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inflazione economia

Dalla pandemia all’energia. Qual è la causa dell’inflazione attuale?

Il problema è che i blocchi commerciali relativi alla pandemia sono finiti. Le quotazioni dell’energia sono tornate da tempo sotto controllo, scrive Riccardo Pennisi (Aspenia)

L’inflazione è allo stesso tempo un fenomeno molto evidente – chi non se ne accorge? – ma anche più che misterioso: quasi esoterico. Perché aumentano i prezzi? Per un po’ abbiamo dato la colpa alle conseguenze della pandemia. Poi all’energia: il gas e il petrolio alle stelle a causa della guerra, e giù a litigare se fosse più responsabilità di Putin che l’aveva scatenata o dell’Ucraina che non si arrendeva.

L’ENERGIA E’ ANCORA UN PROBLEMA INFLATTIVO?

Il problema è che i blocchi commerciali relativi alla pandemia sono finiti. Le quotazioni dell’energia sono tornate da tempo sotto controllo, ai livelli precedenti. Eppure i prezzi continuano ad aumentare – anche se certo, non in maniera galoppante come prima. Ma prima sapevamo perché; ora no.

Si tratta di fenomeni contingenti, che possiamo combattere o di cui possiamo attenderci la fine? Magari nuovi costi di innovazione o trasformazione produttiva che le aziende stanno scaricando sui consumatori? Oppure si tratta di tendenze strutturali, ad esempio l’invecchiamento della popolazione che produce consumatori meno dinamici, e si vende meno e si paga di più?

In attesa di saperlo, una cosa è certa: l’Europa si avvia alle elezioni del 2024 col carovita più alto degli ultimi 30 anni.


Estratto da Aspenia Online (di Maurizio Sgroi)

Nel suo ultimo bollettino economico, la BCE riconosce con comprensibile amarezza che “l’inflazione è in calo ma dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. Il peggio però è che “gli indicatori delle pressioni di fondo sui prezzi rimangono elevati”. Con l’aggravante che sono state riviste al rialzo “le proiezioni per l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, in particolare per quest’anno e il prossimo, in ragione dei passati inattesi aumenti e delle implicazioni del vigoroso mercato del lavoro per il ritmo della disinflazione”.

Previsioni a parte, nella stima di maggio, Eurostat ha calcolato una crescita dei prezzi del 6,1%, in calo rispetto al 7% di aprile. I beni energetici sono a crescita negativa, contribuendo al raffreddamento dell’inflazione di fondo dal 5,6% al 5,3. In calo anche l’inflazione dei beni (da 6,2% a 5,8) e quella dei servizi (dal 5,2% al 5). Ancora elevata l’inflazione dei beni alimentari, diminuita ma ancora al 12,5%. La stima flash di giugno conferma la tendenza al raffreddamento dei prezzi, che dovrebbero scendere al 5,5 per l’interna area.

(…)

Se usciamo dall’area OCSE e guardiamo al G20, si conferma il rallentare dell’inflazione (5,9%a maggio rispetto al 6,5 di aprile), ma anche qui con molte differenza nazionali: i prezzi calano in Brasile mentre aumentano in Argentina e rimangono stabili in Cina. Sempre in Cina però a giugno scorso si è osservata una robusta deflazione dei prezzi alla produzione, scesi del 5,4% su base annua, che peggiora quella osservata il mese prima e lascia immaginare che i prezzi in Cina si fermeranno al livello attuale.

(…)

In generale, la lotta all’inflazione passa necessariamente anche dall’azione fiscale dei governi. “Le politiche di bilancio dovrebbero essere concepite in modo da rendere l’economia dell’area dell’euro più produttiva e ridurre gradualmente l’elevato debito pubblico”, scrive la BCE.

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