Secondo la congiuntura di gennaio, “a una fiducia in forte risalita si contrappone l’azzeramento della crescita dei consumi nell’ultimo quarto del 2022. Pil in calo dello 0,9%”
Gli indicatori della Congiuntura Confcommercio di gennaio evidenziano la fase “contradditoria” dell’economia italiana. Lo sostiene il rapporto di gennaio di Confcommercio.
FIDUCIA IN RISALITA MA PIL E CONSUMI IN CALO: LA CONGIUNTURA DI GENNAIO
Secondo le rilevazioni, “a una fiducia in forte risalita si contrappone l’azzeramento della crescita dei consumi nell’ultimo quarto del 2022. Pil in calo dello 0,9%”. Rispetto al 2021 si registra una crescita dello 0,4%
Inoltre, si legge da quanto comunicato, a novembre la produzione industriale ha confermato la tendenza al rallentamento. Una fase che dovrebbe durare fino a questa prima parte di nuovo anno. Sul versante lavoro, sempre a novembre, si registra “una sostanziale tenuta con una lieve riduzione del numero di occupati (-0,1% su ottobre pari a -27mila unità)”.
Riguardo l’Icc, l’indicatore dei consumi: “Nel complesso del 2022 l’indicatore registra una crescita del 4,2%, andamento a cui ha contribuito quasi esclusivamente la componente relativa ai servizi (+15,5%) a fronte di una crescita decisamente più modesta della domanda relativa ai beni (+0,4%). Nonostante i recuperi registrati nell’ultimo biennio la domanda, calcolata nella metrica dell’ICC, è ancora distante dai livelli pre-pandemia”.
MARIANO BELLA (UFFICIO STUDI): INFLAZIONE IN RIDUZIONE PROSSIMAMENTE
“Produzione e occupazione sarebbero in riduzione tra novembre scorso e l’attuale mese di gennaio, eppure segnali molto favorevoli si riscontrano sul versante dell’inflazione, molto elevata ma probabilmente in significativa riduzione nei prossimi mesi”, dice Mariano Bella. Per il direttore dell’Ufficio studi, “nonostante l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dai sostegni pubblici l’atteggiamento delle famiglie resta positivo e non si avvertono cambiamenti radicali nei comportamenti d’acquisto. Sono da escludere, quindi, almeno a breve termine, drastiche e generalizzate riduzioni della domanda”.
Sempre il direttore Bella ha aggiunto che “secondo le nostre stime nel mese di gennaio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su dicembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 10,5% (dall’11,6% di dicembre). L’importante eredità del 2022 (il trascinamento è stato pari al 5,1%) e la perdurante crescita dell’inflazione di fondo rendono, comunque, difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6%”.
IL BOLLETTINO DI BANCA D’ITALIA
Anche da Bankitalia sono arrivati numeri sull’anno appena trascorso e sui prossimi mesi. Secondo il bollettino economico pubblicato oggi, nel 2022 “l’inflazione armonizzata al consumo si è collocata al 12,3 per cento in dicembre su base annuale, sostenuta ancora dalla componente energetica, che continua a trasmettersi ai prezzi degli altri beni e dei servizi”.
E “dato il protrarsi di un contesto di forte incertezza connessa soprattutto con l’evoluzione del conflitto in Ucraina – in uno scenario di base il PIL, dopo un aumento di quasi il 4 per cento nel 2022, rallenterebbe nel 2023 allo 0,6 per cento; la crescita tornerebbe a rafforzarsi nel biennio successivo. L’inflazione al consumo, salita quasi al 9 per cento nello scorso anno, scenderebbe al 6,5 nel 2023 e più decisamente in seguito, portandosi al 2,0 per cento nel 2025”.
BONOMI: ITALIA IN RIPRESA NELLA SECONDA PARTE DELL’ANNO
“A fine 2023 avremo un’inflazione intorno al 5-6% se non ci dovesse essere un ulteriore aumento del prezzo del gas. La nostra è un’inflazione da importazione dovuta alla fiammata dei costi delle materie prime”, ha detto ieri il numero uno di Confindustria Carlo Bonomi.
Specificando che “avremo un anno caratterizzato per i primi sei mesi da alcune difficoltà. Nel secondo semestre l’economia dovrebbe riprendere in maniera robusta”.
I DATI DELLA CONGIUNTURA DI GENNAIO: QUI IL REPORT CONFCOMMERCIO