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L’Antitrust vuole il fondo sovrano e una politica industriale Ue

La relazione 2022 dell’Agcm presentata ieri dal presidente Rustichelli

“Le connesse tensioni geopolitiche internazionali hanno acuito gli squilibri globali tra domanda e offerta di materie prime e, in primis, di quelle energetiche, di vari metalli, di grano e mais, aggravando gli effetti negativi sull’attività produttiva delle imprese e sui redditi delle famiglie, già sperimentati nel corso del 2021. Le industrie ad alta intensità energetica, quelle dei componenti industriali e il settore dei trasporti hanno continuato a subire il maggiore impatto dei rincari, con effetti a cascata su tutti i settori industriali che utilizzano beni intermedi nel processo produttivo”. È quanto emerge in un passaggio della relazione dell’Antitrust presentata ieri dal presidente Roberto Rustichelli.

I MOTIVI DEL CALO DELL’INFLAZIONE

“I primi mesi del 2023 indicano una netta attenuazione dell’inflazione, grazie soprattutto all’inversione di tendenza dei beni energetici regolamentati, che risente degli interventi recenti del Governo per il contenimento del costo dell’energia. Tuttavia, le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti restano diffuse e la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti rimane in salita. Il contenimento dell’inflazione resta, quindi, l’obiettivo primario di politica economica”, si legge nella relazione.

PERCHE’ SERVE EQUILIBRIO TRA GLOBALIZZAZIONE E RESILIENZA, SECONDO L’AGCM

“In un quadro in cui occorre ricalibrare la globalizzazione e trovare un nuovo equilibrio tra l’imperativo di un mercato unico aperto e integrato e l’esigenza di assicurare la resilienza dell’economia europea di fronte alle minacce esterne, il tema dei sussidi pubblici alle imprese, della competitività e del level playing field si impone come snodo cruciale”, spiega Antitrust.

SERVE UN’AUTENTICA POLITICA INDUSTRIALE COMUNE ANTI-CINA E USA

Questo tanto più di fronte “alle nuove dinamiche che vanno affermandosi sullo scenario globale” in cui,” la risposta non può risiedere nel superamento della disciplina degli aiuti di Stato. Non va dimenticato, infatti, che quest’ultima è servita ad evitare distorsioni della concorrenza, a garantire parità di condizioni e a far funzionare il mercato unico, generando molto più benessere di quanto avrebbero recato sussidi e finanziamenti in favore di produzioni e imprese selezionate dalla politica. Resta cruciale, invero, che la soluzione al nuovo quadro non sia data a livello nazionale, mediante politiche di sovvenzione da parte dei singoli governi statali.

L’allentamento di tale disciplina ridurrebbe infatti la divergenza transatlantica, al costo tuttavia di accentuare quella interna alla UE e di provocare una frammentazione del mercato unico. Occorre invece – ha chiarito Antitrust – sviluppare un’autentica politica industriale comune per dare una risposta alta e condivisa alle sfide provenienti dall’economia americana e da quella cinese, ed anche per evitare una concorrenza distorta non solo tra imprese, ma anche tra Stati. In questo quadro, il recente Regolamento sulle sovvenzioni estere, entrato in vigore a gennaio 2023, rappresenta un primo passo.

Integrando il novero degli strumenti già messi in campo negli anni scorsi, esso consentirà all’Unione Europea di rimanere aperta agli scambi e agli investimenti, garantendo allo stesso tempo condizioni di parità per tutte le imprese che operano nel mercato unico. Tale condizione è sicuramente necessaria, ma non sufficiente”.

LA SITUAZIONE EUROPEA E LA VISIONE DELL’AGCM

“Di ciò sembra avere chiara consapevolezza la Commissione Europea che il 1° febbraio 2023 ha presentato il Piano industriale Green Deal per l’economia verde al fine di stimolare lo sviluppo delle tecnologie pulite nell’UE e garantire l’autonomia strategica, riducendo la sua dipendenza dai Paesi terzi.

Nel complesso, il Piano, che riposa sul convincimento che tra politica industriale e politica della concorrenza vi sia una proficua sinergia, si colloca nel solco della Comunicazione del 5 maggio 2021 sulla politica industriale, con la quale si puntava a un approccio flessibile di politica industriale con l’obiettivo di superare “nuove vulnerabilità”, “antiche dipendenze” e “disuguaglianze territoriali”.

Oggi come allora, la promozione dell’industria europea e la rapida evoluzione dei mercati richiedono visione e scelte lungimiranti, con l’avvio di progetti strategici europei capaci di rafforzare la resilienza e sostenere la capacità competitiva delle imprese europee nel nuovo scenario globale. Resta pertanto necessario accrescere le capacità produttive, promuovere partnership e alleanze internazionali che possano contribuire in modo significativo alla realizzazione delle strategie dell’UE”.

L’AGCM VUOLE IL FONDO SOVRANO EUROPEO

“In tale quadro si colloca anche il dibattito circa l’istituzione di un fondo sovrano europeo che investa in progetti di sviluppo industriale, sul quale la Commissione si è impegnata a presentare nel medio termine una proposta: l’idea di fondo è che, a fronte delle nuove sfide che devono essere gestite, occorre una capacità fiscale europea per sviluppare un’autonoma politica industriale indipendente dai trasferimenti finanziari nazionali, con cui sostenere le imprese più innovative e strategiche, e produrre beni pubblici europei”, conclude la relazione.

LEGGI QUI LA RELAZIONE INTEGRALE

 

(Articolo pubblicato su Energia Oltre)

 

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