Politica estera: tra meno di un mese i cittadini europei saranno chiamati alle urne, ecco cosa propongo i partiti europei
La politica estera europea è il vero, nuovo, tema intorno al quale dovranno confrontarsi i partiti impegnati nelle prossime elezioni europee. Tra l’istituzione di un ministro degli esteri europei, impulso a un’industria della difesa comune e allargamento a est, andiamo a vedere quali sono le proposte nei programmi dei diversi schieramenti.
POLITICA ESTERA DEL PPE: MINISTRO DEGLI ESTERI UE, STOP AL PRINCIPIO DI UNANIMITÀ E MERCATO UNICO DELLA DIFESA
“Nel nuovo contesto geopolitico – scrivono gli estensori del programma del PPE -, l’Europa può rappresentare i propri interessi nel mondo solo se parla con una sola voce. La nostra capacità di reagire agli eventi globali determinerà il nostro successo”. L’Europa, secondo i popolari europei, deve prepararsi ad agire in politica estera con una sola voce che deve trovare rappresentazione in una figura, quella del ministro degli Esteri dell’UE che deve andare a sostituire le funzioni dell’Alto Rappresentante. Ma non basta. A Bruxelles dovrebbe essere istituito anche un “Consiglio di sicurezza europeo composto dai leader degli Stati membri dell’UE e di altri paesi europei” al quale, secondo il partito di Ursula von der Leyen, dovrebbero partecipare anche “Regno Unito, Norvegia e Islanda”.
La stretta collaborazione tra paesi Ue in occasione della guerra di aggressione della Russia in Ucraina, dei conflitti in Medio Oriente e “la recente instabilità causata dal regime iraniano”, dovrà, secondo i popolari, proseguire lungo le stesse traiettorie anche “nei confronti di altre aree chiave e strategiche, tra cui Cina e Taiwan, Russia e Bielorussia, Africa, America Latina, regione del Mediterraneo e Medio Oriente”. Avere una politica estera comune richiede, anche, di abbandonare il “principio dell’unanimità nel campo delle sanzioni dell’Ue contro i regimi totalitari in tutto il mondo e il passaggio al mercato unico della difesa”. Il Ppe prende posizione anche sull’annosa diatriba tra Cipro e Turchia: “L’inaccettabile retorica della Turchia a favore di una soluzione a due Stati non sarà mai accettata dall’Europa e dalla comunità internazionale”.
PSE: COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E ALLARGAMENTO A EST
È un mondo “multilaterale basato su regole” e “incentrato su Nazioni Unite” quello che immaginano i socialisti europei del Pse che candidano Nicola Schmit come presidente delle Commissione Ue. Gli “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, la pace, la democrazia, i diritti umani, una politica estera femminista e la giustizia economica e climatica”, sono i cardini intorno a cui ruota la politica estera immaginata dai socialisti. “Costruiremo un nuovo partenariato tra pari con il Sud del mondo attraverso un forte partenariato Africa-UE sul progresso sociale, l’economia, l’energia verde, il cambiamento climatico, la migrazione e la democrazia, un partenariato euro-mediterraneo rilanciato e un nuovo partenariato UE-America Latina Agenda progressista”, scrivono nel loro manifesto.
Anche per il Pse l’Ue deve parlare con una voce sola ma nel suo programma non menziona l’istituzione di un ministro degli esteri europeo. L’obiettivo dovrebbe essere raggiunto, secondo i socialisti europei, attraverso il rafforzamento del corpo diplomatico, “lo sviluppo dell’industria europea della difesa” e “una più stretta cooperazione nell’intelligence e un’ulteriore collaborazione nella sicurezza informatica e nella protezione delle infrastrutture critiche”. L’obiettivo di difendere la sicurezza europea passa dalla fine della guerra in Ucraina, il “ripristino della sua integrità territoriale” e la soluzione dei “conflitti di lunga data a livello mondiale e in Europa, compreso a Cipro”. Punto centrale della politica estera del Pse è la prosecuzione della politica di “allargamento dell’UE” anche a “Ucraina, Moldavia e Bosnia-Erzegovina” e “Balcani occidentali”. Sostegno viene garantito “alle aspirazioni europee della Georgia”. Il capitolo Turchia viene affrontato, con rammarico, per lo stallo del processo di adesione.
