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Tusk

Sarà Donald Tusk il nuovo primo ministro in Polonia?

Nelle elezioni in Polonia, secondo gli exit poll, la maggioranza dovrebbe essere assegnata ai partiti filo Ue guidati da Tusk, che potrebbe così tornare alla guida del Paese


Svolta in Polonia, gli exit poll danno la maggioranza all’opposizione liberal-progressista guidata da Donald Tusk. L’affluenza alle urne (73%) è la più alta dal 1989.

Nelle elezioni legislative il partito conservatore e nazionalista Diritto e Giustizia (PiS) guidato da Jaroslaw Kaczynski è arrivato primo come previsto, con il 36,8% distanziando l’alleanza elettorale centrista ed europeista ‘Coalizione Civica’ (Ko) dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, cui andrebbe 31,6%, che però potrà contare su una maggioranza di 248 deputati alla Camera bassa grazie ai partiti minori

Piattaforma Civica, Terza Via e Nuova Sinistra avrebbero insieme infatti più del 50% dei voti, mentre Diritto e Giustizia (PiS) si fermerebbe al 36,8 e non riuscirebbe a tornare al governo nemmeno in coalizione con l’ultradestra Confederazione.

TUSK: OGGI E’ LA RINASCITA DELLA POLONIA

Tusk ha dichiarato: “ci siamo guadagnati la democrazia e la libertà, oggi entrerà nella storia come un giorno luminoso, quello della rinascita della Polonia”. Tuttavia – come scrive Riccardo Pennisi – anche se gli exit poll dovessero essere confermati, il processo per la formazione del nuovo governo potrebbe durare anche molte settimane, e alcuni seggi decisivi potrebbero “ballare” da qui alla fine dello spoglio e nelle settimane delle trattative tra partiti.

Il presidente della Repubblica Duda, come da prassi, darà molto probabilmente al PiS (che è anche il suo partito) il primo mandato per formare il governo – perché è la forza politica singolarmente con più voti – anche se fosse certo che non potrà ottenere una maggioranza parlamentare. Se fallirà, toccherà all’opposizione. In Spagna, la stessa dinamica sta ritardando da 3 mesi la formazione del nuovo esecutivo, dopo le elezioni di luglio.

IL DIFFICILE CAMMINO DI TUSK

Anche per Tusk però, come analizza Pierluigi Mennitti su startmag.it, il cammino non sarà semplice. I tre partiti di opposizione, che insieme possono contare su circa 248 seggi, avevano sì annunciato di voler lavorare dopo il voto all’eventuale formazione di un governo che ponesse fine alla stagione del Pis, ma poi avevano rinunciato a formare un listone unico, preferendo mantenere i differenti profili e candidarsi separatamente. Le differenze ci sono e verranno enfatizzate in sede di trattative: in fondo dovranno unirsi anche forze che un tempo erano l’un l’altre alternative, come la sinistra e i conservatori liberali di Ko, anche se gli anni di opposizione al Pis hanno cementato sensibilità comuni.

Tusk può tornare al centro della scena, dopo aver governato la Polonia dal 2007 al 2014 e aver guidato una delle istituzioni europee negli anni successivi. Calatosi di nuovo nella dimensione nazionale, è stato però anche lui protagonista di una campagna elettorale deludente, nella quale sono prevalsi slogan e personalismi che hanno messo in ombra discussioni serie sui problemi che il paese dovrà affrontare nei prossimi anni. E tuttavia  continua Mennitti -, nonostante non abbia dato l’impressione di portare qualcosa di nuovo nell’agone politico polacco, Tusk è riuscito a intercettare più di ogni altro quella forte voglia di cambiamento che arrivava soprattutto dall’elettorato più giovane e dalle grandi città. “Non sono mai stato così felice per un secondo posto”, ha detto ai suoi elettori festanti durante la notte elettorale, “ha vinto la Polonia, ha vinto la democrazia, è la fine del governo Pis”.

Se gli exit poll verranno confermati in giornata dallo spoglio elettorale, Tusk potrà finalmente uscire dal cono d’ombra delle polemiche e incarnare il desiderio della nuova maggioranza di un cambio di rotta.

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