Verso le elezioni europee del 2024, dibattito aperto tanto a destra quanto a sinistra
Se nel centrodestra è già partita tra le scintille la lunga corsa verso le elezioni europee del prossimo anno e mentre a sinistra ci si prepara all’‘autunno rosso’ (come ricordava ieri Francesco Damato), nel campo delle opposizioni c’è chi alimenta alcune suggestioni: Gentiloni o Landini come federatore?
Ecco alcuni indizi emersi nelle ultime 72 ore. Domenica 2 luglio, sulle pagine del Corriere della Sera, Francesco Verderami scriveva: ‘…c’è chi vorrebbe Gentiloni in un ruolo squisitamente politico, come “federatore di un nuovo centrosinistra”, capace di raccogliere il testimone lasciato da Romano Prodi e destinato a guidare un rassemblement competitivo nella sfida con il centrodestra’.
Articolo che ha ‘costretto’ ieri Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano a ironizzare sul ‘bacio della morte’ di Verderami, definito ‘spingitore di leader’ ovvero colui che preferisce ‘suggerire ai partiti chi è meglio che li guidi’.
Tutto ciò dopo la giornata di lunedì durante la quale, all’evento organizzato all’università Roma Tre dall’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, si sono presentati Conte, Schlein e Landini. Il segretario della Cgil, con il suo ormai nuovo look giacca e cravatta e con la sua voce prorompente, è riuscito a rubare in parte la scena al capo grillino e alla leader del Pd, tanto da far titolare all’edizione online del Foglio ‘Il leader della sinistra qui è Landini’ e mentre la giornalista del Sole24Ore Lina Palmerini, che moderava l’incontro, chiosava con ironia: “Se continua a salire con la voce penso la sentiranno anche a palazzo Chigi”.
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D’altronde, ad oggi, gli unici che possono davvero dare qualche preoccupazione alla premier Meloni sono proprio loro, Gentiloni e Landini, che hanno in mano delle potenti cartucce e non colpi a salve, come invece Conte e Schlein.
GENTILONI O LANDINI COME FEDERATORI?
Il commissario Ue Gentiloni a Bruxelles è tra coloro che decidono quando aprire o chiudere il rubinetto che eroga i fondi del Pnrr, non a caso proprio contro di lui ha inveito nei giorni scorsi la presidente del Consiglio alla Camera dei Deputati parlando del Recovery fund. Mentre il segretario della Cgil si sta rivelando il vero capo delle opposizioni, attaccando ogni giorno il governo su lavoro, pensioni, sanità, e avendo tra le mani la carta del disagio sociale. Tanto per essere chiari, ecco quanto ha ribadito nelle ultime ore Landini: “Il rapporto con il governo è pessimo, se continua così dovremo intensificare la nostra mobilitazione”. Tra l’autunno rosso evocato da Conte e le mobilitazioni (leggasi scioperi) evocate dal segretario Cgil, ne vedremo delle belle.
LA PARTITA DELLE ELEZIONI EUROPEE, LATO M5S
Chiaramente il capo del M5S e la Schlein si giocheranno la loro partita in competizione alle elezioni europee e, di conseguenza, si contenderanno lo scettro di leader delle opposizioni e di avversario maximo della Meloni. Avere un federatore sopra le proprie teste e, in prospettiva, candidato alla Presidenza del Consiglio alle prossime politiche non rientra sicuramente nei loro piani.
È altrettanto chiaro, inoltre, che – Gentiloni o Landini – si tratta di due disegni politici al momento incompatibili se non in antitesi. Landini federatore sposterebbe il baricentro dell’alleanza tutto a sinistra, con il segretario Cgil che avrebbe gioco facile a far propri in campagna elettorale i classici cavalli di battaglia con qualche spruzzatina di tasse e patrimoniali. Il che significherebbe ovviamente drappo rosso per Calenda e Renzi.
Con Gentiloni federatore, di contro, probabilmente salterebbe il sodalizio che include anche Alleanza verdi e sinistra. Ma il Pd e lo stesso il M5S non potrebbero dire di no. Fu proprio Giuseppe Conte, da allora presidente del Consiglio, a indicare Gentiloni quale commissario europeo nel 2019, sostenuto dai grillini.
Magari potrebbe essere proprio questo l’uovo di Colombo per far stare insieme, sotto lo stesso tetto, Pd, M5S, Azione e Italia viva.