POLITICA ESTERA ECR: SI ALL’INDUSTRIA MILITARE EUROPEA NO A UN’UNIONE MILITARE EUROPEA
Tra i dieci punti del programma dell’ECR, il gruppo dei conservatori che ha le maggiori chance di crescita, due sono dedicati alla proiezione estera del continente europeo. Prima di tutto, i conservatori propongono di rafforzare “l’industria della difesa europea, impegnandoci direttamente con le forze armate e facendo affidamento alle risorse dell’UE” ma sarà sempre la Nato il “principale attore della sicurezza”. È un sì all’ampliamento dell’industria della difesa “per garantire lo sviluppo e la produzione di una gamma completa di capacità militari in quantità sufficienti e con breve preavviso per gli Stati membri e i loro alleati” ma c’è il no “alla creazione dell’unione della difesa a livello europeo”.
Resta fermo l’impegno “al fianco dell’Ucraina contro l’aggressione russa” a cui si aggiunge il rafforzamento delle “relazioni transatlantiche” e la collaborazione “con partner nel Nord e nel Sud America per sostenere la democrazia”. Il secondo punto riguarda il capitolo dell’allargamento a est “sulla base merito e rispetto dei criteri di Copenaghen” tuttavia, scrivono i conservatori, “è fondamentale che l’Ue non sfrutti questa opportunità per espandere i propri poteri”.
RENEW: DIFENDERE LA PACE, ANCHE CON LE ARMI, E L’ALLEANZA GLOBALE DELLE DEMOCRAZIE.
Un’Europa ancora più integrata è quella che propone Renews Europe, il rassemblement che vede giocare con la stessa casacca Pde, Alde e Renaissance. “La pace” è il tema forte della proposta politica di Renew in politica estera. “La pace tra gli europei è la più grande conquista dell’UE e la pietra angolare della nostra prosperità – scrivono nel manifesto -, è il credo dell’UE”. Una condizione che va tutelata, attraverso il potenziamento “delle capacità di difesa, dalla ricerca alla cooperazione militare, per aiutare l’Ucraina a vincere la guerra contro l’aggressore russo e per scoraggiare le minacce del regime autoritario”.
Rafforzare l’Ue per rafforzare la NATO, è questo il messaggio di Renew. Quello in cui viviamo, secondo i progressisti europeisti, è un mondo in cui “i regimi autocratici di tutto il mondo affermano con orgoglio che sono qui per restare”. La risposta non può che essere “un’Alleanza globale delle democrazie per rafforzare l’influenza globale dell’Ue al fine di promuovere i nostri valori”.
VERDI: L’ENERGIA È UN ASSET STRATEGICO ANCHE PER LA POLITICA ESTERA
I sostenitori più fermi del Green Deal hanno un approccio “verde” anche alla politica estera. L’incrollabile sostegno all’Ucraina e al suo popolo, “la lotta del popolo ucraino per la libertà, la pace e l’adesione all’Unione Europea è la nostra lotta”, viene declinata, nel programma dei Verdi, anche in chiave energetica. C’è l’esortazione a non “compiacersi della dipendenza economica dai regimi autoritari”, proprio come la Russia di Putin da cui l’Ue ancora dipende per le risorse energetiche. I verdi sostengono il diritto di Israele e della Palestina a vivere come due Stati democratici e sovrani” e il diritto “del popolo palestinese di avere una propria casa”. I verdi propongono all’Ue di siglare un “contratto di pace” in cui assuma rilievo il “nesso clima-sicurezza” in modo che “la transizione verde dell’Europa sia uno strumento geopolitico e una responsabilità globale” e che gli interventi miliari siano “sempre e solo l’ultima risorsa”.
PARTITO SINISTRA EUROPEA: SANZIONI A USA E ISRAELE, SÌ A UN’IRLANDA UNITA
Il Partito della Sinistra Europea, nel suo manifesto, si dichiara pacifista e condanna l’aggressione militare russa contro l’Ucraina. Allo stesso tempo, però, chiede che l’Ue commini sanzioni “contro il complesso militare-industriale statunitense per aver sostenuto l’aggressione del governo dello Stato di Israele”. Sanzioni e misure restrittive anche per lo Stato di Israele oltre a un “cessate il fuoco immediato, la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza e il ritiro immediato di Israele da tutti i territori che occupa”. Nel programma per l’Europa di domani ci sono tutti i temi classici della sinistra europea: sostegno al “popolo irlandese a riunire la propria nazione divisa dal colonialismo britannico”, “la fine dell’occupazione turca di Cipro e la riunificazione del Paese” e la fine dell’embargo “economico, finanziario e commerciale” ai danni di Cuba.