Analisi del Centro studi dell’associazione. Le entrate nelle casse dello Stato passeranno da 827 mld del 2019 a 893 del 2022.
È una di quelle notizie che gli italiani probabilmente baratterebbero con qualsiasi altra: presto si abbatterà sul Paese l’ennesima stangata fiscale, pari a 65 miliardi. Rispetto al 2019, nei prossimi tre anni il totale delle entrate nelle casse dello Stato passerà da 827 miliardi a 893 miliardi per un aumento che sfiora l’8%. Le imposte indirette – tra le quali l’Iva è la principale – cresceranno di quasi 42 miliardi con un’impennata del 16%. Sono i numeri principali che emergono da un’analisi elaborata dal Centro studi di Unimpresa – su dati foniti da Corte dei Conti, Istat e Tesoro – che fornisce altri spunti interessanti: rispetto al prodotto interno lordo, ad esempio, il prossimo anno il gettito complessivo schizzerà oltre quota 47% e i versamenti per contributi previdenziali e sociali saliranno di 13 miliardi (+5%). Ma vediamo nel dettaglio le indicazioni fornite da Unimpresa.
L’ANALISI DEL CENTRO STUDI UNIMPRESA
Dunque, nel triennio 2020-2022 il totale delle entrate nella casse statali crescerà di 65,2 miliardi (+7,9%) rispetto agli 827,7 miliardi del 2019 (859,1 miliardi nel 2020 e 878,1 miliardi nel 2021). Le entrate tributarie saliranno sistematicamente: dai 510,1 miliardi del 2019, ai 537,7 miliardi del 2020, ai 553,1 miliardi del 2021, ai 562,1 miliardi del 2022. Nel complesso si registrerà un aumento di 52 miliardi (+10,2%). In particolare, le imposte dirette (soprattutto Irpef, Ires e Irap) saliranno di 10,7 miliardi (+4,3%) dai 248,6 miliardi del 2019 ai 259,3 miliardi del 2022 (250,2 miliardi nel 2020 e 255,1 miliardi nel 2021); le imposte indirette (tra le quali l’Iva è la principale) cresceranno dai 257,3 miliardi del 2019, ai 284,1 miliardi del 2020, ai 294,3 miliardi del 2021, ai 299 miliardi del 2020 per un incremento complessivo di 41,7 miliardi (+16,2%). Stabili le imposte in conto capitale che resteranno attorno a quota 4 miliardi per tutto il periodo considerato. I contributi sociali (ovvero i versamenti per pensioni e previdenza) aumenteranno di 13 miliardi, ovvero +5,4% dai 240,6 miliardi del 2019 ai 253,6 miliardi del 2022 (244,2 miliardi nel 2020 e 248,3 miliardi nel 2021). Rimangono stabili attorno a quota 77 miliardi le altre entrate correnti.
Rispetto al Pil, il totale delle entrate si attesterà al 46,6% nel 2019, al 47,1% nel 2020, al 47,0% nel 2021 e al 46,6% nel 2022 mentre la pressione fiscale (calcolata sul totale delle entrate al netto delle “altre entrate correnti” e delle “entrate in conto capitale non tributarie”) arriverà al 42% nel 2019, al 42,7% nel 2020, al 42,7% nel 2021 e al 42,5% nel 2022.
IL COMMENTO DELL’ASSOCIAZIONE
Cifre da capogiro che vengono ben sintetizzate dal vicepresidente di Unimpresa, Andrea D’Angelo: “Per ogni 10 euro incassati, ciascun contribuente, tra tasse e contributi, versa di fatto la metà nelle casse pubbliche: è una situazione insostenibile, la vera zavorra della ripresa economica”. Un peso “asfissiante” sottolinea D’Angelo secondo cui questa “tendenza pericolosa va immediatamente fermata”. “Le famiglie e le imprese – prosegue – sono strozzate dal giogo fiscale che va allentato con un intervento choc. Il governo sta affrontando la complessa messa a punto della prossima legge di bilancio e fioccano promesse di riduzioni del prelievo fiscale, ma al momento tutti gli indicatori, compresi quelli presentati dallo stesso esecutivo giallo-verde, vanno nella direzione opposta”. Perciò, è l’amara conclusione, “senza misure coraggiose, sarà impossibile evitare che scattino le clausole di salvaguardia con la prossima manovra sui conti pubblici”.