Giorni di tensione al Messaggero, dopo le defenestrazione del direttore Barbano da parte del gruppo Caltagirone. Assemblea di redazione proclama lo sciopero delle firme. Cosa sta succedendo
Sono giornate ‘calde’ nelle redazioni dei giornali. Abbiamo raccontato l’avvicendamento all’Espresso, con l’arrivo del nuovo direttore Emilio Carelli al posto di Enrico Bellavia. Decisione del gruppo editoriale che ha portato a uno sciopero della redazione per cinque giorni.
Ieri poi a Repubblica un’altra dura presa di distanze dell’assemblea di redazione dal proprio direttore, Maurizio Molinari, per la scelta di pubblicare una lettera pro Israele di Denis MacEoin, omettendo che l’intervento era datato al 2011 e che lo storico era morto nel 2022.
In queste re atmosfera febbrile anche al Messaggero, dopo l’improvvisa defenestrazione da parte del gruppo Caltagirone del direttore Alessandro Barbano. Al suo posto è stato promosso Guido Boffo (oggi il suo primo editoriale nelle vesti di direttore), con Barbara Jerkov vicedirettore e con il ritorno anche di Massimo Martinelli nelle vesti direttore editoriale. Anche in questo caso tra retroscena e indiscrezioni si è ricamato tanto sulle vere motivazioni che hanno spinto l’editore a optare per il cambio di guardia dopo nemmeno un mese dall’arrivo di Barbano.
BARBANO SMENTISCE LE RICOSTRUZIONI SUL NO ALL’INTERVISTA SCRITTA CON MELONI
E’ emerso che alla base degli attriti con il gruppo editoriale potesse esserci il rifiuto da parte di Barbano a redigere un’intervista con domande e risposte scritte con la premier. Rumors smentiti dallo stesso ormai ex direttore su Adnkronos: “Non è vera la notizia, pubblicata da alcuni organi di informazione, secondo cui la mia revoca da direttore del Messaggero dipenderebbe dal mio rifiuto a fare un’intervista a domande scritte con Giorgia Meloni. Sono altre le motivazioni del recesso”. Le motivazioni sarebbero altre, quindi, ma Barbano preferisce comunque non spiegarle.
ANCHE PRODI SMENTISCE LA FINE DEL RAPPORTO CON IL MESSAGGERO
Dagospia aveva anche scritto che nel frattempo Romano Prodi aveva interrotto la collaborazione con il quotidiano romano. Anche in questo caso indiscrezione smentita dall’ufficio stampa del diretto interessato, che spiega come “non vi è alcun problema tra il presidente e Il Messaggero” e che “i rapporti proseguono bene, come già da molti anni”.
LO SCONCERTO DELL’ASSEMBLEA DEI REDATTORI DEL MESSAGGERO
In queste ore è arrivata infine la posizione dell’assemblea dei redattori del Messaggero che “esprime sconcerto per le modalità con le quali è stato licenziato il direttore Alessandro Barbano, dopo appena un mese alla guida del giornale e senza che ne siano state esposte formalmente le motivazioni. L’assemblea esprime forte preoccupazione per la perdurante mancanza di un piano editoriale, che dia contezza della programmazione del lavoro dei giornalisti.
Una situazione, questa, aggravata proprio dalla mancanza di continuità nella guida del Messaggero e di chiarezza sui motivi delle ripetute modifiche ai vertici della redazione. L’assemblea rimarca il clima di lavoro sereno e rispettoso che si era venuto a creare durante la breve direzione di Barbano, dopo anni difficili che avevano reso i rapporti interni sempre più tesi. L’assemblea chiede alla direzione chiarimenti sul futuro del giornale e l’attuazione di un piano editoriale dettagliato e condiviso con i giornalisti” conclude la nota.