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Roma voleva ritirarsi da Expo2030? Ecco lo scambio di accuse tra Massolo e Tajani

Massolo aveva lanciato un campanello d’allarme a Palazzo Chigi ipotizzando anche il ritiro della candidatura da Expo2030.  Ed emergono anche altre incomprensioni tra Farnesina e Comitato promotore

“Le nostre previsioni basate sui contatti tra settore privato e pubblico erano molto lontane dalla realtà. Offro le mie sincere scuse alla nostra gente. È tutta colpa mia”. Queste non sono le parole di qualche esponente del governo italiano o del comitato promotore di Expo2030 Roma. Sono le dichiarazioni rese dal presidente coreano Yoon Suk-Yeol che ha chiesto scusa alla nazione dopo il magro bottino ottenuto per la candidatura della città di Busan, solo 29 preferenze.

In Italia invece volano gli stracci e da subito i nostri abbiamo potuto assistere al consueto scaricabarile.

L’IPOTESI DEI RITIRO DELLA CANDIDATURA, MASSOLO AVEVA LANCIATO L’ALLARME A PALAZZO CHIGI

La prima clamorosa indiscrezione è che era stata avanzata persino l’ipotesi di ritirare la candidatura. Scrive Repubblica: “Raddoppiare gli sforzi o lasciare la corsa. Era settembre quando l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore di Roma Expo 2030, faceva suonare un campanello d’allarme a palazzo Chigi. Mancavano ancora due mesi al voto del Bureau international des Expositions che martedì ha condannato la Capitale al terzo posto con sole 17 preferenze. Ma l’invito del diplomatico, civil servant di lungo corso, è rimasto senza risposta. Nessun impegno ulteriore per supportare la corsa della Capitale. Nessuna risposta anche alla seconda opzione, alla possibilità di ritirare la candidatura. Così l’appello dell’ambasciatore è caduto nel vuoto”.

Una ricostruzione che coincide con quanto riportato dal Corriere della Sera: “Tra i molti rumors sulle possibili cause della disfatta spunta poi il retroscena di «un incontro ai massimi livelli, non meno di due mesi fa, tra governo, Comitato promotore e Campidoglio» nel quale sarebbero emerse proiezioni disastrose: «Già allora si sapeva che Riad aveva incassato il sostegno della stragrande maggioranza dei delegati – rivela un insider -. Si sarebbe pensato addirittura di ritirare la candidatura, salvo poi decidere di andare avanti per evitare la figuraccia internazionale che alla fine c’è stata lo stesso..»”.

L’ACCUSA A TAJANI DI AVER ‘DISERTATO’ UN INCONTRO CON I PAESI DELL’AMERICA LATINA

Le ricostruzioni odierne puntano il dito anche contro il ministro degli Esteri Tajani. In particolare sempre il Corriere della Sera e Repubblica fanno riferimento a un altro incontro che si è tenuto lo scorso 12 ottobre a Roma.

Ecco cosa scrive il Corriere: “Dal Campidoglio ricordano che il 12 ottobre, quando il sindaco ha provato a fare lobbying con una ventina di paesi dell’America Latina e dei Caraibi – presente anche il capo di Stato Mattarella – per convincerli a votare Roma, Tajani si è limitato a un saluto istituzionale sulla Terrazza Cardarelli. Il giorno dopo quando erano in programma gli incontri bilaterali, il ministro, che era anche presidente della conferenza Italia-America Latina-Caraibi, è volato in Israele suscitando il disappunto dei potenziali partner starla ieri: «Si è sfiorato l’incidente diplomatico” filtra da Palazzo Senatorio”.

Questo invece il racconto di Repubblica: “I voti sudamericani sono usciti dal pallottoliere il 13 ottobre, dopo la conferenza Italia-America Latina e Caraibi disertata a sorpresa dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani (..) La conferenza era partita sotto i migliori auspici. Al ricevimento che ha preceduto l’inizio dei lavori aveva partecipato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poi è arrivata l’improvvisa missione di Tajani in Israele, vissuta come una mancanza di rispetto dai ministri degli Esteri dei paesi ospiti alla Farnesina”.

I due articoli portano la firma di Maria Egizia Fiaschetti (sul Corriere in doppia sigla con Andrea Arzilli) e dell’inviato a Parigi di Repubblica Lorenzo D’Albergo, ovvero i due stessi giornalisti che il giorno prima – per le rispettive testate – hanno intervistato il presidente del Comitato promotore l’ambasciatore Giampiero Massolo.

Ricostruzioni di attriti vengono forniti anche dal Foglio: “Dal Campidoglio – riferisce Simone Canettieri – raccontano piccoli episodi di incomprensione con la Farnesina e registrano come la mancata conferenza africana sul Piano Mattei (anche la Tunisia ha votato Riad) sia stata un’occasione mancata di lobbying. Ma sono polemiche sottovoce”.

Questo è il quadro, dal quale si possono intuire quelle che, in maniera eufemistica, vengono definite “piccole incomprensioni”.

L’IRRITAZIONE DELLA FARNESINA SULLA STRATEGIA ADOTTATA DAL COMITATO PROMOTORE (MASSOLO)

Che però non finiscono qui. Sempre su Repubblica ieri è stato intervistato da Emanuele Lauria il ministro Tajani (intervista pubblicata nelle pagine nazionali, mentre l’intervista di D’Albergo da Parigi a Massolo è stata relegata nella cronaca romana). Alla richiesta di un commento alle parole ‘dell’ex segretario generale della Farnesina e capo del comitato organizzatore, Massolo, che ha parlato di «deriva mercantile» dietro la vittoria di Ryad’, il ministro ha risposto con un lapidario «No», non ha voluto commentare.

Oggi poi l’articolo sul Corriere a doppia firma Fiaschetti-Arzilli si conclude con questo virgolettato attribuito alla Farnesina “Dal fronte politico a quello diplomatico, ci si interroga anche su come si siano mossi gli special ambassador inviati all’estero a caccia di consensi e sulla strategia adottata dal Comitato promotore: «Evidentemente i loro conti erano sbagliati – è quanto trapela da ambienti della Farnesina – e certe esternazioni sono fuori dalla realtà»”.

FAZZOLARI DA’ LA COLPA ALLA STRUTTURA EREDITATA DA DRAGHI, L’EX PREMIER ALL’EXPO DI MILANO

Un’altra lettura che è emersa in queste ore è quella a cui dà voce il sottosegretario Fazzolari, Fdi, al Foglio: era una «candidatura partita debole, visto che l’Italia si era già aggiudicata Milano 2015 e molti Stati non hanno mai ospitato l’Expo. Organizzazione ereditata dal precedente governo, evidentemente troppo debole rispetto alla sfida». E proprio l’ex premier Mario Draghi, durante la presentazione del libro di Aldo Cazzullo, è intervenuto sollecitato su questo argomento: «non so perché abbiamo avuto solo 17 voti, ma una cosa che mi è venuta in mente subito e che noi abbiamo già avuto un’Expo pochi anni fa a Milano, quindi forse questo ha influito».

Questo è il contesto, dunque, con l’attesa di assistere nei prossimi giorni a nuove indiscrezioni e scaricabarile.

leggi anche: Expo2030, responsabilità vere e presunte dell’umiliazione subita da Roma

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