloquenti.
1) Temperatura. In Italia è stato bagnato, ma giugno 2023 è stato il giugno più caldo mai registrato. Le prime due settimane di luglio sono anch’esse le più calde mai registrate. Le temperature (a giugno) sono state 1,34°C in media più elevate rispetto all’era pre-industriale – un valore molto vicino all’1,5°C stabilito dalla COP di Parigi come tornante da non superare. Ricordiamo che 1,34°C è il valore medio del pianeta: sulle terre emerse è molto più alto rispetto agli oceani.
2) Emissioni di CO2. Il periodo febbraio-giugno 2023 è stato il più carico di emissioni carboniche degli ultimi tre anni. Le attività umane emettono una media di 103 megatonellate di CO2 al giorno. Le emissioni amplificano gli effetti del caldo e delle ondate di calore.
3) Gas serra. La concentrazione di gas serra (diossido di carbonio, metano, protossido di azoto, che influiscono massicciamente sul riscaldamento globale) nell’atmosfera continua ad aumentare stabilmente.
4) Livello degli oceani. Anche le acque, per effetto dello scioglimento dei ghiacci polari, continuano a salire stabilmente dal 1993 – di una media di 3 millimetri l’anno.
5) Energia accumulata dagli oceani. Da circa metà degli anni ’80 anche questo indicatore è in crescita stabile, più accentuata negli ultimi anni. L’energia accumulata nelle acque superficiali degli oceani aumenta per il calore atmosferico: questo aumento provoca eventi meteorologici più estremi e violenti.
6) Superficie delle banchise polari. Mentre l’erosione della banchisa artica procede regolare dagli anni ’90, con dei picchi estremi nell’ultimo decennio, quella del Polo Sud ha cominciato ad accelerare con evidenza dal 2015 – mentre prima non si verificava.
7) Perdita di massa dei ghiacciai. Dal 1970 ad oggi, i ghiacciai hanno perso uno spessore di 28 metri in media. Il fenomeno è in accelerazione esponenziale, con un aumento di circa un metro l’anno nell’ultimo periodo.
8) Consumo di energia. Più dell’80% del consumo di energia del pianeta proviene da fonti fossili – soprattutto petrolio, carbone, gas: responsabili di emissioni di gas serra. L’impiego di energia da fonti rinnovabili come vento e sole continua ad essere marginale.
[ Tutti i dati qui citati provengono dalle agenzie americane NASA e NOAA, da quella europea Copernicus, dal Met Office USA, da Carbon Monitor ]