Quattro volte a capo della missione Unifil in Libano, il nostro paese ha dispiegati sul territorio almeno 1200 soldati. Il ministro della Difesa è pronto a riportare in patria i militari italiani
L’assassinio di Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas, in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran, potrebbe essere uno di quei punti di non ritorno della crisi in Medio Oriente. Uno di quei fatti che potrebbe travolgere tutto. “L’assassinio del comandante Ismail Haniyeh è un atto codardo e non passerà sotto silenzio” ha detto Musa Abou Marzouk, uno dei maggiori dirigenti di Hamas.
COME SI E’ ARRIVATI A QUESTA ESCALATION? COSA E’ ACCADUTO NELLE ULTIME ORE
Come si è arrivati a questa ulteriore escalation? Il nuovo fronte si è aperto sabato scorso, quando un missile, che secondo Israele e gli Usa è partito dal Libano, ha colpito un campo di calcio a Majdal Shams, nel Golan settentrionale, uccidendo 12 bambini e ferendo 30 persone. Hezbollah, l’organizzazione paramilitare attiva in Libano, ha negato la responsabilità dell’attacco ma ha ammesso di aver lanciato un missile Falaq, di fabbricazione iraniana, verso il quartier generale della Brigata Hermon dell’esercito israeliano di stanza a 3 km dal campetto di calcio.
A tre giorni dal massacro di bambini drusi, la rappresaglia israeliana contro Hezbollah è arrivata. Una potente esplosione ha colpito ieri sera la roccaforte dei miliziani sciiti filoiraniani a Beirut. L’attacco ha mirato al Consiglio della Shura di Hezbollah oltre che alla sala operativa del braccio militare del partito di Dio e delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Il bersaglio dell’Idf era Fuad Shukr, numero due delle milizie di Hassan Nasrallah. Secondo Hezbollah, il colpo israeliano è fallito ma altre fonti, citate da Al Arabiya e dalla tv saudita al Adht, hanno riferito della morte dell’alto comandante sciita.
IL RISCHIO CHE LA GUERRA TRAVOLGA LA REGIONE
Nella nottata il nuovo attacco con l’uccisione del capo dell’ufficio politico di Hamas e della sua guardia del corpo. E adesso, considerate anche le reazioni, inclusa quella della Turchia, la tregua è sempre più un miraggio. “Non ci aspettiamo un’invasione di terra israeliana – ha fatto sapere Hezbollah -, ma se dovesse succedere, siamo pronti. Se decidessero di entrare in Libano, metteremmo piede in Galilea”.
IL RICHIAMO DELLA FARNESINA: DISINNESCARE IL CONFLITTO
La situazione in Medio Oriente sta attirando l’attenzione delle cancellerie di tutto il mondo. E in Italia i fari sono accesi sul fronte libanese. “Il Governo italiano – si legge sul sito della Farnesina – ha già rinnovato ai governi israeliano e libanese la richiesta pressante di fare tutto quanto in loro potere per evitare un’ulteriore escalation negli scontri militari nella regione, una fase che potrebbe finire fuori controllo e provocare altri danni e lutti dolorosi in un’area colpita da un conflitto che andrebbe al contrario totalmente disinnescato”. Il nostro paese ha un interesse particolare nei confronti del Libano. Nel paese dei Cedri è presente un ampio contingente militare italiano da 1200 uomini che, nell’ambito dell’operazione Leonte, collabora alla missione Unifil dell’Onu.
COS’È UNIFIL
La missione Unifil (United Nations Interim Force In Lebanon) risale al 19 marzo 1978 quando, in seguito a un attacco palestinese a Israele, le forze armate israeliane invasero il Libano occupandone la parte meridionale. Le risoluzioni ONU 425 e 426, con le quali fu costituita la missione, stabilirono la presenza di una forza di interposizione nel Libano meridionale, con il compito di verificare il ritiro delle truppe israeliane e fornire assistenza al Governo libanese. L’Italia partecipa alla missione sin dal luglio 1979 con uno squadrone di elicotteri dell’Esercito costituito da circa 50 uomini e 4 velivoli, con il compito di condurre missioni di ricognizione, ricerca e soccorso, trasporto sanitario e collegamento.
UNIFIL: IL RICHIAMO ALLA RISOLUZIONE ONU 1701 DEL 2006
Nel 2006 una nuova risoluzione ONU ha intensificato il lavoro del contingente italiano e ha creato una “Blu line” una zona cuscinetto tra Israele e il Libano demilitarizzata, nella quale le uniche armi ammesse sono quelle delle forze di sicurezza ONU. La risoluzione fu motivata da un nuovo attacco di Hezbollah ai danni di Israele, nel quale morirono alcuni soldati israeliani, e dal conseguente ingresso delle truppe israeliane in territorio libanese. “Con la Risoluzione 1701, dell’11 agosto 2006 – scrive l’Esercito Italiano -, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha previsto il potenziamento del contingente militare di UNIFIL con lo scopo di:
- monitorare la cessazione delle ostilità (permanente);
- accompagnare e sostenere le Lebanese Armed Forces (LAF) nel loro rischieramento nel Sud del paese, comprendendo la Blue Line, non appena Israele ritira le sue Forze Armate dal Libano;
- coordinare il ritiro delle IDF dai territori libanesi occupati ed il ridispiegamento delle LAF negli stessi territori una volta lasciati liberi dagli israeliani;
- estendere la propria assistenza per aiutare ad assicurare un corridoio umanitario alla popolazione civile ed ai volontari nonchè assicurare il rientro in sicurezza degli sfollati
- assistere le LAF nel progredire verso la stabilizzazione delle aree”.
IL RUOLO DELL’ITALIA NEL COMANDO DI UNIFIL
Il contributo italiano a UNIFIL è stato, prima dell’Iraq, l’impegno militare più gravoso del nostro paese. Unifil oggi conta circa 11.000 uomini, l’Italia, con i circa 1200 soldati che il ministro della Difesa Guido Crosetto è pronto a far rimpatriare, è il secondo paese contributore nel mondo, dopo l’Indonesia, e il primo contributore europeo, seguito da Francia e Spagna. L’impegno italiano in Libano rappresenta tra il 14-16% di tutto lo sforzo militare italiano al di fuori dei confini nazionali. La centralità del ruolo italiano in Libano è dimostrata dal fatto che per ben quattro volte un militare italiano ha ricoperto il ruolo di di Head of Mission: il Generale Claudio Graziano dal 2007 al 2012, il Generale Paolo Serra dal 2012 al 2014, il Generale Luciano Portolano dal 2014 al 2016 e, infine, il Generale di Divisione Stefano del Col dal 2018 al 2022. Oggi quell’incarico è svolto dallo spagnolo General Aroldo Lázaro Sáenz.