Proseguono in commissione Lavoro alla Camera le audizioni sul salario minimo orario. Ecco gli ultimi dati forniti dall’Inps
In Italia il 28,9% dei rapporti di lavoro, per un totale di 4,3 milioni, è sotto la soglia dei 9 euro l’ora. A dirlo il direttore della direzione centrale entrate e recupero crediti dell’Inps Ferdinando Montaldi, in audizione in commissione Lavoro alla Camera, dove prosegue il dibattito sulle proposte di legge che riguardano il salario minimo. Montaldi ha pure evidenziato che – a fronte dei circa 900 contratti collettivi nazionali di lavoro calcolati dal Cnel -, l’Inps censisce ogni mese circa 400 contratti, che coprono il 97% dei rapporti di lavoro Ma vediamo i dati, aggiornati al 2017, nel dettaglio.
LA RETRIBUZIONE ORARIA NELLE AZIENDE PRIVATE
Secondo quanto riferito da Montaldi, nelle aziende private non agricole si trovano sotto la soglia dei 9 euro il 25,9% delle retribuzioni, percentuale che sale al 38% nelle stesse aziende di minor dimensione (fino a 9 addetti). Invece, nelle imprese tra 10 e 15 dipendenti la quota è del 31%, da 16 a 49 euro è del 26% e al di sopra o pari a 50 dipendenti è del 18%
Per quanto riguarda i diversi settori produttivi, il maggior numero di rapporti di lavoro al di sotto di 9 euro orari si trovano nel noleggio, nelle agenzie di viaggi e nei servizi alle imprese (con 688 mila rapporti di lavoro sotto soglio per 1.736 milioni di euro di retribuzioni lorde), nell’attività manifatturiera (con 672 mila rapporti di lavoro e 1.508 milioni di euro di retribuzioni) e nei servizi di alloggio e ristorazione (con 571 mila rapporti di lavoro e 1.059 milioni di euro di retribuzioni). Nella classifica seguono i lavoratori domestici (482 mila rapporti di lavoro e 1.912 milioni di euro di retribuzioni) e gli operai agricoli (414 mila rapporti e 312 milioni di retribuzioni).
“PER LA NORMA SUL SALARIO MINIMO NON FARE RIFERIMENTO AGLI ONERI PREVIDENZIALI”
Il dirigente dell’Inps ha poi fatto alcune osservazioni in merito a come occorre attuare una norma sul salario minimo. “Per rendere attuabile una norma sul salario minimo – ha detto Montaldi – è importante che venga definito in modo coerente questo salario con quella che è la prassi contrattuale. Ossia, sostanzialmente la retribuzione lorda”. In pratica, ha chiarito, “la maggior parte dei contratti fanno riferimento al ‘Tem’, il trattamento economico minimo, che è la retribuzione lorda minima stabilita per ogni specifico rapporto di lavoro”.
Quindi si deve evitare di far riferimento agli oneri previdenziali e sociali, “perché sono un dato definito dalle norme nel loro complesso, rischiano, se vengono assunti nella definizione del salario minimo, di stabilire non un salario minimo, ma più salari minimi in base alle aliquote contributive dei vari settori”.