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Calderoli Salvini autonomia differenziata

Tutto ciò che serve sapere sul ddl Autonomia differenziata

Dopo il via libera del Senato al ddl Calderoli, l’iter per l’autonomia differenziata proseguirà con l’esame della Camera dei deputati. L’obiettivo, arduo, della maggioranza è chiudere prima del voto europeo. Le opposizioni incalzano

110 favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti. Con questi numeri, ieri, il Senato ha votato il disegno di legge che porta come primo firmatario Roberto Calderoli, Lega.

E adesso?

L’ITER PER L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

L’iter proseguirà con l’esame della Camera dei Deputati, ovviamente. E trattandosi di legge quadro, il provvedimento (che conta undici articoli) “definisce i princìpi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia», e disciplina le «modalità procedurali di approvazione delle intese fra Stato e Regione”, come dice l’articolo 1.

Il Carroccio vuole accelerare i tempi prima delle europee per portare a casa una sua storia battaglia (nel 2017 si svolsero i referendum in Lombardia e Veneto), fatta propria anche da Matteo Salvini che ha fatto del partito di via Bellerio una forza politica non più secessionista ma nazionale e sovranista. Dopo l’ok dalla Camera si passerà alle trattative Stato-Regioni, non prima di aver definito il Lep (Livelli essenziali di prestazione, che lo Stato centrale dovrà garantire a prescindere).

L’ESULTANZA DELLA LEGA

Per il leader e vicepremier, quello di ieri è stato “un gran risultato” e “grazie al governo e grazie anche al patto di maggioranza, di cui noi andiamo assolutamente fieri perché più poteri al premier significa dall’altra parte controbilanciare con più autonomia sul territorio. Viva la Lega, noi voteremo ovviamente a favore” aveva detto poco prima del voto il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo.

LE REAZIONI DI PD E M5S

Chiare e contrarie sono state le reazioni dall’opposizione. Il Partito Democratico, tramite la segretaria Elly Schlein, ha detto che “il silenzio-assenso e la condivisione dei presidenti delle Regioni del Sud di destra è ancora più grave: hanno fatto prevalere l’interesse politico su quello delle loro comunità, dei loro territori”. A fargli eco, sui social, il responsabile Sud del partito del Nazareno, Marco Sarracino: “È un giorno triste per l’Italia. Nel silenzio dei “patrioti”, il Senato ha approvato l’autonomia differenziata. Una proposta vecchia, sconveniente e ingiusta. Ma non è finita qui. Il Pd continuerà a battersi contro questo disegno difendendo l’unità e la coesione del Paese”.

Per Giuseppe Conte, presidente dei Cinque Stelle, “con il voto al Senato su uno scellerato progetto di Autonomia, Meloni spacca il Paese e svende il Sud a Salvini: lasciano in un vicolo cieco i territori più svantaggiati del Paese, anziché rilanciarli per il bene di tutti. Cade la maschera: non ci sarà nemmeno un centesimo per finanziare i servizi essenziali nei territori più fragili, visto che il progetto è vincolato all’austerità di bilancio. Rischiamo di avere 20 sistemi regionali in ordine sparso che danneggeranno anche il Nord, con imprese che dovranno fronteggiare un caos amministrativo. Si condannano tanti cittadini a sentirsi italiani di serie B, abbandonati a se stessi, con sanità e servizi essenziali al collasso. Noi non ci rassegniamo. La battaglia continua in Parlamento e continueremo a farla in tutte le sedi: nelle Istituzioni e nel Paese”.

LE CRITICITÀ DELLA PROPOSTA SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Per Gianni Trovati del Sole 24 Ore, la riforma va valutata con spirito critico. “L’autonomia differenziata è in Costituzione”, ricorda anzitutto, riferendosi alla riforma voluta dal centrosinistra nel 2001 del Titolo V della Carta (che fissa le materie di competenza statale, regionale e concorrenti). E poi bisogna considerare il carattere “quadro” del provvedimento. “La domanda fondamentale è: visto che il livello dei servizi essenziali dei territori in Italia è diversificato, fissare Lep omogenei produce maggiori costi? La risposta è: probabilmente sì”. E, da qui, bisognerà capire come finanziare questi ulteriori spese. “Non si può fare l’autonomia in deficit”, aggiunge Trovati.

Il Governo si è “preso” due anni per definire i Lep e capire come finanziarli.

COSA SAPERE SUL DOSSIER

Vediamo, infine, altre cose da sapere sulla questione dell’autonomia differenziata.

Anzitutto, ci sono già alcuni Lep. Come quello sugli asili nido per almeno il 33% dei bambini 0-3 anni nei Comuni, finanziato da 1,1 miliardi di euro annui.

Poi, occorre ricordare che quella dell’autonomia non è una fissazione leghista nata con l’ultimo governo. Già altri esecutivi avevano provato a portare avanti l’iter. Quello guidato da Paolo Gentiloni, oggi commissario europeo all’economia, nel 2018 aveva stretto un accordo con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Ma anche i Governi Conte e quello Draghi hanno tentato di avviare le trattative, senza poi arrivare a dama.

Leggi anche: Perché per le opposizioni si scrive autonomia e si legge premierato

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