Raid di Israele a Teheran, un missile ha ucciso Haniyeh, il numero uno di Hamas. L’Iran promette vendetta, mentre gli Stati Uniti fanno sapere che non sono stati coinvolti, né informati. Arriva la condanna di Russia, Cina e Paesi arabi, non si sa davvero come andrà a finire
Tutti i quotidiani italiani aprono con la notizia destinata a cambiare il corso della storia. E’ stato ucciso il capo di Hamas e adesso davvero nessuno può sapere che cosa succederà in Medio Oriente, come e quando il conflitto si allargherà e in che misura. Il primo dato certo, come titolano Repubblica, il Quotidiano Nazionale, il Foglio e il Messaggero è “l’ira di Teheran” perché il missile lanciato da Israele ha colpito il numero uno dell’organizzazione palestinese in Iran e questo cambia tutto con lo stesso Benjamin Netanyahu, come riporta la Stampa, che si dice “pronto a ogni scenario”.
L’IRAN PREPARA LA VENDETTA, ISRAELE E’ PIU’ ISOLATA
“Ci vendicheremo”, per il New York Times l’ordine di attacco diretto contro Israele sarebbe stato impartito ieri mattina durante un consiglio supremo di sicurezza dalla guida suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei. Quest’ultimo “ha una finestra di tempo limitata. Una, due settimane, per non perdere la faccia” scrive nella sua analisi su la Stampa Stefano Stefanini. “Ha subito un’umiliazione folgorante. Sull’intensità della risposta pesa il valore, il ruolo di Haniyeh. E anche lo schiaffo di aver assistito alla sua uccisione nel cuore del potere della Repubblica islamica. Nella Teheran blindata che assiste alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian, che doveva accogliere, oltre ai capi di Stato e di governo amici, tutti i rappresentanti dell’Asse della resistenza, palestinesi, libanesi, siriani, yemeniti”. Insomma quell’asse del male che si dice pronto a vendicarsi e che isola ancora di più la politica di Israele che dopo la strage del 7 ottobre scorso ha conosciuto solo la parola guerra ad Hamas.
COLPITO UN SIMBOLO, MA IL GRANDE SCONFITTO E’ BIDEN, GLI USA AI MARGINI
Ma chi era Ismail Haniyeh? Da diversi anni risiedeva in Qatar. Non era un militare, non lo è mai stato. Non è azzardato ipotizzare che poteva anche non avere legami diretti con gli ideatori del massacro del 7 ottobre. “Era prima di tutto un politico, il primo premier dell’Anp che Hamas abbia mai avuto, salito al potere a Gaza nelle elezioni politiche, giudicate trasparenti, del 2006” scrive nella sua analisi sul Sole24Ore Roberto Bongiorni. Colpendo lui si è colpito un simbolo, non solo il capo di Hamas. E si è colpito anche tutta la “macchina diplomatica” che in queste settimane ha cercato una via d’uscita per il Medio Oriente, per evitare l’escalation. Il grande sconfitto appare quindi Joe Biden, l’ormai presidente uscente, “si tratta del più violento degli “schiaffi” ricevuti dal premier israeliano – scrive Bongiorni – Biden insisteva nel portare avanti i negoziati volti a raggiungere un cessate il fuoco a Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Un altro suo grande obiettivo era arrivare alla firma di un nuovo accordo sul programma nucleare iraniano, in modo che Teheran non sviluppasse un arsenale atomico. In entrambi i casi ora ci sarà quanto meno una pericolosa sospensione”.
ITALIA PREOCCUPATA, IL CONFLITTO “NON DEVE DIVENTARE INEVITABILE”
Se gli Stati Uniti sono stati tenuti fuori dalla decisione di Israele, ancora più marginale è stato il ruolo italiano. Eppure il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un lunga intervista al Corriere della Sera prova a interpretare quelli che sono i sentimenti di tutti: “il conflitto non deve diventare inevitabile” dice a Paola di Caro. “È evidente che siamo sul filo del rasoio, ma se da Teheran si chiede l’intervento dell’Onu — quindi si coinvolge la comunità internazionale sul piano politico — potrebbe significare che non si assisterà a una reazione sproporzionata”. Cosi alla domanda se sta tranquillizzando l’opinione pubblica, il numero uno di Forza Italia risponde: “Non tranquillizzo né drammatizzo: monitoriamo in tempo reale. Al momento sembra che rischi imminenti non ce ne siano”. E’ un suo augurio e, forse, del mondo interno che aspetta le prossime mosse di un conflitto che sta diventando ogni giorno più ampio e pericoloso.