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commissariamento Gse

Perché al Gse volano gli stracci

Cosa è successo nel corso dell’ultimo cda del Gse tenutosi giovedì scorso. L’articolo di Pepito Sbazzeguti 

Giovedì scorso un CdA fiume ha annullato le nomine dei nuovi dirigenti operate dall’ad Roberto Moneta. In particolare hanno deciso di annullare le nomine di cinque dirigenti: Daniele Novelli alla divisione incentivi, Flaminia Barachini alla promozione dello sviluppo sostenibile, Annamaria Saraceno, Stefano Santelli Brilli e Luca Benedetti. La pesante decisione arriva su esplicita richiesta della Corte dei Conti che aveva contestato la legittimità delle nomine e delle promozioni.

LA NOTA DIFFUSA DAL GSE

“In considerazione dei rilievi sollevati dalla Corte dei Conti e dagli organi di controllo del Gse – l’asciutta nota ufficiale del Gse– il Consiglio di amministrazione ha prontamente deliberato la rimozione degli atti illegittimi e l’adozione delle determinazioni necessarie alla gestione dei relativi aspetti organizzativi”.

L’ALLARME DEL SETTORE

Dal mondo delle rinnovabili si sono alzati subito allarmi, in considerazione della strategicità del Gse per il mercato dell’energia pulita: “Il Gse è un soggetto complesso, con molte articolazioni e che gestisce ingenti somme di denaro e interessi rilevanti e si trova quotidianamente a dover risolvere problematiche alle quali è chiamato a dare risposte certe in tempi rapidi.”

LA REAZIONE DEL MISE

Ma la reazione al Mise pare scomposta: rumors informano che il sottosegretario alla partita, Davide Crippa del M5S, abbia convocato tutto i membri del martedì. Si vocifera la richiesta di dimissioni ai membri in carica del CdA per poter azzerare la gestione. L’Amministratore Delegato, nominato pure dal M5S, pare intenzionato ad andare dritto come un treno per rimettere mano quanto prima alle nomine, fondamentali per l’operatività del Gse, e ripristinare la gestione faticosamente costruita nell’ultimo anno. Il Presidente Francesco Vetrò, uomo del Ministero dell’Economia, dal canto suo resta sornione alla finestra, limitandosi a fare da notaio rispetto alle sollecitazione della Corte dei Conti. La Lega, rappresentata nel CdA da Laura Bajardelli, invece sembra allo stato delle cose disinteressarsi della partita, anche se potrebbe — se volesse — giocare in contropiede alla luce dello scivolone pentastellato per guadagnare terreno.

TUTTI GLI INCENTIVI IN BALLO CON IL GSE

Finora sembrano solo scaramucce interne al Mise e al Gse, dove il valzer di poltrone operato dall’Ad Moneta deve aver indispettito più di qualcuno ipotizzando che la Corte dei Conti non si sia mossa di propria iniziativa. Al Gse però sono in ballo decine di miliardi di euro di incentivi a produttori ed aziende che ricadono sulle bollette di famiglie e imprese italiane, sicuramente un tema non secondario per la politica. Che anche in questo caso è chiamata a prendersi le proprie responsabilità e a garantire un adeguato livello di governance per un’azienda di Stato così importante. Sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio in questi mesi sono intervenuti più volte impegnandosi a favore di un calmiere delle tariffe energetiche che però, giocoforza, dovrà passare dalla gestione degli incentivi che oggi incidono circa per il 5% del costo finale della bolletta.

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