Il fondatore di FB e Associati a Policy Maker: “Contrariamente a ciò che si dice in giro, chi fa attività di lobbying è ben felice di avere una legge sulle Lobby”
Sotto l’albero di Natale i lobbysti non troveranno l’attesa legge sulle Lobby, ma con la fine di dicembre la bozza della norma dovrebbe almeno iniziare a muovere i primi passi in Parlamento. “Finalmente c’è un testo unico pronto ad andare in aula”, ha commentato a Policy Maker Fabio Bistoncini, fondatore e partner di FB e Associati, società nata nel 1996, la prima in Italia a occuparsi di advocacy e lobbying. Per il docente in Master e Corsi di Laurea, autore del libro Vent’anni da sporco lobbista, “il testo, che nasce da 3 diverse proposte, ha molti elementi positivi ma anche un grosso vulnus”. Andiamo però con ordine.
LA SITUAZIONE ATTUALE
“Fino a questo disegno di legge- ci ha spiegato Bistoncini – avevamo alcune norme, nazionali e regionali, diverse tra loro con finalità assai variegate, che si applicano a singoli ministeri, come il MISE, o il dicastero dell’Ambiente, oppure a singole istituzioni, come il registro per l’attività di Lobbying della Camera: troppe leggi frammentate, che hanno portato a una applicazione schizofrenica che si è tradotta in ben poca trasparenza del processo decisionale, l’esatto opposto che si doveva perseguire”, ha sottolineato il fondatore e partner di FB e Associati, che ha appena spento le 25 candeline di attività. Lungi dall’essere quindi un vulnus del sistema democratico, l’emergere degli interessi particolari è un fenomeno spontaneo che necessita di procedure e regole che garantiscano, da un lato, la libera espressione di tutti gli interessi legittimi, dall’altro la ponderazione di questi alla luce della tutela dell’interesse generale.
PERCHE’ SERVE UNA LEGGE SULLE LOBBY
“Contrariamente a ciò che si dice in giro, chi fa attività di lobbying è ben felice di essere destinatario di una legge che regolamenti la materia per diversi ordini di motivi: anzitutto, è giusto avere finalmente una norma chiara, inoltre, contribuirà a rimuovere quella cattiva pubblicità mediatica che da sempre ci insegue secondo la quale agiremmo nell’ombra e dimostrerà alla gente che tra i lobbysti non ci sono solo soggetti economici, perché la nostra attività è svolta anche da Ong, associazioni ambientaliste…”.
“In più – sottolinea Bistoncini -, contribuirà a dare contorni a un reato introdotto sotto il governo Monti dal perimetro assai fumoso: il traffico di influenze illecite” [fattispecie recentemente modificata dalla Legge cd. Spazzacorrotti del 2019, ma introdotta nel ’12 dalla Legge Severino, in risposta alle raccomandazioni nelle convenzioni di Strasburgo e di Merida dei primi anni 2000 ndR].
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Dal punto di vista pratico, i risvolti della Legge sulle Lobby sono assai limitati: “Se, parlando per assurdo, per un miracolo di Natale la legge beneficiasse di uno sprint parlamentare che solo la Finanziaria può avere e venisse approvata entro il 31 gennaio, come agenzia noi il primo gennaio dovremmo semplicemente destinare diverse risorse alla compilazione di moduli burocratici”, ma questo è secondario, perché il mondo delle Lobby vuole emergere e chiede di poter emergere.
A patto che si giochi tutti con le medesime regole. “Il vulnus maggiore – rimarca infatti Bistoncini – è l’esclusione di soggetti come Confindustria, Abi, Ania, Confcommercio, gli ordini professionali, le associazioni di rappresentanza del mondo agricolo: loro non saranno tracciati. Pensiamo alle Regioni: hanno un ufficio di rappresentanza a Roma proprio per esercitare attività di lobbying, eppure sono escluse perché soggetti di diritto pubblico: permane allora quell’antico pregiudizio secondo cui i soggetti storici, i corpi intermedi, siano già alla luce e solo noi fossimo nell’oscurità”.
Il più grande pericolo, insomma è che “tutto si riconduca alla classica occasione sprecata. Anche perché magari ci diranno che il legislatore vuole tornarci su tra qualche tempo per migliorare il testo, ma sappiamo come vanno queste cose: in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio”.