Le perdite dovute alla chiusura di cinema e librerie, le richieste al governo delle associazioni di categoria riunite in Confindustria Cultura e le norme previste dal dl “Cura Italia”
Milioni di incassi in meno al cinema così come di libri e di dischi venduti: l’industria culturale sta già facendo i primi conti delle perdite che l’emergenza coronavirus le provocherà. E sono cifre destinate a crescere con l’allungamento della durata delle restrizioni. Il governo ha tentato di dare una prima, parziale risposta al grido d’allarme che arriva dalle associazioni di settore con alcune misure previste nel decreto “Cura Italia”.
“Gli interventi tengono conto delle numerose istanze delle associazioni di categorie di questi settori con cui abbiamo avuto una stretta interlocuzione in queste settimane per sostenere in questa prima fase l’industria culturale, creativa e il turismo, uno dei principali motori del Paese” ha commentato Dario Franceschini, ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo. Di sicuro però, come ha rilevato lo stesso Franceschini, si tratta solo di una “prima fase” e — come per gli altri settori produttivi colpiti — occorrerà aspettarsi ulteriori perdite. E ulteriori misure di sostegno.
QUALCHE NUMERO SUI DANNI ECONOMICI DEL SETTORE
Secondo Confindustria Cultura, che riunisce associazioni dell’editoria (Aie), della musica (Aafi, Fimi, Pmi), del cinema e audiovisivo (Anica, Apa, Univideo) e servizi per la valorizzazione del patrimonio culturale (Aicc), a partire dalle prime ordinanze del 24 febbraio e fino alla chiusura definitiva delle sale (domenica 8 marzo), il mercato cinematografico ha avuto una perdita di incassi e presenze di circa l’81% che corrisponde a 16,3 milioni di euro e 2,5 milioni di spettatori in meno. Per il settore dell’audiovisivo, che ha interrotto tutte le attività produttive, finora si calcolano 100 milioni di danni mentre per l’industria musicale si registra una flessione del mercato discografico del 60%. L’editoria calcola già un calo di 18.600 titoli pubblicati in un anno, di 39,3 milioni di copie che non verranno stampate e di 2.500 titoli che non saranno tradotti. Attualmente la vendita di libri fa segnare già un -75% di vendite rispetto allo scorso anno.
L’Osservatorio dell’Aie rileva inoltre che già al 20 marzo gli editori hanno pesantemente rivisto i piani editoriali per il 2020 e hanno ridotto del 25% le novità in uscita mentre l’88% di loro esprime grande preoccupazione per il futuro. “La filiera del libro rischia di essere stravolta e fortemente ridimensionata — avverte il presidente dell’Aie, Ricardo Franco Levi —: la chiusura delle librerie fisiche ha privato gli editori del canale principale di vendita; le difficoltà di approvvigionamento delle librerie online stanno ulteriormente aggravando questa situazione. Non possiamo permettercelo: se si andasse verso la crisi più nera per il libro, il danno culturale all’intero Paese sarebbe gravissimo. Di qui la necessità di misure immediate d’emergenza e di interventi più specifici, come il credito d’imposta sulla carta, più sul medio-lungo periodo”.
IL COSTO DELLA CANCELLAZIONE DELLE FIERE INTERNAZIONALI SECONDO L’AIE
L’Aie ha pure attivato una mappatura per rilevare i danni economici subiti dalle singole aziende in seguito alle fiere annullate o posticipate tra il 1° febbraio e il 30 giugno prossimo. L’obiettivo è quello di verificare la possibilità di un sostegno economico istituzionale. Al momento l’Ice ha previsto il rimborso per le spese sostenute per partecipare a eventi internazionali cancellati a partire dal 1° febbraio.
COSA PREVEDE IL DL “CURA ITALIA”
Palazzo Chigi, come si diceva, ha già effettuato un primo intervento di sostegno per il comparto della cultura con il decreto “Cura Italia”. Prevista una indennità di 600 euro per i lavoratori dello spettacolo, la sospensione dei versamenti previdenziali e assistenziali, la cassa integrazione in deroga per i lavoratori dipendenti delle aziende di settore, un fondo di 130 milioni per il 2020 di euro per spettacolo, cinema e audiovisivo (80 miliardi per la parte corrente e 50 miliardi per gli investimenti in conto capitale), la destinazione ad artisti, interpreti ed esecutori del 10% dei compensi che la Siae raccoglie sulla cosiddetta copia privata (per una cifra che si aggiorna intorno ai 10-12 milioni di euro), i rimborsi con voucher anche per i biglietti di spettacoli e musei e la sospensione dei versamenti tributari a maggio per gli esercenti cinematografici e per gli organizzatori di corsi, fiere ed eventi anche culturali.
Per quanto riguarda il fondo e il contributo del 10% della copia privata occorrono due decreti del Mibact che devono arrivare entro trenta giorni dalla conversione del “Cura Italia”. In particolare per quest’ultimo si dovrà capire quale parametro userà il ministero guidato da Franceschini per l’assegnazione delle quote che non potranno essere uguali per tutti gli artisti viste le posizioni reddituali molto diverse.
Al momento il “Cura Italia” è al vaglio della commissione Bilancio in Senato con l‘obiettivo di uscire da Palazzo Madama entro l’8 aprile. Tra gli emendamenti di sicuro ce ne sono alcuni del parlamentare leghista Stefano Corti che ha annunciato modifiche “per sostenere l’industria fonografica che ha subito un calo di vendite del 70% e il rinvio di molti brani”.
LE RICHIESTE DI CONFINDUSTRA CULTURA
Confindustria Cultura si è espressa sul dl “Cura Italia” rilevando “il grande impegno del governo nell’affrontare l’emergenza coronavirus e lo sforzo messo in campo” con il provvedimento che secondo il presidente Innocenzo Cipolletta “dà delle prime risposte importanti alla situazione in cui versano le imprese italiane” ma ritiene che siano “necessarie e improrogabili ulteriori misure specifiche per il settore della cultura, drammaticamente allo stremo”.
Dunque chiede di modificare e integrare le misure già previste nel decreto estendendo il fondo di emergenza anche ai comparti dell’editoria libraria, della produzione discografica e dei servizi museali e mostre temporanee, prolungando la durata dei provvedimenti sia per la cassa integrazione, sia per le sospensioni contributive e dei tributi e destinando parte del 10% dei compensi incassati dalla Siae per “copia privata” anche ai produttori. Inoltre evidenzia che servono misure specifiche a sostegno della domanda di prodotti culturali “per scongiurare il rischio che i cambiamenti di comportamento di consumo contingenti diventino strutturali al termine dell’emergenza”: al momento, nota Confindustria Cultura, risulta “fondamentale” inserire di nuovo i beni di consumo culturali in formato fisico nella lista dei beni di prima necessità che si possono ricevere attraverso le spedizioni via corriere.