Mosca potrebbe interrompere le forniture per rendere più difficile lo stoccaggio del gas e avere una nuova leva sul piano geopolitico. L’Italia sta correndo per non restare al freddo
“Dobbiamo prepararci a ulteriori interruzioni dell’approvvigionamento di gas, anche a un taglio completo dalla Russia”. Le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, risuonano cupe in tutte le cancellerie del Vecchio continente, alle prese con i possibili disagi per un eventuale stop alle forniture da Mosca. Tutti i Paesi, in particolar modo quelli che dipendevano maggiormente dalla Russia, stanno correndo per trovare nuovi fornitori ma nuovi stop dal Cremlino potrebbero compromettere il tentativo di colmare anzitempo le riserve nella consapevolezza che sarà un inverno particolarmente rigido, se non dal punto di vista meteo, almeno nei rapporti tra Occidente e Russia.
Ma a che punto è l’Italia con lo stoccaggio del gas? “Noi stiamo andando a passo spedito verso il 90% della capacità stoccaggio”, fanno sapere dall’Eni, puntualizzando di “avere già raggiunto da una settimana il livello di stoccaggio che aveva avuto nell’ottobre 2021”. “Bisogna mettere il Paese in condizione di avere una continuità di forniture contro l’eventualità di un razionamento”, ha dichiarato il direttore public affairs di Eni, Lapo Pistelli, in un’audizione sulla Sicurezza dell’approvvigionamento in commissione Industria al Senato.
Pistelli ha ribadito che l’Eni sostiene con “forza l’iniziativa governo” per la “temporanea introduzione del price cap” per il gas che agisca a livello europeo. Solo per l’Italia infatti “non sarebbe efficace e invece sarebbe controproducente”, perchè il mercato italiano “è molto interconnesso” e “ci sarebbe un effetto fuga” con la contrattazione che “dirotterebbe su altri hub più remunerativi e per i consumatori ci sarebbe il rischio concreto di interruzione forniture”. Il colosso italiano sta “operando con Snam e Gse per vedere come coprire eventuali volumi mancanti”.
E proprio Snam ha fatto sapere di avere appena completato l’acquisto di un secondo rigassificatore galleggiante (Fsru, floating storage and regasification unit, unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione) dopo quello acquistato a inizio giugno per un importo di circa 400 milioni di dollari, che saranno corrisposti in due tranche. La Fsru sarà nella disponibilità di Snam entro la fine del 2023. La seconda nave si andrà ad aggiungere ai 5 miliardi di metri cubi già assicurati dalla prima. Snam ha siglato con Bw Lng un contratto per l’acquisizione del 100% di FSRU I Limited, che possiederà come unico asset la nave di stoccaggio e rigassificazione “BW Singapore”.
Quest’ultima, si legge in una nota, ha una capacità massima di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto (LNG) e una capacità nominale di rigassificazione continua di circa 5 miliardi di metri cubi l’anno. Si prevede che la FSRU, attualmente vincolata da un contratto di charter con terze parti fino a novembre 2023, possa essere posizionata nell’Alto Adriatico, in prossimità della costa di Ravenna, e iniziare la propria attività nel terzo trimestre del 2024.