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Italia Francia

Dazi e StMicroelectronics, perché tra Italia e Francia è di nuovo scontro

Un aprile di tensione sull’asse Roma-Parigi. Botta e risposta al vetriolo tra esponenti dei due governi in vista della missione di Giorgia Meloni a Washington

Altro che primavera di distensione: tra Italia e Francia è di nuovo scontro, in un crescendo che tocca politica estera, assetti industriali e perfino la delicata partita dei dazi con gli Stati Uniti. Sul banco degli imputati, da un lato, c’è la missione della premier Giorgia Meloni a Washington per incontrare Donald Trump; dall’altro, il braccio di ferro tutto interno alla governance della StMicroelectronics, il colosso dei semiconduttori a partecipazione mista italo-francese. Il risultato? Un cortocircuito diplomatico che rischia di inasprirsi nei prossimi giorni. Alla faccia del Trattato del Quirinale che sulla carta dovrebbe rafforzare la cooperazione bilaterale tra i due Paesi.

PARIGI PREOCCUPATA: “MELONI GIOCA DA SOLA”

A gettare benzina sul fuoco sono state alcune dichiarazioni rilasciate dal ministro francese dell’Industria, Marc Ferracci. Intervistato da France Inter, ha espresso “preoccupazione” per la visita che Meloni farà a Donald Trump il prossimo 17 aprile, ipotizzando che l’Italia stia “giocando in proprio” e mettendo a rischio l’unità europea con particolare riferimento al capitolo dazi. “Donald Trump ha una strategia molto chiara: dividere gli europei”, ha detto. E ancora: “Se cominciamo ad avere colloqui bilaterali, lo slancio dell’unità Ue si spezzerà. L’Europa è forte solo se agisce unita”.

Una posizione ribadita anche dal ministro francese per gli Affari europei, Benjamin Haddad: “Andare divisi negli Stati Uniti non rende l’Europa più forte. L’obiettivo comune deve essere una risposta coesa e proporzionata, non divisioni che ci indeboliscono”. A pesare, naturalmente, c’è anche il contesto economico segnato dai nuovi dazi americani: una scintilla che rischia di alimentare una vera guerra commerciale.

IL GOVERNO ITALIANO NON CI STA: “RISPETTO E RECIPROCITA'”

La replica italiana non si è fatta attendere. Il ministro per gli Affari Europei, Tommaso Foti, ha risposto a muso duro: “Perché quando è Macron a volare a Washington tutto va bene, e invece quando ci va Meloni si grida all’allarme? Rispetto e reciprocità: non ci sono nazioni di serie A e di serie B”.

Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha difeso la missione di Meloni: “La Francia ha fatto tante missioni, ora tocca a noi. L’Italia andrà a sostenere le posizioni europee, non a dividerle. Forse a Parigi non hanno capito lo spirito della nostra iniziativa”. Da esponenti di governo della Lega, invece, ancora non ci sono prese di posozione.

IL CASO STMICROELECTRONICS, VETO FRANCESE SULLA NOMINA ITALIANA

Ma il gelo tra Roma e Parigi si è fatto ancora più tangibile nelle ultime ore sul fronte industriale. La contesa è sulla StMicroelectronics, azienda chiave nel settore dei semiconduttori con sedi in Italia e Francia, partecipata al 27,5% dai due Paesi. La miccia è scattata quando il presidente del consiglio di sorveglianza, il francese Nicolas Dufourcq, ha bocciato la nomina di Marcello Sala – dirigente di punta del ministero dell’Economia italiano – come rappresentante italiano nel board.

Motivo? Le critiche pubbliche e private espresse da Sala sull’attuale gestione del ceo Jean-Marc Chery, che l’Italia considera troppo sbilanciata verso gli interessi francesi. Il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti non ha usato mezzi termini: la bocciatura è stata definita “inaccettabile”, “gravissima” e senza precedenti.

UN VETO SENZA PRECEDENTI, SULLO SFONDO IL FUTURO DELL’AZIENDA

Secondo quanto ricostruito da Il Giornale e Il Foglio, la decisione di Parigi è arrivata in una lettera formale, in cui si contesta a Sala di aver “denunciato pubblicamente la strategia” del gruppo. Peccato che, nel frattempo, il valore del titolo STM sia dimezzato nel 2024, i ricavi siano in calo del 23% e due class action siano state avviate negli USA contro la società per comunicazioni fuorvianti sui risultati. Dati che confermano – secondo il Mef – l’inadeguatezza del management attuale, sostenuto a spada tratta dall’Eliseo.

Nonostante lo strappo, il governo italiano ha già annunciato che non farà marcia indietro: la candidatura di Sala verrà ripresentata, assieme a quella di Simonetta Acri, designata dal ministero del Made in Italy. L’obiettivo: ristabilire l’equilibrio e ottenere una governance più equa.

Che si tratti di dazi o di chip, dunque, il punto è uno solo: Italia e Francia sembrano sempre più lontane. Due crisi parallele – una diplomatica e una industriale – raccontano lo stesso problema: la difficoltà di trovare un equilibrio tra sovranità nazionale e cooperazione europea.

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