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Putin, lo zar non andrà in Sudafrica

Perché Putin non andrà in Sudafrica al meeting dei Brics?

Recarsi a Johannesburg avrebbe implicato, di diritto, l’arresto dello zar. Che però presenzierà soltanto in videoconferenza. L’analisi 

Putin non andrà in Sudafrica – così rinunziando definitivamente al summit dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) in programma dal 22 al 24 agosto prossimi a Johannesburg – limitandosi ad una comparsata in videoconferenza, per evitare l’arresto.

PERCHE’ PUTIN NON ANDRA’ IN SUDAFRICA?

Il ras del Cremlino obtorto collo si è dovuto arrendere all’evidenza: ha così delegato il Ministro degli Esteri Sergej Viktorovič Lavrov (Mosca, 21.03.1950) sulla cui testa non vige un mandato di cattura internazionale. Dopo un lungo tira e molla – mesi di difficili trattazioni tra corpi diplomatici – Russia e Sudafrica hanno annunciato che il capo del Cremlino alla fine resterà a Mosca: solo così sarà sicuro di evitare l’arresto, mentre il governo sudafricano non sarà costretto a scegliere tra violare il mandato che la Corte penale internazionale ha spiccato nei confronti di Putin (provocando le ire degli USA), e mettere a repentaglio i suoi buoni rapporti con Mosca.
L’accordo toglie Pretoria da una posizione difficile, anche perché il Sudafrica si era rifiutato di condannare l’invasione russa dell’Ucraina. Per il Cremlino si tratta, all’evidenza, di una batosta diplomatica di proporzioni maggiori, e di un danno enorme all’immagine del suo leader: il 15/o Vertice dei Paesi BRICS è infatti il primo a svolgersi “in presenza” dopo la pandemia di Covid.
“Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno significato” per la Russia – aveva detto quattro mesi fa la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova (Mosca, 24.12.1975) – allorquando lo hanno per i ben 123 Stati del mondo che hanno firmato lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale(tra i quali spicca il Sudafrica, tra i primi Stati del Continente africano a sottoscriverlo, il 27 novembre 2000): in ognuno di essi Vladimir Vladimirovič Putin (San Pietroburgo, 07.10.1952) rischierebbe l’arresto se dovesse mettervi piede, conseguenza dell’invasione dell’Ucraina ordinata dal Cremlino.
Il tribunale accusa infatti il Presidente russo di un crimine di guerra: la deportazione di bambini ucraini. Il presidente sudafricano Matamela Cyril Ramaphosa (Soweto, 17.11.1952) si è così trovato di fronte a uno spinoso dilemma diplomatico, che gli ha creato non pochi problemi anche in patria: Alleanza Democratica, il principale partito d’opposizione in Sudafrica, premeva per costringere le autorità ad arrestare il leader del Cremlino nel caso in cui fosse entrato nel Paese, e pur di raggiungere questo obiettivo aveva fatto ricorso alla giustizia penale del Paese dell’Africa Australe.  

RAMAPHOSA NON AVREBBE ARRESTATO LO ZAR

Nella sua deposizione resa al Tribunale di Pretoria, Ramaphosa è apparso riluttante a far arrestare Putin: “La Russia ha chiarito che arrestare il suo presidente in carica sarebbe una dichiarazione di guerra”, ha affermato Ramaphosa, concludendo che “rischiare di entrare in guerra con la Russia sarebbe contrario alla Costituzione”.
Dal canto suo, il Cremlino tuttavia nega che siano state pronunciate frasi del genere, al contempo, però, sibillinamente sottolineando che “In questo mondo è assolutamente chiaro a tutti cosa significhi un tentativo di colpire il capo di Stato russo. Pertanto, non è necessario spiegare nulla a nessuno qui”, ha detto il portavoce del Presidente russo Dmitrij Sergeevič Peskov (Mosca, 17.10.1967) l’agenzia di stampa russa Tass. Risolto finalmente il feuilleton russo-sudafricano, l’attenzione potrà finalmente focalizzarsi sul contenuto dell’evento in programma nell’ultima decade di Agosto: il peso politico del summit è decisamente elevato.  Prima del vertice di agosto, riservato ai capi di Stato, infatti, sempre il Sudafrica ha ospitato – ad inizio giugno 2023 – un vertice, tenutosi a Città del capo, fra i ministri degli Esteri del blocco.  

LE “SOLUZIONI” PER LA GUERRA RUSSO-UCRAINA

Fra gli argomenti sul tavolo dei partecipanti, incluso il ministro degli Esteri russo, si è trattata la possibilità di addivenire ad una risoluzione «pacifica» del conflitto in Ucraina, oltre alle capacità di espansione politica ed economica di un blocco che ambisce a offrire un’alternativa alla «supremazia del dollaro Usa», in senso sia simbolico che valutario: una delle ipotesi allo studio è la creazione di uno spazio economico disancorato al biglietto verde, impostando scambi agganciati allo yuan.
L’ambasciatore sudafricano Anil Sooklal [attualmente Vice Direttore Generale responsabile per l’Asia e il Medio Oriente, Dipartimento per le Relazioni Internazionali e la Cooperazione, nonchè Sherpa del BRICS per il Sud Africa, Sherpa del G20 e IBSA (India-Brasile-Sud Africa) e IORA (Associazione per la cooperazione regionale dell’Oceano Indiano); precedentemente Ambasciatore del Sudafrica presso l’Unione Europea, il Belgio e il Lussemburgo (dal 2006 al 2012), e successivamente a Ginevra e Nuova Delhi] ha dichiarato all’agenzia Associated Press che almeno 20 Paesi hanno chiesto «formalmente o informalmente» di aderire al club, una lista che include Arabia Saudita, Iran ed Emirati Arabi Uniti.

– Leggi anche: Mondo russo, Mirziyoyev la fa ancora da padrone in Uzbekistan

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