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Salvini lega

Soglia alle elezioni europee e vertice di maggioranza: ecco il Salvini di lotta e di governo

Cosa vuole fare il leader della Lega per non lasciare l’intero spazio politico a Giorgia Meloni

L’ultima dichiarazione è di questa mattina: “La legge elettorale per le europee ora non si cambia”. Così Matteo Salvini ‘di lotta e di governo’ sembra mettere la parola fine (il punto interrogativo è d’obbligo) su uno dei temi caldi delle ultime ore che – tra fughe in avanti e smentite – vedrebbe Giorgia Meloni, come scrive oggi Francesco Verderami, “indiretta regista della trattativa”.

LA RICHIESTA DEL 3%: LA CRONISTORIA

Ed è interessante leggere proprio sul Corriere della Sera la cronistoria ‘politica’ della vicenda che “risale a metà maggio, quando i Verdi chiesero a FdI di uniformare lo sbarramento per le Europee a quello del Parlamento nazionale. Consultate informalmente, tutte le forze di maggioranza si mostrarono favorevoli alla richiesta, che peraltro interessava ai centristi di governo.
Tre mesi e mezzo dopo, però, Salvini ha cambiato idea. E annunciando la sua contrarietà alla riforma – si legge sul Corriere – ha lasciato che il cerino si consumasse tra le dita della premier… Senza più il Cavaliere – sarebbe la motivazione – Salvini mira a svuotare FI, mentre Meloni lavora per tenere in piedi quell’area ed evitare che l’alleanza si destabilizzi”.
Tra l’altro secondo una simulazione di YouTrend-Cattaneo Zanetto & Co, e riferita sul sito di Repubblica, sembra che alla fine neppure a Fratelli d’Italia convenga abbassare la soglia di sbarramento per le europee dal 4 al 3%, in quanto perderebbe due seggi rispetto alla situazione attuale e potrebbe arrivare a dovere cedere fino a 4 seggi.

IL LEADER DELLA LEGA CERCA SPAZIO ANCHE SULLA MANOVRA

Altro tema odierno sotto i riflettori è il vertice di maggioranza in vista della complicata manovra economica. Scrive Tommaso Ciriaco su Repubblica: “Quella che si apre oggi è essenzialmente una sfida tra la presidente del Consiglio e i suoi due alleati. Soltanto poche ore fa, per dire, Salvini ha avuto modo di recapitare a Meloni un messaggio di questo tenore: «Giorgia, non possiamo fare una finanziaria di rigore a cinque mesi dalle Europee». Per il ministro delle Infrastrutture non è possibile restare nella scia di Mario Draghi senza perdere consenso. In realtà, la sua strategia è più sottile: premendo sulla premier si assicura un posizionamento che gli permetterà di scaricare eventualmente su Fratelli d’Italia una manovra deludente”.
Ed ecco che torna la strategia di logoramento del leader della Lega, “scaricare su Fratelli d’Italia una manovra deludente” che fa il paio con il voler lasciare con “il cerino in mano” la premier sul tema scivoloso della riforma elettorale. Anche su questo Salvini, infatti, ha gioco facile a sostenere che “con tutti i problemi che abbiamo da risolvere figurarsi se abbiamo tempo da perdere o da dedicare alla legge elettorale per le europee, alle soglie di sbarramento, pura fantasia”.

GLI ALTRI DOSSIER CALDI CHE DIVIDONO LEGA E FDI

Lo stesso ragionamento potrebbe farsi su altri dossier caldi, a partire dal tema sicurezza e migranti, per il quale non c’è occasione per il leader del Carroccio (persino da ospite all’inaugurazione della Mostra del cinema di Venezia) per rivendicare “da ministro di aver bloccato e quasi azzerato gli sbarchi” (e il 15 settembre sarà nuovamente a processo a Palermo), mentre con il governo Meloni gli sbarchi da inizio anno sono raddoppiati, o per ribadire la necessità di “un nuovo decreto sicurezza entro fine mese”.
E’ la stessa strategia che iniziò a usare dall’estate 2018 contro il M5S, subito dopo la nascita del governo gialloverde, con una cavalcata che portò la Lega nel giro di un anno a raddoppiare letteralmente il proprio consenso fino al 34% delle europee del 2019. Ovviamente è impensabile un remake, a Salvini questa volta basterà non bruciarsi col cerino in mano.

– Leggi anche: Come sta cambiando la macchina dello Stato con il Governo Meloni

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