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Esercizio provvisorio del bilancio: cos’è, cosa si rischia e quante volte è accaduto?

Per Andreotti «L’esercizio provvisorio del bilancio mica è lo stato d’assedio. Può essere vantaggioso perché si può risparmiare un po’»

Esercizio provvisorio del bilancio: è lo spauracchio di ogni governo. E la maledizione che fa sì che il Parlamento, ogni anno, non possa intervenire controllando attivamente il contenuto della manovra, limitandosi a votare la fiducia o, al più, maxi emendamenti omnibus che contengono di tutto e di più. È successo anche quest’anno, nonostante Draghi avesse inviato in Commissione il testo a fine ottobre, il testo è arrivato al Senato solo nelle ultime ore. Le Camere dovranno licenziare la Finanziaria entro l’anno: una volta incassato il via libera del Senato, il provvedimento dovrà andare a Montecitorio: il provvedimento, sempre più corposo, è atteso martedì 28 dicembre per un esame lampo, per l’ok definitivo entro l’anno.

CHE COS’È L’ESERCIZIO PROVVISORIO DI BILANCIO?

La Costituzione, agli ultimi due commi dell’articolo 81, prevede due condizioni per questa specie di tagliola: ovvero che la misura sia autorizzata formalmente da una legge e che possa durare al massimo quattro mesi. Da quando è stato previsto questo meccanismo emergenziale, studiato per porre un limite all’azione di governo e restituire centralità alle Camere, 42 leggi si sono susseguite per attivarlo, delle quali 33 per l’autorizzazione effettiva e 9 per garantire una proroga.

Oggi l’esercizio provvisorio del bilancio è il varco al quale l’opposizione attende la maggioranza: non c’è stato esecutivo negli ultimi anni che non sia stato criticato per aver portato con gran ritardo la finanziaria all’esame delle Camere. Eppure nella Prima Repubblica era normale scivolare nell’esercizio provvisorio del bilancio. Tant’è che Giulio Per Andreotti una volta disse: «L’esercizio provvisorio del bilancio mica è lo stato d’assedio. Può essere vantaggioso perché si può risparmiare un po’».

Tutti i governi che si susseguirono dal 1948 al 1968 ci dovettero fare i conti, solo nel 1969 il Governo Rumor riuscì, per primo, a far approvare in tempo il bilancio del 1970.  Ci riuscirono poi i governi Moro nel ’76, Andreotti nel 1977 e Craxi nel 1983 . Negli anni ’80 il meccanismo è stato usato solo due volte: nel 1986 ( Governo Craxi, per due mesi) e nel 1988 (Governo Goria, un trimestre). Da allora il governo è stato, almeno a una prima analisi, più rispettoso del ruolo del Parlamento, anche perché l’Ue è diventata parte attrice dovendo vagliare la finanziaria e non tollera ritardi, ma in realtà le Assemblee non hanno quasi mai avuto modo di intervenire per non allungare l’iter col sistema delle navette e sforare la deadline del 31 dicembre. La centralità delle Camere nel momento, cruciale, del bilancio, resta insomma un mito.

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